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Abbiamo perso. Male. La sconfitta con la Costa Rica rappresenta un punto bassissimo del nostro percorso mondiale e, viste le premesse con cui si arrivava alla partita, dovrebbe offrire molti spunti di riflessione per il cammino futuro. Non tanto perché siamo stati sconfitti da una nazionale centramericana che rappresenta un paese che non dispone neanche di un esercito. Neanche perchè ci ha battuto la squadra di un paradiso terrestre di quattro milioni di abitanti in cui il calcio, al contrario del bel paese, non è una religione ma un semplice passatempo. Ma abbiamo perso male perché non abbiamo rischiato, non siamo stati disposti a credere in giocatori poco esperti, e ci siamo accontentati di svolgere il “compitino”, forse sottovalutando l’avversario poco blasonato o forse perché semplicemente non era la nostra giornata. Il campo ha parlato e con noi è stato inclemente e crudele come solo il calcio alle volte può essere. Ha detto che la Costa Rica andrà a giocarsi gli ottavi di finale per la seconda volta nella sua storia e che noi dovremo sudarcela (letteralmente) contro l’Uruguay di un ritrovato Suarez, compito tutt’altro che scontato. Una vecchia massima di esistenza recita che “la vittoria ha molti padri, la sconfitta è sempre orfana” e in un certo senso è vero, perché dopo la sconfitta di Recife non si sa chi incolpare; leggendo tra vari blog, giornali e siti specializzati mi è sembrata evidente la volontà di considerare Prandelli come unico artefice della debacle azzurra, quando a mio avviso, non è andata così. Lungi da me esentare il Ct della nazionale dalle oggettive responsabilità, ma ritenerlo l’unico responsabile della sconfitta italiana, mi sembra quantomeno ingiusto nei suoi confronti. In primo luogo, l’Italia ha affrontato una squadra che, nonostante non godesse dei favori del pronostico, sa stare in campo molto bene e vanta delle individualità non indifferenti; se la Costa Rica di Pinto è la prima squadra del girone C a passare il turno, non è certo un caso. Inoltre i giocatori azzurri che sono scesi in campo, non mi sono sembrati mentalmente preparati a un avversario che già dall’inizio si sapeva che avrebbe potuto creare non pochi problemi. Se ci aggiungiamo anche il fatto che la squadra centramericana, per caratteristiche e abitudini, è molto più adatta di noi a giocare in condizioni climatiche del genere, mi sembra evidente che non tutte le colpe possano cadere sulle spalle del commissario tecnico azzurro. A sua parziale discolpa, ad esempio, mi è sembrato che la partita fosse stata preparata bene dal punto di vista tattico; siamo riusciti fin dai primi minuti a consolidare il possesso, giocando per larghi tratti nella loro metà campo e provando a punire la difesa costaricense così alta, con dei palloni alle spalle. E qui mi rifaccio al fattore mentalità citato in precedenza; si sono viste almeno tre o quattro occasioni nel primo tempo in cui gli azzurri sono finiti in fuorigioco in situazioni estremamente facili da leggere e potenzialmente molto pericolose. Se in partite del genere, non si presta cura a questi dettagli è facile pagare dazio. Lo stesso gol sbagliato da Balotelli, nato da una situazione esattamente identica a quello cui si faceva riferimento prima, è indice della poca cattiveria e voglia di vincere che probabilmente ci è costata la partita. Passare in vantaggio ci avrebbe dato la possibilità di concedere in parte l’iniziativa ai costaricensi, permettendoci di stare stretti e corti e di faticare meno, in vista del finale. Certamente, non tutto il male è attribuibile alla poca cattiveria, e le scelte di inserire negli undici titolari Motta e Abate sono qui a testimoniarlo. Se l’utilizzo di Abate è quantomeno giustificabile dalle caratteristiche del giocatore (unico terzino in rosa che garantisca spinta, oltre a Darmian e l’infortunato De Sciglio), la mossa di Thiago Motta a discapito di Verratti proprio non me la riesco a spiegare. Il centrocampista italo-brasiliano, a parità di capacità di palleggio e gestione della palla, è molto meno dinamico,imprevedibile e veloce del folletto pescarese, e contro una squadra come la Costa Rica in un ambiente come quello di Recife, il suo impiego mi è parso quantomeno inopportuno. Nonostante tutto, il primo tempo azzurro mi è sembrato tutto sommato discreto e se non avessimo subito quel gol evitabile, sono convinto che la partita avrebbe preso i nostri binari. A proposito del gol, ho letto molti pareri secondo cui la colpa principale sarebbe dovuta al fatto che la difesa azzurra è composta nei centrali da giocatori che militano nella Juventus, abituati dunque a una difesa a 3. Il problema, a mio avviso, non è dovuto a una difesa a 3 o a 4, ma è figlio di un paio di errori che a questi livelli non ci si può permettere. Chiellini si fa scivolare alle spalle Ruiz e Darmian che non si deve neanche preoccupare del taglio dell’esterno opposto, non stringe la posizione rimanendo in una zona di campo in cui non può risultare utile a niente. Dopo l’intervallo, ci si attendevano dei cambi e i cambi sono arrivati. Purtroppo. Sostituire un giocatore poco dinamico come Motta, con l’unico giocatore in rosa meno dinamico di lui mi è sembrato un grave errore, soprattutto considerando che la squadra cominciava ad accusare la stanchezza e ad allungarsi. Con l’ingresso del barese, si è cercato maggiormente il pallone tra le linee, ma la difesa a 5 dei costaricensi ha potuto permettersi di fare uscire uno dei tre centrali su questi palloni, mantenendo una superiorità numerica su Balotelli e andando poco in affanno. Anche l’ingresso di Cerci e Insigne al posto di un pessimo Candreva e di Marchisio, seppur abbiano dato un minimo di brio, sono arrivati con la partita già indirizzata. A prescindere dai cambi, nel secondo tempo l’Italia ha smesso di giocare, disunendosi e non affidandosi alle poche idee che nella prima metà di gara avevano funzionato. Si sa, in Italia ci sono 60 milioni di allenatori, ma se fossi stato nei panni di Prandelli avrei provato Immobile, giocatore più adatto della rosa azzurra a punire la linea avversaria così alta. La sconfitta di ieri deve servirci come monito per la prossima e decisiva partita; se la Costa Rica ci ha insegnato qualcosa è che bisogna essere più coraggiosi e accettare qualche rischio per ambire a risultati importanti e speriamo che questa lezione sia stata imparata dagli azzurri. L’Italia ha due risultati su tre e ce la può (e deve) fare,è innegabile, ma se scenderà in campo con l’intenzione di pareggiare, dovrà salutare anzitempo il Brasile.