Con anche la finale del Maracanà ormai alle spalle, ma già la nostalgia che ci attanaglia, proviamo a stilare la formazione ideale della competizione iridata, con i migliori undici giocatori che nell’ultimo mese hanno calcato i campi brasiliani. Ho scelto di schierarli con un ipotetico 4-2-3-1, modulo che ci permette di selezionare il maggior numero possibile di giocatori offensivi, in barba alla sporopositata vena difensivistica che ha caratterizzato gli ultimi turni. Per ogni ruolo, inoltre, mi riservo la possibilità di inserire una honorable mention per tutti quei giocatori che, seppur abbiano giocato ad alti livelli, non sono riusciti a entrare in questo esclusivissimo club. Spoiler alert: c’è molta Germania.
PORTIERE: MANUEL NEUER
Semplicemente il miglior portiere del Mondiale (e del mondo). Il ragazzone tedesco sta riscrivendo la storia del ruolo, interpretando il compito di ultimo difensore come mai nessuno aveva fatto prima: uscite a trenta metri dalla porta, gestione della palla impeccabile (ha finito il Mondiale con più passaggi completati di Higuain) e parate pesanti nei momenti decisivi lo pongono un paio di spanne sopra a chiunque altro. Rivelando la mia incondizionata ammirazione nei suoi confronti, aggiungo che non mi stupirei affatto se, tra una decina d’anni, guarderemo alla carriera di Neuer come quella del miglior portiere di sempre, con buona pace di Buffon. Menzioni d’onore più che meritate per il messicano Ochoa e per il costaricense Navas, entrambi autori di un mondiale superbo.
TERZINO DESTRO: PHILIPP LAHM
Definire il folletto bavarese come un semplice terzino è quasi offensivo, ma le partite decisive le ha giocate in quel ruolo dopo un inizio a centrocampo, e quindi è giusto così. Se una mente di calcio come Guardiola, che ha allenato alcuni tra i migliori giocatori al mondo, ti considera il più intelligente di tutti, qualcosa vorrà dire e il mondiale di Lahm è qui a testimoniarlo. Presenza continua in tutte le fasi del gioco, intelligenza tattica e leadership da vero condottiero hanno fatto del capitano tedesco un giocatore impossibile da non includere in questa squadra ideale. Menzione d’onore per l’ivoriano Aurier, il cui eccellente mondiale ha suscitato l’interesse di alcuni dei principali club europei.
CENTRALE: RON VLAAR
Giocatore meno noto dei precedenti, Vlaar si è distinto per una forza fisica notevole e per una grande capacità di reggere gli uno contro uno con giocatori molto più veloci di lui (citofonare a Messi). Agevolato da una linea difensiva olandese che gli permetteva di agire quasi da “libero” e non lo costringeva a coprire molto campo, l’olandese ha giocato un mondiale sontuoso, e a quasi 30 anni si toglie forse la più grande soddisfazione della carriera. Note dolente, ahimè, il rigore sbagliato in semifinale riguardo al quale è necessario spendere due parole: che il penalty sia stato calciato in maniera non irresistibile, è fatto innegabile ma è giusto sottolineare come il difensore dell’Aston Villa si sia preso la responsabilità di tirarlo quando alcuni compagni hanno gentilmente declinato l’invito. “I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli“.
CENTRALE: EZEQUIEL GARAY
Il difensore argentino, reduce da una grande annata al Benfica, ha giocato un mondiale al di là di ogni più rosea previsione, contribuendo a rendere quella argentina una delle migliori difese della manifestazione. Non è un caso se, in una linea difensiva che tra infortuni e squalifiche ha cambiato molto, Garay sia stato l’unico giocatore insieme a Zabaleta a giocare ogni singolo minuto della competizione. Forte di testa, attento nelle letture e preciso negli anticipi, Garay ha dimostrato una volta per tutte di far parte dell’elite mondiale del ruolo. Menzione d’onore per il ruolo di centrale non può che andare a Thiago Silva, perno della difesa brasiliana che senza il suo faro si è riscoperta incredibilmente fragile.
TERZINO SINISTRO: DALEY BLIND
Il mancino scuola Ajax ha giocato un mondiale strano; partito fortissimo contro la Spagna, man mano che la competizione raggiungeva le fasi decisive si è sempre più adattato alle richieste dell’allenatore, limitando le scorribande offensive e concentrandosi sempre più su coperture e diagonali. Nonostante questa sorta di regressione, i numeri parlano chiaro: 3 assist (secondo nel torneo al solo Cuadrado), 87% di passaggi realizzati e quasi 3 tackle vinti a partita (ottavo in tutta la competizione), il tutto unito a una corsa instancabile e a una grande duttilità lo rendono la scelta obbligata come terzino sinistro. In un ruolo che ormai da anni non vede più grandi interpreti, il solido contributo di Blind rappresenta una assoluta eccellenza e se Van Gaal vuole portare l’olandese con se a Manchester, non è un caso. Menzione d’onore per lo svizzero Ricardo Rodriguez.
MEDIANO: JAVIER MASCHERANO
Cuore e anima dell’altrimenti discutibile centrocampo argentino, Mascherano è stato l’unico giocatore albiceleste a trascinare i sudamericani nei momenti di crisi. Corsa, grinta, intelligenza tattica ma anche una mai abbastanza riconosciuta qualità di geometria lo hanno reso el hombre del pueblo per tutti gli argentini, colui che molto più di Messi incarna e rappresenta tutti quegli ideali di cui gli argentini si sentono così fieri portatori. Anche per lui i numeri sono lusinghieri; terzo di tutto il mondiale per passaggi completati (577 per l’esattezza, con l’89% di precisione) e primo totale per tackle vinti, rende l’idea dell’enorme impatto che el jefecito ha vuto sulle fortune sudamericane. Il salvataggio all’ultimo minuto su Robben non fa che rendere ulteriormente merito al mondiale di un guerriero ineguagliabile, arrivato a solo un passo dal trofeo più importante.
MEDIANO: BASTIAN SCHWEINSTEIGER
Il segreto non troppo celato della squadra tedesca ha un nome e un cognome: Bastian Schweinsteiger. Giocatore in grado di fare tutto quello che è possibile fare tra le due aree, ha giocato un mondiale commovente, interpretando in maniera moderna uno dei ruoli più importanti del calcio di oggi. Imprescindibile per la compagine teutonica, il buon Bastian non ha guardato in faccia ad avversari, pressioni e ferite al volto ed è stato ricompensato col titolo più importante (e anche con una notte di festa con Rihanna). Mastino e corridore quando ce ne era bisogno, una volta recuperata palla Schweinsteiger si riscopriva regista e rifinitore, il tutto con una naturalezza e una facilità di corsa uniche. Menzione d’onore nel ruolo di mediano va al belga De Bruyne.
ESTERNO SINISTRO: ANGEL DI MARIA
Personalmente, il forfait di Di Maria è il più grosso rammarico del mondiale. Il giocatore argentino avrebbe potuto davvero fare la differenza in una finale così tirata, e il non averlo in campo è un duro colpo al cuore. Finchè è stato in grado di contribuire, el fideo si è dimostrato il più importante giocatore argentino, l’unico in grado di giocare le due fasi al massimo dell’intensità e il compagno più fidato di Messi, con il quale la pulce era solito dialogare nello stretto e grazie al quale aveva più spazi per giocare per se stesso. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte, ma con un Di Maria a pieno regime, forse la coppa starebbe volando verso Buenos Aires.
ESTERNO DESTRO: ARJEN ROBBEN
In una nazionale così poco talentuosa come quella olandese, la presenza di Robben si è rivelata una vera e propria manna dal cielo. Svincolato da faticosi compiti difensivi, l’esterno arancione ha potuto concentrare tutti i suoi sforzi nella fase offensiva, trovando con regolarità quelle giocate spacca difesa che lo hanno reso celebre. A differenza degli altri grandi talenti solisti del mondiale (mi riferisco a Messi e Neymar), Robben mi è sembrato quello più capace di muoversi senza palla, ma soprattutto di creare con maggiore regolarità dei pericoli per le difese avversarie e per questo lo metto davanti ai due talenti sudamericani. Glaciale anche nel rigore della semifinale che però non gli è stato molto utile, l’olandese ha chiuso il mondiale con 3 gol, 1 assist e ben 34 dribbling riusciti, secondo solo a Messi. Menzione d’onore per Neymar e Messi che pagano rispettivamente l’infortunio e le ultime due partite non all’altezza, dopo un avvio di mondiale strepitoso.
TREQUARTISTA: JAMES RODRIGUEZ
Probabilmente IL miglior giocatore del mondiale, nonostante abbia giocato solo cinque partite. Capocannoniere della competizione con sei reti, il talento colombiano ha trascinato los cafeteros a un traguardo storico, rischiando ad un certo punto di portare il Brasile padrone di casa ai supplementari durante i quarti di finale. Rodriguez è il classico numero 10 che in aggiunta ti garantisce un gol a partita e scusate se è poco. Le lacrime dopo l’eliminazione e il conseguente abbraccio di David Luiz restano uno dei momenti più toccanti di tutto il torneo, ma la massima competizione gli ha fornito l’occasione per il definitivo salto di qualità, e sembra che gli occhi del Real Madrid si siano andati a posare su di lui. Il futuro è dalla tua parte James.
ATTACCANTE: THOMAS MULLER
Non propriamente un attaccante, non propriamente un esterno, Muller è come il prezzemolo, lo si trova ovunque. Unico giocatore al mondo in grado di essere un numero nueve sia falso che vero nello stesso momento, il tedesco entra nella storia della competizione come secondo giocatore di sempre (guarda caso dopo Klose) a segnare cinque reti in due mondiali consecutivi. Non il più dotato tecnicamente, ne il più veloce, ne il più abile nel dribbling, Muller sta costruendo la sua carriera su un’impressionante capacità tattica che lo rende in grado di muoversi senza palla come nessuno al mondo, e su di un fiuto del gol degno di Pippo Inzaghi. Il tedesco chiude il suo mondiale con 5 reti e 3 assist, non male per uno che solo quattro anni fa era stato scambiato da Maradona per un raccattapalle.
Il “raccattapalle” ha alzato la coppa del mondo davanti alla nazionale di Maradona. Non una brutta rivincita.