Il Costarica è uno Stato dell’America Centrale che ha, circa, 4 milioni di abitanti che vivono di esportazione di caffè, cacao e banane. È un piccolo Paese in cui, si dice, ci sia un ottimo livello di vita, una specie di oasi della felicità. Certamente dopo la vittoria sui plurimiliardari e pluricampioni del mondo italiani, gli abitanti del Costarica hanno tutte le ragioni per essere molto fieri ed orgogliosi dei propri calciatori. In pochissimi giorni gli esuberanti centroamericani si sono tolti il lusso di far fuori i plurititolati (6 coppe del mondo in due) Italia e Uruguay. Vedendo la partita mi è venuto spontaneo il paragone con un match di tanti anni fa, in Inghilterra, quando fummo rispediti a casa da un gol di un coreano, un certo Pac Do Ik che nella vita quotidiana era un tecnico dentista. A casa ancora non ci siamo: il gol di Ruiz ci ha dato una mazzata micidiale, una ridimensionata assoluta, ma per fortuna ci lascia ancora una porticina aperta. Vincendo o anche solo pareggiando con l’Uruguay nell’ultima partita del nostro girone, saremmo ancora in tempo a metterci una pezza. Resta la squallida impressione di una Italietta cotta dal caldo, capace di un solo tiro nello specchio della porta in 90 minuti di gioco (a titolo di cronaca in Francia-Svizzera 26 tiri in porta). C’è da sorprendersi di ciò che è accaduto? Se si è accecati dal tifo e dal nazionalismo certamente si, bastava sentire i commenti sulla Rai, di Stefano Bizzotto e Beppe Dossena: “c’è molto caldo, l’Italia non ne è abituata, se il tiro di Balotelli fosse entrato…” Ma se invece si guardano i fatti nessun stupore e nessuna sorpresa. L’ultima amichevole pre-mondiali ci aveva riservato un glorioso 1-1 con il Lussemburgo (!!!) ed era stato un campanello d’allarme che doveva far riflettere. Ma, si è detto, l’Italia in amichevole spesso delude e poi tira gli attributi quando i giochi si fanno importanti e duri. Beh, adesso è arrivato quel momento: o dentro o fuori, con l’Uruguay non c’è alternativa, ci vuole coraggio, ci vogliono giovani dalla gamba forte e dal cuore entusiasta, ci vogliono Cerci, Immobile e Insigne, tanto per capirci. Basta con Thiago Motta, che quando è in piena forma va più piano di me che ho il triplo dei suoi anni. Basta con i presunti fuoriclasse: Cassano con il Costarica ha toccato palla 0 volte e Balotelli, il fenomeno (mediatico e basta) degli ultimi dieci anni, non fa gol mai. Ieri ne ha sbagliato uno, sullo 0-0 e con il portiere ormai cadaverico, che grida vendetta. Eppure…eppure una chance l’abbiamo ancora, anche l’Uruguay ha perso con il sorprendente Costarica e quindi è abbordabile. A patto di ritrovare orgoglio, gamba e soprattutto coraggio. Anche da parte di Prandelli, troppo timido e inspiegabilmente e cocciutamente ancorato alla vecchia guardia. Spagna e Inghilterra (ex campioni del mondo) sono già a casa. Una tra Uruguay e Italia, tra 4 giorni, farà la stessa fine. Al primo turno un fatto del genere ai mondiali non era mai accaduto. Non deve accadere proprio a noi…almeno speriamolo.
I Mondiali secondo Borea: “Prandelli sbaglia troppo, con l’Uruguai possiamo farcela”
Gian Paolo Maini
Gian Paolo Maini è editore e direttore della testata parlandodisport.it che ha fondato nel marzo 2014. Classe 1979, diventa giornalista nel 2008 ed inizia con la carta stampata per poi proseguire con radio e tv, di cui si occupa ancora. Scrive il suo primo libro "La prima corsa di Enzo Ferrari" nel 2013. Ha creato eventi sportivi e culturali con la propria agenzia di comunicazione ed oggi continua a farlo come libero professionista. Dal 2014 é Responsabile Ufficio stampa di Modena Volley, dal 2018 é Direttore della comunicazione di ACI Modena e manager del gruppo Radio Pico/distrettobiomedicale.it
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