di Alessandro Troncone
Otto giornate di confusione, di grandissima confusione. Cinque sconfitte, appena sette reti messe a segno e soprattutto la bellezza di quattordici gol incassati, perdendo di fatto quella che era stata la vera grande forza di questa squadra, la solidità difensiva. Nemmeno il ritorno di Fabrizio Castori ha dato la scossa ad un Carpi che mai come quest’anno dovrà fare i conti con lo spettro Serie C. E dire che pareva semplicemente essere tutta colpa di Marcello Chezzi, certamente un tecnico giovane e talentuoso, ma che si è presto scontrato con la realtà di una Serie B che non regala niente a nessuno e ti condanna appena volti lo sguardo dall’altra parte. Evidentemente i problemi vanno cercati ben più a fondo. Il Carpi non lotta, non pressa e soprattutto non tira in porta. Quella di sabato con l’Ascoli è l’ennesima dimostrazione di come i biancorossi siano totalmente anonimi in determinate partite. Eppure si trattava di uno scontro salvezza contro una squadra sì con giocatori importanti per la categoria, ma alla ampiamente portata della truppa di Castori che tornano dal “Del Duca”, francamente, con le ossa rotte. Le colpe dei tecnici passati fino a qui dalle parti del Cabassi ci sono eccome. Vero, il Carpi è entrato nella storia grazie ad una mentalità operaia, con giocatori pressochè sconosciuti arrivati oggi in Nazionale, costruendo un muro davanti alla prorpia porta. Ma il livello della Serie B cresce di anno in anno, il calcio si aggiorna e pensare di voler proporre ogni stagione lo stesso modo di intendere il calcio non può che portare ad un lento declino, come il difficile inizio di stagione sta evidenziando. Poi ci sono i giocatori e la qualità, probabilmente inferiore alla media, di una rosa ricostruita da zero per l’ennesima volta quest’estate tra prestiti, mezze scommesse, giocatori mai visti (e che mai vedremo) e qualche big rimasto forse contro voglia. L’assenza di talento si fa sentire (perchè non riscattare Melchiorri e Garritano?), soprattutto in quelle partite in cui imporre il proprio gioco aiuterebbe e non poco. Le contraddizioni iniziano ad essere molte, troppe. Castori è una certezza ma la sua scelta in fondo significa aver perso la scommessa iniziale e mettere una toppa ai tanti errori di mercato commessi. Ma se anche il buon Fabrizio stecca… 5 punti in 5 partite non sono sufficienti, il ruolino di marcia è ancora troppo lento e forse in via Marx avrebbero sperato in una reazione diversa. Giocare per il pareggio non può più essere più la prerogativa principale, il Carpi, al netto delle difficoltà di una piccola società di provincia, ha bisogno di diventare grande in campo e fuori. Prima che sia troppo tardi, prima che un sogno lungo ormai 7 anni, rischi di finire troppo presto.