Sono passati due giorni dalla vittoria di Modena Volley sul campo dell’ Exprivia Neldiritto Molfetta. Una vittoria, per 3-1, su un campo non facile, contro una squadra che sta disputando un ottimo girone di ritorno e che può vantare i successi su Trento e Treia. A parlare oggi è Giancarlo D’Amico, il secondo allenatore di Molfetta, in un’intervista tra presente e passato.
Giancarlo, partiamo dalla partita di domenica, come è stata preparata la sfida contro Modena Volley? ”La gara contro Modena era per noi la continuazione del sogno di riuscire a bloccare al PalaPoli tutte le “grandi” di questa Superlega. E’ stata preparata ricordando a noi stessi, in ogni fase della settimana, quanto fossero importanti l’umiltà nell’affrontare i nostri avversari e la voglia di rimanere in campo fino all’ultimo punto, magari dell’ennesimo tie-break, memori delle gare contro Treia e Trento, per poter rivivere ancora una volta quella stessa dose di emozioni. Tutto questo nel nostro tempio, il PalaPoli, dove il festante pubblico di Molfetta è spesso stato per noi un’arma in più anche al cospetto di squadre più titolate e tecnicamente superiori. Vincere il primo set ci aveva regalato la sensazione di poter rivivere un copione già visto”.
Quali sono stati i punti di forza vostri e quali quelli di Modena? “Guardando ai numeri, e con il tabellino alla mano, resta sì il rammarico di non aver allungato la gara almeno fino al tie-break. Voglio conservare, sicuramente, un pizzico di orgoglio perché, guardando ai dati generali, abbiamo giocato alla pari di Modena in attacco, e murando anche più di loro. Un bel passo avanti rispetto alla gara di andata dove il nostro tabellino segnava zero muri e il 36% in attacco. Il merito va a Modena di averci messo in difficoltà dalla battuta, utilizzando ripetute variazioni al servizio, e che in contrattacco ha avuto maggiore lucidità nel chiudere i punti nei momenti importanti dei set.
Di questa partita, tra le prestazioni individuali, mi rimarranno sicuramente quelle più che sufficienti di Alen Sket e di Maurice Torres.
Infine il plauso va a Modena per essere riuscita a limitare le difficoltà del primo set e ad avere la pazienza di soffrire senza disunirsi, di limitare gli errori diretti, di aspettare che il nostro momento magico diventasse normale facendo uscire fuori alla lunga tutte le qualità di una squadra che ha già vinto in questa stagione, e che dimostra di non essere ancora appagata ancora”.
Dal 2009 al 2012 hai lavorato con Angelo Lorenzetti: che effetto ti fa rivederlo e cosa ha significato lui per te? “Sono passati tre anni dalla mia esperienza piacentina condivisa con Lorenzetti, Tubertini e De Lellis, e sono due anni che il nostro cammino si incrocia, ma da avversari. Il segreto è di non guardare mai in panchina al di là della rete durante la partita e, nei cambi di campo guardare costantemente e frettolosamente la mattonella che incontra il mio piede sinistro.
Questo perché porto con me ogni attimo di un’esperienza condivisa carica di significati ed emozioni, al di là dei successi sportivi. Se dovessi guardare al di là della rete i miei occhi non incrocerebbero semplici colleghi, ma tasselli fondamentali del mio percorso.
Di Angelo porto con me i suoi silenziosi insegnamenti che mi hanno trasferito non un’arrogante esperienza sportiva, ma la sua umiltà di vivere “l’alto livello” e soprattutto quanto “normale” sia nella quotidianità dare il centoundici percento per il nostro lavoro, per la nostra passione, per il nostro sport; tutto ciò affrontato con pochi proclami e con poche parole, e con l’entusiasmo di vivere ogni momento come quello più importante. Mi ritengo fortunato di avere condiviso momenti importanti con tutti loro; di aver potuto fare oro dell’esperienza e dell’arte che sia Angelo, sia Carlos, sia Lorenzo non mi hanno mai impedito di osservare così da vicino.
Una rete ed un pallone non potranno mai mettere in discussione un rapporto issato su rispetto ed ammirazione. Penso di poter dire tranquillamente che, anche se con zero punti da aggiungere alla bella classifica della Exprivia Neldiritto Molfetta in questa Superlega, domenica sera il trenta per cento di me ha vinto lo stesso. Nutro la forte speranza di trovare nelle prossime giornate i punti necessari che possano coronare il sogno sportivo di Molfetta e di tutti noi che ogni giorno facciamo tutto il possibile perché questo accada”.
Sempre a Piacenza ci fu il l’incontro con Matteo Piano e Luca Vettori. “Luca e Matteo non li ho mai allenati direttamente. Erano i “giovani” di quella esperienza piacentina. Ho avuto la fortuna di condividere anche con loro semplici momenti di quotidianità ed è per me bello vedere che continuano a crescere sia come atleti e soprattutto come uomini. Sono nelle mani migliori. Auguro a loro di raggiungere i più ambìti successi personali e sportivi non dimenticando mai che il sacrificio e il lavoro sono i pezzi più importanti del puzzle della loro vita; e che il disegno, che uscirà fuori da quel puzzle, tanto più bello sarà in rapporto all’entusiasmo e al sacrificio che loro saranno disposti a mettere in gioco”.
Ultima domanda, vedi Modena una candidata allo scudetto? “Non sono assolutamente un amante dei pronostici. Vivendo quotidianamente anche io in un gruppo sportivo so quanto la chimica sia importante e, soprattutto, quanto ci siano delle variabili che nessuno di noi può controllare. Quello che vedo è che c’è un gruppo fatto di ottime persone, di forti e creativi atleti che amano stare insieme e che si divertono sia in 81 metri quadrati, sia fuori dal campo. Questo è il punto di partenza ottimale, legato a quella umiltà di cui parlavo prima, perché il cammino di successi non si arresti domani mattina”.
La foto di Giancarlo D’Amico è gentilmente concessa da Bellifemine Enrico Giuseppe