di Tommaso Turci
foto da echeion.it
“Al lupo! Al lupo!” Chi non conosce la celebre favola del pastore di Esopo?
Mancano una manciata di minuti alla fine della ripresa del quarto di finale mondiale tra Brasile e Colombia, il “pastore Neymar” subisce un’entrata da tergo da Zuniga e finisce a terra dolorante; l’azione prosegue ma il numero 10 non dà segni di ripresa, come al solito…
Nessuno immaginava che il talento ex Santos fosse realmente sofferente anche dopo l’ingresso della barella, visti i precedenti da simulatore professionista. Nessuno immaginava e invece.. “Questa volta mi sono rotto sul serio! Credetemi!” avrà pensato tra sé e sé il giocatore della Selecao steso sul prato di Fortaleza dopo il colpo subito. Questa volta sì!
Qualche mese fa, il simbolo della nazionale brasiliana fu accusato di poca sportività addirittura da “O Rei” Pelè, il quale non nascose il suo disappunto nel vedere una delle icone del calcio moderno accentuare le cadute e simulare in quel modo sotto gli occhi del mondo.
Il fenomeno “Neymar Junior” nasceva, a livello mondiale, nella scorsa edizione della Confederations Cup. La sua onestà in campo fu messa in forte discussione dalla stampa dopo la partita contro gli azzurri, nella quale il fantasista dimostrò non solo di avere numeri da fuoriclasse, ma anche di saper fare voli plateali su modesti interventi avversari. Da quella competizione internazionale cominciarono a piovere critiche su quello che stava per diventare il nuovo attaccante del Barcellona, l’astro nascente del calcio verdeoro.
In Europa, fin dal momento del suo arrivo, Neymar fu accompagnato dall’etichetta di “tuffatore”. L’esordio nel campionato spagnolo, molto più fisico rispetto a quello brasiliano, e le accuse di allenatori ed avversari non hanno portato i risultati sperati. Nonostante i recenti attacchi di Mourinho e del collega uruguaiano Godin, anche in questa edizione mondiale, il classe ’92 si è dimostrato un irritante simulatore.
Proprio come nella favola di Esopo, nessuno ha dato peso allo scontro tra il terzino del Napoli ed il fantastista verdeoro. Il risultato della ginocchiata di Zuniga è stato invece micidiale per Neymar: frattura della terza vertebra lombare e addio alla Coppa del Mondo. Il simbolo del calcio sudamericano ha visto svanire il sogno di giocare una finale Mondiale nella terra dove tutti lo amano.
“Chi dà sempre falsi allarmi, non è più creduto quando dice la verità”, questa è la morale della storia. Se è vero che gli infortuni fanno crescere prima come uomini e poi come sportivi; allora questa batosta deve servire da lezione per far diventare il fantasista del Barcellona un vero campione. Recuperare dall’infortunio deve essere il primo obiettivo, togliersi quella maledetta etichetta il secondo.