Doccia.
Fredda, gelata. Molto spesso.
O troppo calda, da ustionare.
Mai della giusta temperatura, in ogni caso.
Vapore odoroso.
Sentore di olio canforato che se ne va.
Fango che si lava via benignamente.
Un filo d’acqua stremata, che non toglie neppure la schiuma dagli occhi.
Oppure acqua dritta giù per il tubo: che il soffione era arrugginito o incrostato di calcare, e allora l’hanno tolto da quel bel pezzo.
Bande strappate di nastro adesivo: finalmente libere le articolazioni, le dita, le ginocchia.
Scampato pericolo.
Colla sulla pelle.
Grumi di sangue rappreso.
Tutto via con l’acqua, giù per le bocchette.
Tensione, paura, adrenalina.
Giù per le bocchette.
Pioggia benefica, dopo magari 80 minuti di pioggia impietosa in campo.
Si canta, sotto la doccia.
Se hai vinto.
Se hai perso, forse, piangi.
O anche il contrario, a volte.