La “Gazzetta dello Sport”, nella sezione sulla Serie B, ha dedicato spazio ad uno dei personaggi in casa Modena, Daniele Galloppa. L’ex Parma e Siena racconta la propria carriera costernata purtroppo da troppi e gravi infortuni e parla delle emozioni provate dopo il gol decisivo contro il Lanciano. Il periodo buio sembra ormai alle spalle e Galloppa vuol tornare protagonista con la maglia canarina.
Più forte di tutto. Di tre terribili infortuni al ginocchio che ne hanno frenato l’ascesa. Dal giro della Nazionale all’estate da svincolato: «Ho vissuto mesi duri. Ti alleni da solo e non sai più cosa fare, ma soprattutto dove trovare gli stimoli. Per fortuna è arrivata la chiamata di Caliendo». Sabato la resurrezione calcistica di Daniele Galloppa, con il gol che ha castigato il Lanciano, regalando tre punti al suo Modena.
IL GOL. Una rete attesa tre anni (l’ultima in Parma-Milan 1-1 a settembre 2012): «Non ero più abituato. E’ stato speciale ritrovare il gol. Ero incredulo quando ho visto la palla entrare, però me lo sentivo. Quando ero in panchina mi dicevo “adesso entro e segno”. Dopo il gol mi sono fatto il segno della croce e ho ripensato alle persone che mi sono state vicine in questi anni complicati».
MODENA. Il peggio è alle spalle e Galloppa è ottimista: «Siamo una squadra che gioca molto bene. Dobbiamo fare un passo alla volta, ma possiamo andare lontano». Con il tecnico Crespo ha condiviso due stagioni nel Parma da compagno di squadra: «Hernan cerca di passare attraverso il gioco per arrivare ai risultati e ci sta trasmettendo il suo incredibile entusiasmo. E’ molto ambizioso e vorrebbe centrare qualcosa in più della salvezza».
GLI INFORTUNI. Impossibile non ripensare ai crac alle ginocchia che hanno, inevitabilmente, ridimensionato la carriera di Galloppa: «Quando ci ripenso ormai sono diventato fatalista. Evidentemente doveva andare così. Sono state esperienze terribili che mi hanno fortificato e fatto capire molte cose. Quando mi sentivo a terra e demoralizzato, ho trovato nella mia famiglia la carica per rialzarmi, in particolare grazie al sostegno di mia moglie Federica e alla nascita di mio figlio Giacomo. Fondamentale anche la riabilitazione con Alberto Andorlini, che mi ha rimesso in piedi tre volte».
CIAO INTER. Nell’estate 2010 il corteggiamento dell’Inter e, complice le prime apparizioni in Nazionale, il possibile salto in una big: «Sono cresciuto in una famiglia di interisti e sarebbe stato un sogno. Dopo la prima convocazione in azzurro con Prandelli mi sono rotto il ginocchio sinistro per la prima volta e la mia carriera ha preso un’altra strada».
PARMA. E tra le esperienze difficili, anche il fallimento del Parma: «Ero fra coloro che volevano che la squadra non scendesse più in campo per dare un segnale forte verso il sistema. Purtroppo ho scoperto sulla nostra pelle che tanti luoghi comuni negativi nel calcio sono reali».