Come riporta la Gazzetta di Modena, Salvatore Rossini ha espresso il suo disappunto a fronte delle immagini che ritraggono il Ministro dell’Interno presso il Papeete di Milano Marittima, dove si è ballato su una versione remixata dell’Inno di Mameli, con tanto di cubiste a contorno.
Queste le parole del libero di Modena Volley, interpellato sulla questione: “Il problema non è l’inno italiano suonato al Papeete di Milano Marittima, ed il problema non sono nemmeno le cubiste che ballano. Io parlo a livello di rappresentanti, in quella situazione era coinvolto il Ministro degli Interni. I comportamenti di chi ci rappresenta, e di chi rappresenta lo Stato, devono sempre essere idonei ed adeguati. Personalmente, adesso che gioco da diversi anni in serie A ed in Nazionale, mi comporto diversamente da quando militavo in serie B. So che tantissimi bambini e ragazzi mi guardano, mi osservano. Ci sono persone che riescono a filtrare tutto senza problemi. Ci sono altri, invece, che non lo fanno. I bambini, dunque, possono pensare che sia una cosa normale quella che è successa a Milano Marittima. Il Ministro degli Interni, a prescindere da chi sia in carica, deve tenere un comportamento consono, un comportamento costituzionalmente corretto. Vi racconto un aneddoto: in Nazionale abbiamo fatto delle riunioni in cui parlavamo di come comportarci quando gli allenamenti erano aperti al pubblico, ovvero quando in Trentino venivano 300 persone a vederci. Non bestemmiare, non lasciare il palazzetto sporco. Piccolo cose, semplici, anzi normali, ma che è giusto fare. A maggior ragione quando hai sul petto e sulla schiena la scritta “Italia”, perché stavamo rappresentando il nostro Paese. Innanzitutto io non ho scritto questo post per sollevare un caso. Poi non va dimenticato che, prima di uno sportivo, io sono una persona. Molta gente, questa cosa, se la dimentica, ma noi siamo persone oltre che sportivi. Come tutti, sono cresciuto con episodi che hanno segnato la mia vita. Uno di questi è proprio quello che racconto nel post su Facebook. Eravamo in gita con la scuola elementare, andavamo a visitare il Parlamento. Il portiere, all’ingresso, distribuiva le cravatte per chi non l’aveva portata, anche se eravamo vestiti in maniera elegante. Quel gesto mi ha segnato, ha avuto un grande impatto su di me. Era una visita nel luogo principe della democrazia nel nostro Paese, e noi dovevamo rispettare il luogo che ci accoglieva“.