Questo l’articolo di ieri sera su www.gazzettadimodena.it:
CARPI. Spunta il nome della ditta carpigiana d’abbigliamento Gaudì Trade di via Nobel nell’ambito di un’inchiesta di 24 procure su un giro internazionale di denaro per recuperare fondi neri nell’ambito della Formula 1. Il nome dell’azienda, che per anni ha investito in questo sport, viene tirato in ballo da Nicolas Todt, figlio del presidente della Fia (Federation Internationale de l’Automobile), Jean Todt. Il caso è stato sollevato da un’inchiesta di Repubblicache rende noto come Todt jr sia stato ascoltato dagli inquirenti in qualità di manager di molti piloti, tra i quali Felipe Massa, Pastor Maldonado e fino al 2015, Jules Bianchì. La questione ruota intorno a un’indagine partita dalla procura di Monza che ha il compito di investigare le zone d’ombra del “sistema” su cui poggia lo sport che da sempre attrae investimenti molto alti. Sistema che sarebbe stato replicato anche in altri Paesi europei che ospitano i gran premi.
L’inchiesta – svela Repubblica – viene aperta nel 2012 a Monza per una questione relativa all’Autodromo e in breve tempo viene allo scoperto un’ampia gamma di situazioni illegali: valigie piene di contanti e bonifici quantomeno “strani”. Passano mesi e le indagini si dividono in più filoni come quello sul sistema di riciclaggio e creazione di fondi neri all’estero, quello internazionale.
Quando Jules Bianchì, pilota scomparso nel 2015, “guidava la monoposto del team Marussia, fu sponsorizzato da Gaudì Trade, società attiva da vent’anni nel settore moda, in una triangolazione di contratti che passò per la Profilexi, una delle scatole vuote londinesi. E però quel contratto da 1 milione e 250mila euro per il casco, secondo i finanzieri, è gonfiato”.
Nelle carte dell’inchiesta si legge che “lo ha ammesso anche Nicolas Todt – che nell’indagine appare come testimone e manager, appunto di numerosi piloti tra cui Jules Bianchì – Il costo sostenuto (…) è spropositato in quanto Bianchì era un pilota giovane e la Marussia il team più piccolo della Formula 1. In base alla mia esperienza, con questo importo in Formula 1 si riesce a mettere il marchio di uno sponsor sul musetto della macchina. Il marchio di Gaudì messo sul casco avrebbe potuto avere un valore di mercato tra i 50 e i 100mila euro”.
Interpellato dalla Gazzetta, Stefano Bonacini, fondatore e titolare di Gaudì, dice «di non sapere nulla della vicenda. Abbiamo investito in Formula 1, certo, ma ormai abbiamo smesso almeno da sei anni. Dal 2011, credo. E non me ne occupavo direttamente: il compito era affidato a un’addetta marketing di Milano che non lavora più nella mia azienda dal 2014».