In un periodo di forte rilancio della pallavolo modenese e azzurra, chi meglio di una leggenda come Luca Cantagalli può indicare la via per ritornare ai successi che hanno contraddistinto la sua fenomenale generazione, capace di portare a successi internazionali sia Casa Modena che la nazionale azzurra.
È considerato uno dei più forti attaccanti della Storia della pallavolo. Come si sente a essere considerato tale?
Ormai non ci penso più da tanto tempo. Non ha più molto peso ma sicuramente fa molto piacere, è una cosa che fa parte del passato e che ancora oggi qualcuno piacevolmente ricorda. Fa indubbiamente piacere sapere di essere presi come esempio.
Ha fatto parte della rinomata “generazioni di fenomeni”, quali possono essere i giocatori che potrebbero ereditare da voi quella aurea?
Di giocatori giocatori molto forti ce ne sono: in World League se ne vedono tanti. Sono giocatori differenti quindi è difficile paragonarli. Quasi tutti portano un cognome straniero, ma l’importante è che giochino per gli azzurri e che la nazionale stia attraversando un buon momento. È una nazionale giovane che sta cercando di ricalcare le nostre orme, ma è sempre la squadra a fare la differenza indipendentemente da fenomeni singoli o meno.
Ha giocato e vinto per tanti anni nella squadra di Modena, quali ricordi perdurano nella sua memoria?
Ho tantissimi ricordi. Ha rappresentato la mia giovinezza e la mia vita per tantissimi anni. Modena è la città del mio cuore, ho lasciato tanti amici e tanti ricordi. Se ne potrebbero raccontare a centinaia, dalla prima delusione all’ultima partita disputata. Ricordi tanti, emozioni ancora di più.
Fortunatamente i drappi appesi al soffitto del PalaPanini a ricordare i nostri titoli rimarranno sempre lì, simboleggiano tante vittorie ma tutte diverse tra di loro, anche per il mio ruolo ricoperto in campo. Ricordo con particolare il primo scudetto, ma non tanto perché è stato il primo. Venivamo da una forte delusione, e dopo dieci anni tutta la città voleva tornare a vincere. Lo percepivamo ovunque, non solamente dai nostri tifosi: tutta la città viveva per poter realizzare il sogno dello Scudetto. Quei playoff furono veramente soffertissimi ma alla fine ci fu una gioia incredibile. Tutti avevano una grande voglia di rivincita e siamo riusciti a prendercela.
Che opinione ha dell’attuale momento di Modena?
L’acquisto di Piano è stato azzeccato. Sta dimostrando di essere un giocatore di grande valore, soprattutto a muro, in attacco invece deve migliorare ancora tanto. La società sta cercando di fare il massimo, non credo sia ancora da Scudetto ma sicuramente ha fatto un gradino in più. Serve programmazione e pazienza, sono ingredienti fondamentali per tornare a vincere.
Quali emozioni prova nel ripensare alle grandi imprese con la maglia dell’Italia?
Sono stati dieci anni straordinari, caratterizzati da qualche delusione ma anche da grandi vittorie. C’era veramente un grande gruppo, la voglia di lavorare era tantissima così come lo spirito di sacrificio. Era un grande gruppo di ragazzi che strada facendo sono diventati uomini. Lavoravamo tutti nella stessa direzione ed eravamo tutti amici, e questo è il ricordo più bello. Solo chi ha queste caratteristiche può pensare di vincere.
Quale allenatore la ispira di più? E quale tra quelli che ha avuto le ha insegnato di più sia a livello umano che tecnico?
Ho avuto diversi allenatori molto bravi e tutti hanno lasciato qualcosa di importante. Ricordo ancora con affetto i fratelli Guidetti. Chi però mi ha lasciato più di tutti è certamente Julio Velasco.
Quali sono i principi e i valori che lei trasmette e che vuole assolutamente vedere nella sua squadra?
I valori sono sempre importanti. I giovani hanno entusiasmo, ma quello che devo saper trasmettere sono le motivazioni. Specialmente in un periodo di crisi come quello attuale, se non si hanno le motivazioni non si va da nessuna parte. Ogni giocatore deve essere leale, sportivo e dimostrare grande impegno. Nel volley è necessario fare gruppo, il feeling con i compagni devi crearlo per forza.