La quinta giornata del campionato cadetto è ormai alle spalle, e come accaduto in due delle quattro occasioni precedenti, ha lasciato il Modena con un punticino che “issa” i gialli di Novellino al quindicesimo posto in classifica, in virtù dei sei punti ottenuti. Il pareggio col Perugia non ha fatto che confermare un trend che già dalle prime partite si stava delineando chiaramente: il Modena concede pochi gol (e occasioni), ma fatica terribimente a creare gioco. Quali sono le cause della carestia offensiva della truppa gialloblu? Cosa può e deve fare Novellino per porvi rimedio? A che punto della parabola di crescita si trova la squadra canarina? La sfida con la capolista ha riservato alcuni interessanti spunti tattici che vale la pena analizzare.
Partiamo dal modulo; come accaduto in buona parte di questo inizio di stagione, in fase di non possesso la banda di Novellino si schiera in campo con un 4-4-2 abbastanza classico. L’immagine non è delle migliori (per ingrandire, cliccare sopra l’immagine), ma si possono comodamente individuare le tre linee disposte in maniera molto ordinata.
Le idee di Monzon sembrano abbastanza chiare: la squadra deve rimanere corta tenendo la linea abbastanza alta ed evitando così di schiacciarsi al limite della propria area di rigore. Allo stesso tempo, una pressione sulla palla non ossessiva permette ai difensori centrali del Perugia di giocare la sfera con relativa tranquillità; l’obbiettivo evidente di questa soluzione è quello di evitare il primo passaggio facile in direzione dei centrocampisti (Taddei su tutti nella partita di martedì), costringendo i difensori umbri a scavalcare il centrocampo alla ricerca diretta delle punte.
In situazione di possesso invece, la squadra di Novellino ha alternato due diverse soluzioni: se il primo giro-palla permetteva una ricezione abbastanza comoda di Schiavone, i due esterni di centrocampo si alzavano sulla linea delle punte per andare a formare un vero e proprio 4-2-4, come testimoniato dall’immagine che segue. Ancora una volta la qualità non è eccelsa, ma si può facilmente notare come l’avanzata di Nizzetto e Nardini sulla linea degli attaccanti costringa i due esterni del Perugia (che giocava con un 3-5-2) ad abbassarsi sulla linea dei difensori.
Come accennato sopra, questa circostanza (che se interpreto bene l’idea del tecnico campano dovrebbe essere cercata con più continuità), richiedeva un consolidamento del possesso che il pressing del Perugia raramente concedeva; nella maggior parte dei casi, infatti, l’aggressione portata da Taddei e soci alla coppia Schiavone-Salifu costringeva la manovra canarina a ripartire dai difensori centrali, con tutte le complicazioni che ne conseguono. In queste occasioni, dunque, Nizzetto e Nardini rimanevano sulla linea dei centrocampisti, mentre le due punte si disponevano in verticale, col diablo Granoche alle spalle di Acosty. Anche in questo caso, il volere di Novellino mi è parso abbastanza evidente: se non si riesce a far partire l’azione dai piedi di Schiavone, la soluzione più automatica è quella di scavalcare il centrocampo alla ricerca di Granoche. Lo spauracchio Acosty, nelle intenzioni di Monzon, doveva spingere la linea umbra indietro, creando quello spazio necessario a Granoche per mettere giù il pallone e far respirare la manovra (agli amanti del calcio inglese questa soluzione ricorderà quello che faceva Fellaini per l’Everton).
Nella realtà, entrambe le alternative hanno portato ben pochi frutti, e alla base di ciò ci sono diverse motivazioni: in primo luogo la scarsa attitudine all’impostazione della coppia di centrali difensivi Cionek e Marzorati, le cui limitate capacità tecniche hanno reso molto più semplice per Camplone preparare la partita. Inoltre, bisogna sottolineare la scarsa capacità del Modena di recuperare il pallone in maniera “attiva”, portando quel pressing in avanti che tanti problemi eviterebbe agli uomini di Novellino; purtroppo per i tifosi gialloblu, il Modena si limita a chiudere tutti gli spazi (giustamente, si intende) attendendo l’errore della squadra avversaria, ma non forzandolo e per una squadra che per sua natura deve vivere di ripartenze, questo non è un segnale confortante. Detto ciò, questi discorsi non possono comunque prescindere dal riconoscere le indubbie qualità di un Perugia che è venuto in Emilia per fare la sua partita con ordine e disciplina.
Come si può migliorare dunque la manovra dei canarini?
In primo luogo la partecipazione dei terzini: nel calcio di oggi la spinta offerta dagli uomini di fascia è determinante per la fluidità della manovra offensiva di una squadra. Certamente Gozzi e Manfrin sono laterali che per caratteristiche e attitudine, avendo un passato da difensori centrali, non possono fornire un supporto costante e qualitativo, ma qualcosa in più lo possono e devono fare. Facendo riferimento ancora una volta alla seconda immagine, è evidente che il Modena in alcune occasioni crea lo spazio necessario alle sovrapposizioni, ma tra errori nei tempi di inserimento e scarsa propensione alla fase offensiva, nella partita col Perugia i terzini non sono mai arrivati sul fondo (a mia memoria). Questo aspetto deve migliorare.
Secondo e ultimo fattore a mio avviso determinante è l’intensità; le cose migliori di ieri si sono viste dopo l’ingresso di Signori e Marsura e il conseguente passaggio al 4-3-3, e secondo me non è un caso. L’ingresso di Signori ha alzato il livello dell’intensità (e del disordine) in mezzo al campo e ha permesso ai gialli di recuperare più palloni e in posizioni più pericolose di campo, circostanza che permette a Granoche e soci di nascondere molti dei limiti di costruzione del gioco. Per caratteristiche tecniche dei giocatori e mancanza diffusa di qualità di palleggio, il Modena non è una squadra che può permettersi di giocare sotto ritmo, e riuscire a conquistare la sfera più in alto sul campo sarebbe un’arma importantissima.
Secondo il mio personalissimo (e opinabilissimo) punto di vista, la differenza non la fa tanto la disposizione in campo, quanto la presenza di determinati interpreti; aggiungere un recuperatore di palloni aggressivo (cosa che può essere Signori) anche a discapito di una punta o di un esterno, può paradossalmente portare più vantaggi alla fase offensiva che a quella difensiva e non mi stupirei se dalle prossime partite si andasse sempre più in quella direzione.
In conclusione, il Modena di Novellino è ancora un cantiere aperto e la scritta “lavori in corso” è ben visibile all’ingresso; Granoche e soci al momento sono una sorta di squadra ibrida, che sopperisce con una fortissima mentalità difensiva alla scarsa amalgama e alla vena altalentante dei giocatori offensivi. Le basi per fare una buona stagione ci sono: se società, tifosi e ambiente permetteranno a Monzon di lavorare con serenità, seguiranno anche i risultati.