I mondiali brasiliani hanno emesso il primo verdetto e adesso sono entrati davvero nel vivo. Per arrivare a designare le “magnifiche 8” che si giocheranno i quarti di finale, ci sono voluti tempi supplementari ed anche calci di rigore. Segno di grande equilibrio, segno di tante buone squadre ma anche di nessuna grandissima squadra. Ecco: questi mondiali sono appassionanti, bellissimi, colorati, divertentissimo, pieni di gol e di emozioni. Gli stadi sono uno spettacolo, sempre pieni e ribollenti di colori e di allegria coinvolgente. Un vero e proprio show che ci ha un po’ presi tutti al punto che ci si ritrova a seguire con emozione e trepidazione anche un Costarica-Grecia che, in fondo, poco dovrebbe interessarci. Ma…un ma c’é: non abbiamo la grande squadra, quella che accende la fantasia dei tifosi, quella la cui formazione base reciti a memoria. Chi scrive ha seguito tutti i mondiali dal dopoguerra ed ha ben fisse nella memoria le grandi squadre che hanno fatto la storia del calcio. Chi ha l’età per seguirmi in questo rapido escursus certamente dovrà convenire con me che la grande Ungheria del 1954 (mondiali di Svizzera) ha fatto la storia del calcio. Budai, Kocsis, Hideghuti, Puskas e Czibor sono stato un attacco atomico, favolistico. Persero in finale dalla grande Germania di Ottmar e Fridz Walter, di Rahn e di Mai. Fu allora una clamorosa sorpresa perchè la grande Ungheria, che aveva umiliato l’Inghilterra nel tempio di Wembley per 6-3, appariva allora la più grande squadra di calcio mai apparsa in uno stadio. Si insinuò che i tedeschi fossero doppati come cavalli da corsa tanto è vero che, a mondiali finiti, molti giocatori della Germania si ammalarono di itterizia ed altri smisero l’attività.
E che dire del Brasile del 1958? Garricha, Didi, Vavà, Pelè, Zagalo: il più grande attacco che io ricordi, una macchina da gol irresistibile. Fuga sulla destra di Garrincha, assist inappuntabile di Didi, dribbling secco sempre uguale ma imprendibile di Garrincha, cross e Vavà o Pelè li pronti a mettere in gol da 0 metri. E vogliamo parlare dei mondiali messicani del 1970 e del Brasile di Pelè, Yairzinho, Gerson e di Rivelino? Squadra stratosferica forse addirittura superiore al Brasile del ’58. E poi la stupenda innovatrice Olanda di Crujff e Rep prima in Germania ovest e poi nel ’78 in Argentina. Oppure la meravigliosa Italia del ’82 che nel cuor ci sta, quella di Zoff, di Brunetto Conti e di Pablito Rossi. Quelle erano squadre vere, armonia allo stato puro, spettacolo, gol e superiorità. Qui, oggi, in Brasile ottime individualità: Quadrado, James Rodriguez, Messi, Hazard, Lakaku, Neymar, Courtois e poi il fantastico portiere costaricano Navas. Ma niente grande squadra da ricordare negli anni a venire. L’unico aspetto negativo di un mondiale avvincente e spettacolare. E che pubblico! E che stadi!
Paolo Borea