Come riporta la Gazzetta di Modena, Julio Velasco sta partecipando all’iniziativa della FIPAV Modena con lezioni in video per i pallavolisti inattivi: “Di mai vissuta, purtroppo, c’è la situazione generale. Sembra un film. La avvicino all’inizio di una stagione della Nazionale: entusiasmo a mille nel seguire le consegne nella prima settimana, qualche flessione nella seconda, dalla terza diventa decisivo tenere duro e solo chi ci riesce arriva in fondo. Il difficile, insomma, comincia adesso. Ma è importante continuare a farlo, anche a casa. Fosse solo perché produce endorfine, che sono un anti-depressivo. Aiutano a stare meglio. Lo sport perde la sua funzione. Come musica e arte, è spettacolo che diverte, svaga, fa pensare meno ai problemi. Magari ci farà riflettere su altro, adesso. A quante volte ci siamo lamentati per nulla e di quel poco che ci manca. Spero che questo “allenamento” ci faccia apprezzare di più il tanto e il bello che abbiamo, ci renda più forti ed orgogliosi. [Andrà tutto bene] Va bene solo dirlo ai bambini. Agli adulti dev’essere chiaro che saremo solo noi a farlo andare bene. C’è ancora qualche fenomeno in giro, c’è un focolaio di negazionismo che persiste. Adesso è tutti contro il virus. Con gli sportivi che, abituati come sono, devono essere guida e punta di diamante nel giocare e vincere questa partita. Sviluppando l’agonismo contro i propri limiti. Paure, noie e abitudini da cambiare che siano. Combatterli tirandoli fuori da noi, mettendogli una maglietta diversa dalla nostra. E giocandoci contro per batterli. Fare cose diverse. Leggere, sentire musica, vedere film, chiacchierare di più. In generale usando bene il tanto tempo a disposizione. Per gli atleti, ad esempio, potrebbe essere l’ora di prepararsi al momenti in cui smetteranno. È un argomento delicato, non c’è mai tempo per fermarsi e affrontarlo. Ora si può. Magari imparando l’inglese, studiando computer o cucina, coltivando un hobby trascurato“.
Alla domanda se davvero sembra di viviere una guerra, lui che ha vissuto la dittatura argentina, risponde: “Esagera. Facciamo parlare i nonni che sono stati al fronte. Oppure chi è in fuga dalla Siria e dall’Iraq, chi è arrivato sui barconi. Gente alla mercé della guerra, della povertà e ora anche del virus. Piano con le parole, noi restiamo dei privilegiati. Ho sempre avuto grande fiducia negli italiani. Fin da quando, sportivamente, ero forse l’unico. Siamo quelli che quando le cose vanno bene si lasciano un po’ andare, ma nelle difficoltà vere vengono sempre fuori alla grande, come negli ultimi due Mondiali di calcio vinti partendo da situazioni disastrose. Ci vedono così all’estero anche perché siamo i primi a crederci. Il salto di qualità, adesso, sarebbe dare il meglio non solo quando siamo al limite. E, lontani, delle emozioni attuali, riflettere sulle vere priorità , che devono rimanere sanità ed educazione, e sui tagli fatti. Lo stesso vale per Cina e Russia, si può essere sicuri? Esercizio inutile. Mi concentro sull’Europa e noto che, come da noi, sta emergendo forte l’orgoglio nazionale. Non mi sembra una brutta cosa, anzi. Ma mi chiedo anche se, per uscirne, non sia doveroso e imprescindibile pensare più in termini europei e addirittura di razza umana in generale. Ci sono due problemi oggettivi: qualificazioni ancora da fare e data dei Giochi abbastanza vicina. Sarebbe il simbolo tangibile di un vittori parziale, ovviamente tenendo come obiettivo prioritario la salute di tutti. Se mi dicessero ora di ripartire ad aprile non lo troverei serio, se fosse giugno potrei crederci. Per lo sportivo, ma anche per l’uomo in genere, è molto difficile fare ua corsa senza un traguardo concreto“.