Trent’anni trascorsi tra il campo, la panchina e gli spogliatoi, inseguendo una passione che ha sempre richiesto sacrificio, tempo e umiltà. Enrico è stato e continua ad essere un importantissimo punto di riferimento per tutto il calcio dilettantistico modenese, recentemente si è rimesso in gioco alla San Michelese nel ruolo di Direttore Tecnico. La sua fama e la sua grandissima esperienza lo hanno abbondantemente preceduto in questo suo grande ritorno a casa di cui ci ha parlato anche Maurizio Pistoni, Direttore Generale della squadra sassolese.
Enrico, dopo tanti anni nel calcio dilettantistico, come lo definirebbe?
“Secondo me il calcio è cambiato molto in questi anni, si è trasformato per così dire. Sicuramente una cosa è certa, il calcio dilettantistico è migliorato rispetto a quello dei professionisti perché proprio quest’ultimo è diventato troppo un calcio d’immagine legato ai soldi e al business. Nel frattempo invece il calcio dei dilettanti è cresciuto ed è rimasto più genuino e autonomo, non perdendo molto del suo vecchio spirito.”
Dunque secondo lei, qual è l’aspetto più importante del calcio di provincia?
“A mio avviso l’aspetto più importante l’ho trovato proprio qui alla San Michelese, il settore giovanile. E’ la linfa vitale per questo tipo di società e in questo tipo di campionati, permette di costruire le prime squadre a costi bassissimi senza ricorrere a campagne acquisti onerose che le squadre di oggi fanno molta fatica a permettersi.”
Qual è stata la sua esperienza più significativa?
“Io dal calcio ho avuto tanto, ogni stagione ha la sua storia. Promozioni, retrocessioni ed esoneri sono tutte cose a cui purtroppo o per fortuna sono stato abituato. Credo però che la gioia più grande, dove ho raccolto più soddisfazione, sia stata a Fiorano in un finale di campionato, nel quale riuscimmo a salvarci all’ultima giornata.”
Cosa significa essere allenatore in queste categorie?
“Significa fare tanti sacrifici, significa togliere tempo a te stesso e alla tua famiglia. Devi essere pronto ad affrontare una carriera dove ci saranno più delusioni che soddisfazioni, ma se è presente una grande passione tutte le amarezze si riescono a superare in nome del calcio e dello sport. Infine penso che l’umiltà sia un’altra grande componente nel carattere e nella personalità di un mister di provincia, che per far bene deve necessariamente rinunciare alla gloria personale e alla fama.”
Di conseguenza quali responsabilità implica essere un dirigente?
“La responsabilità di essere un dirigente consiste nel confronto con gli altri dirigenti della società. Devi essere rispettoso, poco invadente e continuare a svolgere il tuo lavoro con dedizione e umiltà, anche a certi livelli.”
Cosa ne pensa di questa sua nuova avventura?
“Sono ancora scosso in realtà, 5 vittorie in queste prime giornate è un risultato di certo molto inaspettato. l’Obiettivo rimane sicuramente la salvezza per poter avere ancora più tempo per inserire nuovi giovani in prima squadra. Cercheremo sempre di imporre il nostro gioco e di giocarcela contro qualsiasi avversario. Questo è un ambiente che conosco da molti anni, prima come allenatore e adesso come dirigente, penso che mi troverò benissimo considerando il fatto che molte persone con cui lavoro adesso erano mei giocatori qualche anno fa.”
Adesso una domanda molto personale, perché ha fatto tutto questo?
“Questa è una bella domanda, la mia storia è stata un susseguirsi di cose. Il calcio per me dal ’75 ad oggi è qualcosa di fondamentale e di immancabile. La risposta può apparire banale, ma ho sempre fatto tutto ciò che fatto in nome della mia grande passione e dell’amore che nutro verso questo meraviglioso sport.”
Per concludere, cosa consiglia ai giovani dilettanti di oggi?
“Consiglio di avere tanta pazienza perché il vostro turno arriverà e se siete nella società giusta non tarderà ad arrivare. Serve tanta umiltà e costanza negli allenamenti, ma soprattutto nel calcio moderno bisogna farsi trovare sempre pronti perché non c’è più il tempo e la voglia di aspettare come una volta. “
Adesso passiamo la palla al DG della San Michelese, Maurizio pistoni, il quale ha rilasciato qualche dichiarazione per noi in merito al ritorno di Pifferi e alla situazione attuale della sua squadra.
Maurizio, cosa ne pensi dei vostri giovani che hanno già esordito o che dovranno debuttare a breve in prima squadra?
“Abbiamo degli ottimi ’99, di cui uno ha già debuttato in questa stagione, penso che siano un’annata promettente per noi. A dimostrazione del valore del nostro vivaio ci sono altri due giovani, Falanelli e Brancolini, che abbiamo ceduto recentemente in prestito a Castelvetro e Rosselli Mutina. Devo dire che tutta la società ed il sottoscritto siamo molto soddisfatti della crescita del nostro settore giovanile.”
Prima abbiamo parlato di un inizio inaspettato per la San Michelese, lei cosa ne pensa?
“L’obiettivo principale per noi resta quello di mantenere la categoria, però non credo che questi risultati siano una novità. Già dall’anno scorso io credevo e continuo a credere che questa squadra possa ambire ai primi 5 posti.”
Infine, perché avete voluto fortemente il ritorno di Pifferi?
“Innanzi tutto perché è un amico e perché conosce questo ambiente alla perfezione. In secondo luogo perché è una persona molto equilibrata, esperta che di calcio ne mastica parecchio, credo che ci vorrebbe un uomo come lui in ogni società. E’ a tutti gli effetti un dirigente completo.”