Come riporta la Gazzetta di Modena, Vettori ha rassicurato tramite un lungo post su Facebook circa le sue condizioni fisiche dopo la caduta in scooter e ha salutato Trento: “In montagna, come noto, si comincia a respirare. E potrebbe capitare di scoprire che non si è mai imparato davvero nel proprio modo. Lo si scopre tendenzialmente lungo il sentiero, arrancando, imprecando e misurando il proprio desiderio di arrivare in vetta. Da quando sono arrivato a Trento ho in effetti iniziato a prendere dimestichezza con il respiro. Trento è una città profonda, dentro una valle profonda: il suo è un respiro lungo. Ogni tanto si riemerge sulla cima dei monti, ogni tanto si resta in basso, sul fondale, indicando le vette di cui s’imparano i nomi, indovinando il corso del sole. Quello che Trento mi ha donato è stata la vertigine di un’aria indimenticabile – una consapevolezza nuova e segreta: il respiro di chi crede nella propria forza e nella propria autonomia. Con gli altri è più bello, ma anche da soli si può. Il Mio respiro. Mi torna in mente che nel 2018 in Trentino (e non solo) c’è stata una tempesta: un vento spaventoso ha spazzato via interi boschi, sradicando e rivoltando la geografia di quei luoghi. La tempesta di Vaia. Ricordo quel pomeriggio di ottobre. Un vento caldo, malsano, irrequieto muoveva le chiome davanti alle finestre della mia abitazione a Trento. Per qualche istante ho avuto paura. E similmente in questa primavera un’aria molesta, (qualcuno l’ha chiamata abilmente mal’aria) sotto forma di virus sottile, ci ha resi immobili, ha tolto non poca speranza, ha dato qualche nuovo pretesto, ha imposto il vuoto tra i corpi. E ci ha rubato il respiro, lo ha proibito. Il percorso di lavoro iniziato a Trento non ha trovato la sua fine. Non ho salutato i miei compagni di squadra. Non abbiamo avuto un ultimo giorno. L’aria molesta ci ha privati dell’ultimo saluto, di un ultimo fiato urlato insieme. “In primo luogo imparò a pulire i tronchi dalla corteccia con l’apposito ferro lungo e stretto, semicurvo; imparò anche i rivoli nascosti dove da sempre boscaioli e pastori si recavano a prendere l’acqua per le loro necessità; e come accendere il fuoco anche sotto la pioggia… Imparò anche i versi degli animali del bosco all’avvicinarsi del temporale; e il variare delle stagioni osservando il comportamento degli uccelli e il trasmutare degli alberi; a distinguere le bacche buone dalle velenose; a sapersi curare ferite o contusioni con la resina e la creta. (Mario Rigoni Stern). Grazie, a presto“.
Modena Volley – Gazzetta di Modena, Vettori: “Nulla di grave, presto sarò di nuovo in sesto”
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