La Scozia.
Alba, in gaelico scozzese. Circa un terzo dell’isola della Gran Bretagna. Più circa 790 isole minori.
Edimburgo è la capitale della Scozia, e suo indiscusso centro culturale. Ma non è la città più grande: quella è Glasgow, il fulcro industriale della Nazione. La capitale europea del petrolio.
Il Regno di Scozia assurse a stato sovrano ed indipendente nell’Alto Medioevo, e continuò ad essere tale fino all’inizio del 1700. Poi si unì con i Regni di Inghilterra ed Irlanda.
Ecco: a tale proposito, bisogna riconoscere che c’è sempre stato un certo squilibrio in questa Unione, a favore dell’Inghilterra. Una lunga storia di battaglie, anche molto cruente, per respingere al loro posto gli invadenti inglesi. Sì, anche la storia di Braveheart, e la chioma fluente di Mel Gibson passata alla storia cinematografica.
In realtà, impiccagioni dei politici scozzesi a parte, e altre angherie assortite, il sistema legale della Scozia è rimasto separato da quello di Inghilterra. Ma non solo: la presenza di istituzioni legali, educative e religiose distinte da quelle del resto del Regno Unito, hanno contribuito alla continuazione della cultura e dell’identità nazionale scozzese. Nel 1999 fu reistituito il Parlamento Scozzese. Nel maggio 2011, il Partito Nazionale Scozzese ha ottenuto la maggioranza assoluta al Parlamento scozzese; di conseguenza il 18 settembre 2014 si è svolto il referendum sull’indipendenza dal Regno Unito.
Quindi, tutti si aspettavano una clamorosa secessione. Invece… L’esito è stato favorevole agli unionisti, con il 55,3% dei voti.
Con buona pace di William Wallace, Sir Arthur Conan Doyle, Sean Connery, i Simple Minds, e tutti gli scozzesi famosi che hanno dato lustro alla Nazione in questi secoli di storia.
Eppure rimangono loro, sul campo di battaglia. Contro l’orgogliosa armata di Edward, come recita il meraviglioso inno nazionale scozzese, Flower of Scotland, per ricacciarli indietro a casa loro. Come, ogni tanto, anche oggi accade.
Sono gli sportivi scozzesi. I rugbysti, in particolar modo.
Non che la squadra faccia più di tanto furore, anzi. Negli ultimi anni, al Torneo delle 6 Nazioni, le hanno prese da tutte le parti (anche dall’Italia) guadagnandosi cucchiai di legno e sconfitte più o meno onorevoli.
Ma rimane sempre acceso un barlume: quella partita che ogni scozzese sogna, fin da quando è dentro alla culla. La partita contro le maledette maglie bianche. Immacolate, senza il blu che, suo malgrado, pervade tutta la Union Jack. E mi immagino il discorso del capitano scozzese, nello spogliatoio, prima della Partita delle Partite. Che sicuramente, tutte le volte, somiglia un po’ a questo:
“Certo, chi combatte può morire. Chi fugge resta vivo, almeno per un po’. Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere un’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo a urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà?”.