Anche l’era Inalca/Europork dopo qualche anno sfocia in una fusione, torna lo Spilamberto FC, cambiano i presidenti, dirigenti, allenatori, generazioni di atleti, la costante fissa, icona del nostro calcio conosciuta su tutti i campi è una: Bruno Cuoghi. Non è più il calcio di un tempo, di fronte al bar Mercato e in via S. Giovanni non c’è più il telo bianco/verde “domenica partita di calcio”, in compenso bar, negozi e barbieri il giovedi vengono tappezzati di locandine da Bruno, che compie il giro del paese in bici da donna e portapacchi, con la sua pedalata di tacco e le punte verso l’esterno. Negli anni 80 nasce il torneo dei rioni e i campi sono tappezzati di striscioni, sopratutto cresce un settore giovanile capillare sotto l’impulso di persone come Sola, Naselli, Bianchini, Castagnini, Delucchi, Drusiani, Agostini, che per 20 anni sarà l’orgoglio della società e linfa vitale per la squadra. In questo contesto Bruno si muoveva fra i 2 campi,(poi 3 con la “buca”) come una sorta di “art director”, niente gli sfuggiva. Chi dovesse ricordare la macchietta irascibile che spesso strillava, poco elegante nei modi e nel vestire, deve sapere che il materiale poteva servire per 10/12 squadre, che si allenavano in giorni e orari diversi, su campi diversi. IL 1° maggio è grande cosi aveva diviso tutto in vari punti, com’è ancora oggi, con scaffali, gabbie,reti, borse e carretti per il trasporto, quasi tutto fatto con materiale di recupero. Aveva una manualità d’altri tempi, non c’era cosa che non riuscisse a riparare, ma il vero prodigio lo compiva nel cambio di tacchetti prima di una gara, in quei pochi minuti,trovato un angolo si metteva a gambe larghe, le scarpe le prendeva a pugni, le accartocciava, le viti e i bulloni li sradicava con le dita, era una lotta contro il tempo.Da metà anni 90, in pensione, era al campo a tempo pieno e aveva smesso di fare il guardialinee causa qualche acciacco, viveva le partite dagli spogliatoi, spesso con una pessima visuale, cosi chiedeva a Naselli prima di tutto il risultato, per timore di avere perso qualcosa. Era molto restìo a parlare di se e anche a esprimere un’emozione,dovevi cercarle sul suo viso enigmatico, come quando si vinceva, o quando nel marzo 97 il figlio Alessandro debutta in 1^ squadra, o ancora nel 2002 quando l’Ordine dei Cavalieri di Lamberto gli dedica una pergamena. Una parola che pronunciava poco è: grazie, non perchè fosse presuntuoso o ineducato, ma perchè il FARE per lui era normale, non straordinario,per questo penso che non solo il calcio, ma tutta la comunità di Spilamberto gli debba riconoscenza. Da parte mia, sottovoce, altrimenti scuote la testa e mi guarda storto gli dico : bravo Bruno, quando tanti ti ricordano con affetto significa che si è vissuto bene.
La storia di Bruno Cuoghi “Lo sceriffo” – Seconda parte. Di Paolo Parmeggiani
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Gian Paolo Maini
Gian Paolo Maini è editore e direttore della testata parlandodisport.it che ha fondato nel marzo 2014. Classe 1979, diventa giornalista nel 2008 ed inizia con la carta stampata per poi proseguire con radio e tv, di cui si occupa ancora. Scrive il suo primo libro "La prima corsa di Enzo Ferrari" nel 2013. Ha creato eventi sportivi e culturali con la propria agenzia di comunicazione ed oggi continua a farlo come libero professionista. Dal 2014 é Responsabile Ufficio stampa di Modena Volley, dal 2018 é Direttore della comunicazione di ACI Modena e manager del gruppo Radio Pico/distrettobiomedicale.it
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