foto gazzettadimodena.it
Ricordo come se fosse ieri quel giorno di settembre in cui mi prendesti da parte e mi chiedesti: “In che ruolo ti vedi?”
Io, centrocampista da una vita, ti guardai stupito e risposi: “Mister, a me basta scendere in campo, dove gioco, lo decidi tu…”
Annuendo con quella “faccia da matto” che solo tu sapevi fare, mi indicasti sulla lavagnetta tattica una calamita nei pressi dell’area di rigore: “Da oggi tu sei la punta centrale. Da oggi. TU. Sei il mio ariete!”
Non riuscivo a crederci. Io, che non so nemmeno stoppare un pallone, là davanti a fare gol?
Eri uno vero.
Eri un cazzo di testardo, come me. Uno che non molla mai, che detesta perdere. Eri un sergente di ferro ma soprattutto eri un amico.
Ti ho sempre stimato per la tua sincerità e trasparenza, per quello che riuscivi a trasmettere prima di una partita. Ti ho sempre stimato per il modo in cui portavi avanti con orgoglio le tue idee calcistiche.
Non penso potrò mai dimenticare quel “Bam bam vii” al parco Amendola e quel’ “Andiamo a galline” che era soltanto tuo.
Non penso potrò mai dimenticare la stagione in cui sono diventato “il Bomber”. O meglio: la stagione in cui TU, caro mister, hai fatto diventare un mediano mediocre “il Bomber”.
Di una cosa sono certo: se oggi sono quello che sono, dentro e fuori da un campo da calcio, lo devo anche a te e non posso che ringraziarti di cuore.
Ciao Mister,
T.