Nella giornata di ieri, abbiamo intervistato il portiere Alessio Tondo, nell’ultima stagione in forza alla Fortitudo Cittadella in Seconda Categoria, che dopo una lunga carriera ha deciso di appendere scarpe e guanti al chiodo.
Com’è maturata la decisone di lasciare il calcio giocato?
“La scelta viene da un discorso razionale perchè, come ho detto nello spogliatoio, nella vita tutto nasce e tutto finisce. A livello di età, tempistiche ed impegni non riuscivo più a mantenere costanza negli allenamenti. La scelta era tra continuare a giocare senza dare il meglio di me oppure ritirarmi e dopo anni vissuti intensamente, nel mio piccolo come un professionista, volevo lasciare un bel ricordo al mondo del calcio dilettantistico”.
Come giudichi la tua ultima stagione, sia dal punto di vista personale che di squadra?
“A livello di squadra, in difesa abbiamo tenuto bene e siamo riusciti a subire pochi gol. In diverse partite sono stato assente causa lavoro e in altre ho lasciato spazio ai compagni. Non sempre sono stato tra i titolari, ma quando sono stato chiamato in causa ho sempre dato il massimo, anche se ultimamente mi sono reso conto che non stavo dando certezze alla squadra. Personalmente, è stato un anno altalenante, fino a metà campionato penso di aver fatto bene, mentre nell’ultimo periodo per una sere di situazioni sono stato un portiere mediocre”.
Mercoledì hai giocato l’ultima partita. Che emozioni e sensazioni hai provato nel difendere la porta per l’ultima volta?
“E’ stata una sensazione strana perchè per uno che ha giocato per 35 anni è faticoso immaginarsi il futuro lontano dalla porta. Fortunatamente, ho sempre avuto allenatori che hanno vissuto il calcio dilettantistico con mentalità da professionisti e la mia vita è sempre stata focalizzata sul mondo del pallone perciò trovarmi, ora, senza quello che era il fulcro vitale non è facile. Mercoledì mi rendevo conto che sarebbe stata l’ultima volta che vivevo lo spogliatoio, il campo, la tensione prima della gara, il riscaldamento e l’orgoglio di aver vinto una partita o la rabbia per averla persa”.
Al fischio finale cosa ti è passato per la mente?
“E’ passata tutta la mia vita calcistica. Ringrazio e saluto sia i miei compagni che quelli del Gaggio per le emozoni che mi hanno regalato con il saluto finale. Calcare il campo per l’ultima volta vuole dire mettere alle spalle 35 anni di gioie e dolori, è una sensazione particolare che lascia l’amaro in bocca”.
Qual è il ricordo più bello della tua carriera?
“I ricordi belli sono tanti e lo sono sia le vittorie, che condividi con i compagni, che le sconfitte perchè permettono di unirti in un abbraccio forte con la squadra. A me il calcio modenese è servito tanto e a partire dai prmi anni alla Gino Nasi ho vissuto momenti bellissimi e conosciuto gente fantastica. Fra tutte le belle esperienze ciò che mi rimane è che grazie al calcio sono riuscito ad immedesimarmi in una realtà come Modena che, all’epoca, non mi apparteneva”.
C’è qualcosa, invece, che vorresti cambiare perchè non è andata come volevi?
“Le scelte che ho fatto non le cambierei. Sono contento di quelle positive e anche di quelle negative perchè mi hanno aiutato a crescere. Il risultato che cambierei è la mancata promozione in Prima Categoria con la Cittadella. Sono arrivato alla Cittadella che non ero ben considerato perciò volevo dimostrare sia a me stesso che alla società che non ero lì per caso. Non riuscire a vincere il campionato fu una sconfitta anche morale per me perchè, venendo dalla Terza Categoria, ero riuscito a guadagnarmi il posto da titolare in Prima e chiudere con una promozione sarebbe stato importante”.
Cosa, secondo te, ti mancherà di più?
“Sicuramente, l’abbraccio dei compagni e lo spogliatoio. Nell’arco della mia carriera, sono stato soprannominato il leader ed ero quello che ha sempre cercato le parole giuste anche verso i più giovani. Lo spogliatoio è sicuramente la cosa che mi mancherà di più, oltre all’allenamento e alle partite della domenica, dove mi piaceva fare belle parate”.
Quale sarà il tuo futuro? Resterai nel mondo del calcio?
“Al momento non lo so perchè non è facile metabolizzare la scelta che ho fatto. Se mi tornasse voglia potrei rimettermi i guanti e tornare in porta. Il calcio ha sempre fatto parte della mia vita e in qualche modo continuerà a farlo. Ho già avuto il piacere e l’onore di allenare dei bambini e sicuramente fra un po’ di tempo tornerò ad allenare i piccoli portieri. Io amo i bimbi quindi, in futuro, farò qualcosa con loro nel mondo del calcio”.