No, oggi non si parla di Modena, di Bologna, di tattica, schemi e compagnia, oggi io scrivo di vita. E’ un giorno triste, perchè stamattina all’età di 46 anni si è spento nella sua casa in Svezia Klas Ingesson. L’ex centrocampista di Bari, Bologna e Lecce era malato da tempo di mieloma multiplo e si era dimesso nel mese di ottobre dalla carica di allenatore dell’Elfsborg, ricoperta per poco più di un anno intero. Klas era una di quelle persone che sembrano immortali, lo andavo a vedere ogni tanto nello splendido Bologna di quel genio di Carletto Mazzone, un Bologna in cui quello svedesone in mezzo al campo faceva paura: fisicità devastante, cuore e gambe su ogni pallone, un idolo per i tifosi del Bologna, un grande per chi come me, ha sempre amato il calcio, nella sua essenza più pura. Ingesson incarnava lo spirito di quei giocatori che, seppure con i piedi sgangherati riescono a fare il grande salto, ad essere in serie A ed a diventare fari della propria nazionale. Da gigante di un metro e novanta, nei cinque anni in cui la malattia lo ha colpito, Klas era dapprima dovuto passare per cicli di terapie durissime e egli ultimi anni la carrozzina ed il cortisone lo rendevano quasi irriconoscibile. Klas non ha mai abbassato la testa, ha continuati fino all’ultimo a vivere per ciò che amava, il calcio, poi, un mese fa, ha detto basta: aveva capito che la fine era arrivata. Da giornalista della mia città ed a nome nome della nostra redazione ti saluto guerriero, per noi resterai il gigante terribile in campo e buono fuori, il gigante che ha lottato fino all’ultimo giorno, con una dignità che non ha aggettivi per essere descritta…