Dopo cinque sfide di campionato e a oltre un mese dall’esordio ufficiale, siamo giunti a un punto della stagione in cui si iniziano a delineare alcuni dei tratti caratteristici del nuovo Modena di Crespo. Nonostante i risultati alterni, l’allenatore argentino è riuscito nel giro di pochi mesi a imporre a fuoco il suo marchio sul gioco dei canarini, che, rispetto al calcio speculativo messo in mostra negli anni scorsi, è diventato decisamente più propositivo e frizzante. La vittoria contro il Lanciano posiziona i gialli all’undicesima posizione in classifica, frutto dei 6 punti conquistati nelle prime cinque uscite, ma soprattutto deve fungere da trampolino di lancio per catapultare Galloppa e compagni nelle zone più nobili di classifica. In questo inizio di stagione il Modena ha fatto vedere buone cose in tutte le uscite ufficiali, ma a fronte di una considerevole mole di gioco prodotta non è mai riuscito a capitalizzare completamente sulle occasioni avute, fattore che assume maggior rilievo considerando la prossima, prolungata assenza di Granoche.
Durante la preparazione Crespo ha dichiarato di ispirarsi a modelli quali Ancelotti, Bielsa e Mourinho, nomi altisonanti, certo, ma i cui principi possono essere applicati -in diversa misura- a qualsiasi livello, al Santiago Bernabeu come sotto la Ghirlandina. Il tutto per rispondere a una semplice domanda: Come gioca il Modena di Crespo?
PRESSARE ALTO
La linea di demarcazione che separa più nettamente la gestione Crespo da quelle precedenti è, a mio avviso, l’utilizzo sistematico del pressing. L’implementazione di un sistema di pressione alta da parte dell’allenatore di Florida è il primo, chiaro e definitivo segnale di un cambio di rotta per il Modena. L’idea di fondo è decisamente semplice: recuperare palla vicino alla porta avversaria. Molto semplice, ma potenzialmente devastante, specialmente in un campionato come quello di Serie B dove le qualità tecniche mediamente limitate rendono difficile un’uscita pulita del pallone dalla difesa. Le due immagini (cliccare sopra per ingrandire) fanno riferimento alle partite con Vicenza e Cesena, e testimoniano abbastanza chiaramente gli intenti dei canarini; la metà campo avversaria è occupata con lo stesso numero di uomini degli avversari in possesso, la circolazione di palla viene orientata verso un lato (generalmente le fasce laterali), da quelle zone si tenta il recupero palla, e con pochi passaggi verticali si cerca di arrivare alla conclusione. In questo gigantesco sistema di 1 vs 1 diventa dunque fondamentale vincere i duelli individuali, circostanza che puntualmente di verifica nei casi in esempio: col Vicenza Luppi ruba palla sul passaggio in orizzontale e crea una delle più pericolose occasioni della partita dei gialli, a Cesena Sakaj vince il contrasto con Perico e sullo sviluppo dell’azione arriverà un cross pericoloso di Rubin.
Ma se tutto funzionasse alla perfezione a questo punto non staremmo parlando di una squadra che naviga a metà classifica e che, ad eccezione della sfida con il modesto Tuttocuoio, non è ancora riuscita a segnare più di una volta nell’arco dei novanta minuti. In primo luogo l’utilizzo di un pressing così intenso impone un grande sforzo, prima mentale che fisico, difficile da mantenere lungo tutto un campionato estenuante come quello di B; già nella seconda immagine si nota come la distanza tra Nizzetto e Cascione non sia ideale, un passaggio al centrocampista cesenate (difficile ma non impossibile) consentirebbe ai romagnoli di superare la prima linea di pressione e affrontare il resto della squadra gialloblu con tanto campo da attaccare. Questo “disordine” che in alcuni casi caratterizza il pressing del Modena è ancora più evidente nella terza immagine, ancora una volta tratta dalla sfida di Cesena: quattro canarini vengono attratti dalla palla, la densità che ne deriva costringe il centrocampista bianconero al lancio lungo, che viene facilmente fatto preda della difesa modenese. Risultato: la palla viene comunque recuperata dai gialli, ma in una zona -la propria trequarti-, che li costringe a dover risalire per 60 metri di campo con tutto il blocco del Cesena a protezione della porta, con tutte le difficoltà che ne conseguono. Il che ci porta direttamente al prossimo punto.
GIOCO VERTICALE
Sui binari degli allenatori cui ha detto di ispirarsi, la fase offensiva voluta da Crespo è decisamente verticale. Che si tratti di costruzione dal basso o dalla trequarti avversaria, l’obbiettivo del Modena è quello di ricercare le punte velocemente (anche a costo di “lanciare lungo”), ed accompagnare con il resto della squadra per evitare che le distanze aumentino troppo nel caso si perda il pallone. In questa sistema di gioco i centrocampisti devono essere più votati all’appoggio/incursione che al palleggio, come tesimoniano le due immagini di cui sopra. La prima fa riferimento alla sfida di Cesena, e mostra chiaramente alcuni dei principi di Crespo: il centro del campo viene “svuotato”, le distanze si ampliano e non c’è ricerca dell’uomo tra le linee. L’obbiettivo di questa struttura è quello di creare una superiorità numerica in zona laterale, dove il terzetto formato da Mazzarani, Luppi (fuori inquadratura) e Stanco, occupa un’area difesa dal solo Perico (anch’egli fuori inquadratura): Cionek cercherà la testa di Stanco e anche se il 3 vs 1 non porta a risultati evidenti, è indice delle idee che muovono uomini e palla nel gioco voluto dal mister argentino. La seconda immagine sottolinea ulteriormente quest’attitudine diretta e verticale anche quando, a differenza del caso precedente, l’azione parte da zone più avanzate. Mazzarani riceve palle e cerca immediatamente il taglio in profondità di Sowe, senza attendere che il resto della squadra riordini le posizioni, la seconda palla viene raccolta da Stanco e sul rimpallo che ne consegue lo stesso Mazzarani, che aveva seguito l’azione, arriva al tiro, bloccato da Casadei. Vale la pena notare come le idee di gioco rimangano le stesse al di là dei moduli– a Cesena, dopo l’uscita di Granoche, il Modena passa a un 4-3-3 molto fluido, mentre col Lanciano si dispone con le due punte in un classico 4-4-2. Molti dei problemi che il Modena sta affrontando risiedono nel fatto che questa strutturazione non possa prescindere dalle capacità dei singoli: capacità di Cionek di trovare la testa di Stanco, capacità di Stanco di indirizzare la sponda e capacità di essere pericolosi una volta raccolta la seconda palla. Le qualità della squadra canarina sono tutto sommato nella norma, e, limitatamente a questo tema, mi sembra ingiusto pretendere di più dai ragazzi di Crespo (al netto di una precisione in zona gol che deve assolutamente migliorare).
COMPATTEZZA (?)
Quello che, a mio avviso, è dal punto di vista tattico il più grosso difetto di questo inizio di stagione è la compattezza, sia in termini orizzontali (distanza tra i due giocatori esterni di una stessa linea), che in termini verticali (distanza tra le linee); per quanto visto finora, il Modena di Crespo è una squadra che tende a correre molto e rende le partite un avanti e indietro continuo per tutto l’arco dei novanta minuti. In questo scenario, le distanze (specialmente quelle tra i reparti) tendono ad allungarsi, e si vengono a creare quegli spazi dove gli avversari più creativi possono banchettare. Le tre immagini, tratte dalle sfide con Sassuolo, Teranane e Lanciano, evidenziano sia la propensione dei gialli a dilatare eccessivamente gli spazi, sia come il problema sia rimasto quasi immutato dall’inizio della stagione. Ad eccezione della sfida col Sassuolo -in cui il livello troppo superiore dell’avversario impedisce di poter essere usata come riferimento-, il Modena non ha ancora subito gol come diretta conseguenza di questo errore (in realtà i gialli hanno concesso reti quasi esclusivamente da calcio da fermo, altro elemento che varrebbe la pena valutare). Ma se anche una goccia può scavare la roccia, non mi stupirei di vedere il Modena soffrire queste situazioni anche nelle prossime partite, a meno che lo staff tecnico canarino non riesca a trovarvi rapidamente una soluzione.
CONCLUSIONI
Per quelle che erano le attese e dopo gli strascichi dello scorso anno, l’inizio di stagione del Modena non si può che definire positivo: la squadra sta assorbendo i dettami del nuovo allenatore, il gioco espresso è nel complesso gradevole e le due vittore arrivate negli ultimi minuti testimoniano la misura in cui tutta la squadra si sia calata nel progetto. La scarsa precisione sotto rete e l’infortunio occorso al Diablo hanno frentato leggermente l’avvio di stagione canarino, ma con l’innesto di Galloppa (giocatore, senza mezzi termini, di un’altra categoria) e una ritrovata vena realizzativa delle altre punte la squadra ha la possibilità di fare davvero buone cose. D’altronde, come dichiarato dallo stesso Galloppa, in un campionato come quello di Serie B la distanza tra le prime otto e la zona retrocessione è veramente esigua, e se non altro il Modena ha una buona base su cui partire. Perchè molto prima dei soldi, nel calcio, contano le idee.