Beh, indubbiamente ci stanno anche i giocatori tirati a spigolo.
Con la tartaruga, insomma.
Quelli che si mettono le impietosissime maglie tecniche Kipsta e riesci anche a distinguere la granatura dei pori della pelle. Ed è un bel vedere, anche quando le maglie sono iper-caramellose, rosa-Stade Français, a vezzosi pallini…
Ma per un Parisse che si infila dentro una guaina imbarazzantemente aderente, ce ne sono milioni che invece magari indossano lo stesso indumento, ma con risultati decisamente alternativi.
Il vero rugbysta ha la panza.
E non credete mica: anche nelle serie alte. È vero che il genuino pascolo della trippa è indubbiamente la serie C. Ma si trovano addomi ‘pronunciati’ (usiamo questo bell’eufemismo) anche nelle serie più titolate.
Una graziosa buzzetta appena accennata. Un imponente Zeppelin che sovrasta ogni altra parte del corpo. Una tenera buzzighina pelosa e piena di benessere. All’occorrenza anche un caterpillar, un blob semovente che non può essere arrestato, una volta messo in (lento ma inesorabile) movimento.
La causa principale, indubbiamente, è la birra.
Gira ancora, nei meandri della rete, la mitologica fotografia della squadra che si è fatta immortalare in pose da Venere di Botticelli, denominata “Gravidanza alcolica”. In pratica, siamo esattamente agli antipodi dei Dieux du Stade.
Eppure le donne vanno matte, per la bonza.
‘Sotto la terza cifra non può essere vero amore’.
‘Un uomo senza pancia è come un cielo senza stelle’.
Con buona pace di tutte le moltitudini di spalmatrici di olio, che vanno in visibilio davanti ad un addominale scolpito. Ma un uomo con la pancia ha indubbiamente un fascino inarrivabile: dà un grande senso di protezione. E, soprattutto, anche per noi donzelle arrivate in zona Cesarini per la prova costume, nessuno farà caso alla nostra, di pancetta. Di questi tempi, caccia via!