Foto Vignoli per www.modenafc.net
Questo campionato folle e da cardiopalma finalmente è giunto al termine, i neroverdi hanno concluso con la passerella glamour di San Siro divertendo e divertendosi a prescindere dal risultato che fortunatamente era ininfluente.
I ragazzi di Di Francesco hanno perso contro il Milan, ma hanno confermato di essere in un ottimo stato di forma psicofisica ed in una partita povera di significati hanno dato filo da torcere ad un undici rossonero comunque incerottato.
Quindi credo non sia molto interessante analizzare la gara e gli spunti che questa poteva offrire senza però dimenticare i venti minuti di Terranova, finalmente tornato in campo dopo il lungo infortunio che non gli ha permesso di godersi l’avventura nella massima serie col suo Sassuolo, avrà tempo e modo per rifarsi.
Vorrei invece soffermarmi su un particolare importante della gara di San Siro, era il ventottesimo del secondo tempo e Chibsah, uno dei migliori in campo, lasciava il posto a Tano Masucci.
Niente di particolare, un cambio che poteva starci visto che i ragazzi erano sotto nel risultato, ma in realtà carichissimo di significati per la storia del Sassuolo Calcio.
Con l’entrata del numero 14, infatti per la prima volta erano in campo contemporaneamente tutti e 3 i moschettieri neroverdi ovvero Magnanelli, Pomini e ovviamente Masucci.
Questi tre ragazzi, arrivati ai tempi della c2 hanno davvero dato tutto per la causa Sassolese dimostrando un attaccamento alla maglia raro da trovarsi nel calcio di oggi, soprattutto nelle categorie minori.
Invece i tre hanno legato la loro carriera al Sassuolo godendosi a pieno la scalata straordinaria fino alla serie A, ma condividendo anche i momenti (pochi per fortuna) bui e difficili incontrati in questi anni.
Tre ragazzi per bene, mai fuori posto, mai polemici, con ruoli calcisticamente diversi ma con caratteri molto simili: lavoro duro, impegno, abnegazione e tante altre qualità positive li hanno certamente contraddistinti nel corso degli anni.
La Serie A, si sa, è difficile e spietata ed i nostri moschettieri hanno avuto certamente fortune alterne in questo campionato.
Magnanelli, capitano coraggioso, ha comunque sempre avuto un ruolo da protagonista nel corso della stagione anche se ha dovuto scontare un fisiologico periodo di adattamento ad una categoria che non perdona il minimo sbaglio, ma come avevo già scritto durante l’anno, si è messo a lavorare a testa bassa, riprendendosi ciò che merita con gli interessi aggiungendo alla sua carriera una salvezza ad un certo punto insperata ma sempre fortemente voluta.
Masucci, bomberino di scorta, a parte 6 mesi di prestito a Frosinone è cresciuto nella vita e calcisticamente col Sassuolo, la Serie A è stata certamente un premio per il suo attaccamento ai colori, ma purtroppo i minuti giocati sono stati davvero pochi e il massimo splendore lo ha raggiunto l’estate scorsa segnando una doppietta che ha regalato ai neroverdi il Trofeo Tim.
Se i mezzi non sono, forse, del tutto adeguati alla categoria, l’uomo l’ha meritata a pieno e avrebbe di certo dovuto giocare di più, ma le cose non vanno sempre nel verso giusto.
Pomini, il portiere della promozione in Serie A, uno dei più affidabili di tutto il campionato scorso di serie cadetta, invece, ha avuto un impatto disastroso con la massima categoria.
Anche lui è arrivato insieme a Masucci, ormai 10 anni fa, ha spesso fatto il secondo portiere ai vari Giaroli, Agazzi, Bressan, ma si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa e soprattutto ha sempre creato gruppo all’interno dello spogliatoio non facendo in nessun caso alcuna polemica.
L’anno scorso è stato, giustamente, titolare inamovibile della cavalcata verso la promozione, ma quest’anno ha pagato davvero un prezzo troppo salato.
In estate ha dovuto subire l’onta di essere superato da Rosati nelle gerarchie di squadra e quando anche il Mister ha capito l’errore, ha avuto una doppia sfortuna, dopo una buona prestazione nella sua Verona nonostante la sconfitta e i due gol subiti. Il Pomo è stato protagonista incolpevole della debacle contro l’Inter, subendo addirittura 7 gol in un unica partita.
Le colpe ovviamente non erano sue, o certamente non tutte, ma la società è corsa ai ripari comprando negli ultimi minuti di mercato estivo Gianluca Pegolo.
Naturalmente tutti sappiamo come sono andate le cose di lì in poi, Pegolo è diventato baluardo insuperabile nonostante la nostra difesa facesse acqua da tutte le parti e per Pomini non ci sono state più occasioni fino al vernissage finale di San Siro, dove ha potuto finalmente giocare e fare un’ottima figura nonostante i due gol presi.
Tre moschettieri, tre storie individuali che sono diventate una cosa sola sotto i colori neroverdi che hanno giocato insieme venti minuti a San Siro e che probabilmente insieme non vedremo più.
Infatti, per la prima volta da nove anni a questa parte, la loro storia insieme sembra destinata a trasformarsi in tre storie diverse: il capitano sarà in neroverde anche per il prossimo anno, mentre Masucci, in scadenza di contratto, molto probabilmente è destinato a tornare nella sua Avellino per vivere una Serie B da protagonista come umanamente e professionalmente merita, mentre Pomini merita una considerazione a parte.
Dopo la gara di Milano, nelle interviste post partita, il Pomo ha dichiarato apertamente il suo amore incondizionato verso questi colori ed il suo desiderio di giocare qui fino a fine carriera.
Allo stesso tempo, però, ha detto che pur rendendo merito allo straordinario collega di reparto (Pegolo), è sempre difficile per un calciatore rimanere in panca a veder giocare gli altri.
Già nella sessione invernale di mercato, sembrava destinato a cambiare maglia con destinazioni poco consone ad un cuore neroverde (Carpi!!!), ma alla fine il Pomo è rimasto dando il suo apporto più nello spogliatoio che sul campo.
E’ altrettanto vero, però, che a 33 anni un portiere è ancora relativamente giovane ed un giocatore con le sue doti caratteriali e calcistiche difficilmente accetterà un altro anno da comprimario.
Concludo questa analisi sapendo che difficilmente li rivedremo insieme sullo stesso campo con addosso la stessa maglia, ma questi tre ragazzi, emblema di una società sana che ha scalato il calcio di casa nostra, meritano ringraziamenti particolari.
Sono arrivati in una piccola squadra di provincia e l’hanno portata nell’olimpo del calcio italico.
Grazie di cuore a Francesco, Alberto e Gaetano!!!