“E’ caduto il muro di Berlino, può cadere anche quello del Cesena”. Con questa massima, forse casuale forse no, Walter Novellino ha reso alla perfezione l’idea di ciò che aspetterà il Modena anche mercoledì al Manuzzi. Undici uomini dietro la linea del pallone e uno schermo umano davanti alla porta di Agliardi per contrastare le avanzate canarine così come è stato ieri sera, quando spesso e volentieri Cascione retrocedeva tra i due centrali e gli esterni D’Alessandro e Defrel diventavano i due terzini. E’ dura, durissima perforare una barriera del genere senza i tuoi attaccanti di peso e di massimo valore, Babacar e Granoche, anche perché Bisoli non è certo la simpatia fatta a persona, ma ha il merito di aver costruito meccanismi difensivi di una solidità disarmante. Fra i mille infortuni da una parte e dall’altra c’è stata anche la fortuna, comunque, che ha privilegiato i romagnoli. E’ vero che sono e sono stati tanti gli uomini fuori tra le loro file, ma se a parti invertite il Modena avesse avuto a disposizione uno dei suoi punti di riferimento e, magari, un altro paio di assenze sparse per il campo, mentre di contro il Cesena avesse dovuto rinunciare a Defrel, D’Alessandro e Marilungo forse le cose sarebbero andate diversamente.
Non è tempo e non è giusto, però, recriminare su queste situazioni. I canarini quest’anno ed anche ieri hanno dato dimostrazione di saper gettare il cuore oltre l’ostacolo e dalla loro parte, probabilmente, c’è una condizione fisica che, seppur forse non al top, è decisamente migliore di quella degli avversari. I bianconeri hanno dato dimostrazione di aver speso tanto in stagione e sull’espulsione di Gagliardini hanno alzato bandiera bianca di fatto tutti i tre interpreti offensivi, mentre Cascione già da tempo era alle prese con i crampi ed è stato sostituito. Ecco peché la similitudine utilizzata da Novellino è più azzeccata che mai. Il muro di Berlino è stato qualcosa di solido ed indistruttibile fino al momento del suo crollo. Allo stesso modo il Cesena ha retto bene fino alla fine, ma se al Manuzzi i gialli riuscissero a trovare quel gol che non hanno trovato nei due match al Braglia tutto cambierebbe. La stanchezza nelle gambe dei romagnoli diventerebbe ancor più pesante e quando cade un muro, di solito, lascia anche tante macerie. Ecco perché bisogna crederci, ecco perché un solo gol può spalancare la strada ad un’impresa che oggi appare complicata per usare un eufemismo, ma che forse così non è. Serve una spallata e la sconfitta del Braglia non pregiudica nulla. Ad ogni modo, se quella di ieri dovesse essere stata l’ultima stagionale al Braglia, non si può che applaudire questi ragazzi che nella fortuna e sfortuna hanno sempre dato tutto quello che avevano in corpo e dato fondo a tutte le loro possibilità.
Modena, il muro del Cesena come quello di Berlino. Se lo abbatti restano le macerie
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