Foto Vignoli per www.modenafc.net
Il Modena ha disputato poche partite dall’inizio della stagione, ma nonostante il campione limitato, si possono già iniziare ad analizzare le prime idee che pervaderanno il gioco dei canarini. Le considerazioni che seguono si basano soprattutto sui due test più probanti giocati finora dai gialli, quello col Chievo e quello di ieri sera con il Monza. Mister Novellino ci ha abituato a un calcio camaleontico, studiato in funzione dell’avversario di giornata, ma quest’anno sembra che il vento sia cambiato e dobbiamo attenderci un Modena abbastanza diverso.
Partiamo dal modulo: nel calcio moderno definire la disposizione tattica di una squadra con un solo modulo è quantomeno superficiale e la squadra canarina non è un’eccezione. Quasi tutte le squadre al giorno d’oggi si dispongono in modo diverso a seconda del possesso, della situazione di punteggio e di determinate circostanze tattiche, di conseguenza affibbiare un singolo modulo a questo Modena, non è un buon metodo per descrivere quello che effettivamente succede sul rettangolo di gioco. Ciò che si può dire dunque sui canarini è che, come considerazione generale, in fase di non possesso si dispongono con un classico 4-4-2, mentre quando controllano la sfera, gli esterni di centrocampo (due tra Acosty, Nizzetto, Luppi e Signori) si alzano sulla linea degli attaccanti, andando a formare un 4-2-4 di contiana memoria.
La squadra di Novellino nella stagione ventura dovrà risolvere il dilemma del possesso: l’undici gialloblu è semplicemente troppo forte per lasciare il possesso sempre agli avversari, ma al contempo non è dotato degli uomini adatti a garantire una politica di gestione della palla pura. Schiavone è l’unico palleggiatore puro tra gli uomini di Novellino (ed è dunque sempre il primo bersaglio del pressing avversario), ma la necessità di affiancargli un centrocampista più dinamico e muscolare (uno tra Salifu e Osuji generalmente) priva la manovra di un secondo costruttore di gioco; se consideriamo inoltre presenza di esterni abbastanza profondi, e poco inclini a venire a giocare dentro al campo senza palla, e di due terzini non ancora in condizione per sovrapporsi, la naturale conseguenza è l’utilizzo ripetuto della palla lunga. Quella long ball che tanto piace agli inglesi, al contrario di quanto la maggior parte della gente pensi, non rappresenta il male del calcio, ma è semplicemente un modo (non molto appagante dal punto di vista estetico) di servire le punte. Ad onor del vero, se i tuoi due attaccanti si chiamano Granoche e Ferrari, la palla lunga è uno dei modi migliori per massimizzare le loro qualità e per questo non può essere rifiutata a prescindere. Nelle partite in cui i due punteri hanno giocato assieme, generalmente la manovra partiva col lancio di uno dei centrali di difesa alla ricerca della testa di uno dei due, mentre l’altro gli agiva in verticale cercando di sfruttare la torre del compagno. La presenza dei due esterni di centrocampo molto larghi sulla loro linea, costringeva le difese avversarie a rimanere spalmate su tutta la larghezza del campo, consentendo alla coppia Granoche-Ferrari di potersi giocare un due contro due contro i centrali difensivi.
Le cose cambiano radicalmente quando in campo c’è Beltrame al posto di uno dei due attaccanti (spesso Ferrari): il talento classe ’93 è a suo agio alle spalle di una punta e offre molte più soluzioni tattiche alla squadra gialloblu. Anche lui può raccogliere la sponda di Granoche, ma al contrario di Ferrari è in grado di ricevere palla tra le linee, girarsi e puntare la porta con un’incursione personale o un’imbucata per il compagno. Offre molte più linee di passaggio a centrocampisti e difensori ed è un palleggiatore infinitamente superiore all’attaccante trentino, ma sull’altare della fantasia si sacrificano forza fisica e attacco della profondità. Nel complesso la manovra sembra molto più fluida quando il trequartista scuola Juve è sul terreno di gioco, e personalmente non mi stupirei se il suo inserimento diventasse da opzione da utilizzare in corsa, una soluzione tattica dal primo minuto.
Questo abbozzo di analisi si basa sull’osservazione di poche partite di inizio stagione, in cui condizione e automatismi sono ancora lontani dall’ottimale (come sottolineato più volte dagli stessi giocatori qui), ed è più che lecito che molti di quei difetti finora evidenziati possano trovare la loro soluzione.
Passando alla fase di non possesso si evidenziano le cose migliori fatte finora da questo Modena; zero gol presi tra Formigine, Chievo e Monza e una generale solidità difensiva che non può che far ben sperare i tifosi gialloblu. Quando la truppa di Novellino, come successo nella sfida col Chievo, lascia il pallone agli avversari e si chiude, tende comunque a tenere la linea abbastanza alta e non ha paura di fare uscire i centrali anche molto lontano dalla porta per accorciare sugli attaccanti. La squadra è molto ordinata e compatta e in questo caso forma un vero e proprio 4-4-2, con gli esterni che fino ad ora si stanno dimostrando molto propensi al sacrificio (unica eccezione è Acosty, non sempre attento in ripiego, come sottolineato da Novellino durante il post partita di ieri).
Molto più interessante è vedere come il Modena tende a cacciare il pallone quando perde la sfera molto alta sul campo, circostanza che si verifica principalmente nelle partite in cui i canarini hanno il pallino del gioco, come accaduto col Monza. Sono i centrocampisti centrali in questi casi a dettare i tempi del pressing, aggredendo rapidamente il portatore di palla fino all’area avversaria e dandosi copertura a vicenda, in attesa che gli esterni di centrocampo tornino a formare la linea. Se Schiavone e uno tra Osuji e Salifu riescono a recuperare direttamente la sfera, partono quei contropiedi corti negli ultimi trenta metri, che per quello che si è visto finora restano la migliore soluzione offensiva dei gialli; se invece questo primo pressing non porta alla riconquista del possesso, generalmente da quantomeno il tempo alla squadra di riposizionarsi sotto la linea della palla. Tutto questo processo è favorito da una linea di difesa ancora una volta molto alta sul campo, con Zoboli e soprattutto Cionek in grado di accorciare velocemente in avanti e per nulla spaventati dalla possibilità di giocarsi degli 1 contro 1 molto lontano dalla porta.
Il campione di partite finora disputate e lo scarso rodaggio di uomini e schemi non consente di estrarre delle verità assolute su questo Modena, ma è sufficiente per provare a intuire quali sono i principi che la squadra di Novellino seguirà in questa stagione. Ci sono alcuni difetti da sistemare, ma con una condizione migliore e del tempo per lavorare potranno essere limati, il futuro è tutto dalla parte dei canarini.