Di seguito vi riportiamo l’intervista sulla rivista a B Magazine ad Antonio Caliendo. Il presidente del Modena ha affrontato vari temi tra cui il campionato di Serie B, la valorizzazione dei giovani e il settore giovanile.
Dapprima agente per una nota casa editrice, quindi editore. Poi, a fine 1977, Giancarlo Antognoni gli firma la prima procura generale, così Antonio Caliendo entra nel mondo del calcio, ben presto si afferma e diventa uno degli “agenti di calciatori” più famoso al mondo. A Roma, durante la finale di Italia ’90 in campo ci sono 12 suoi assistiti, un record vero e proprio. Caliendo, però, negli anni è stato vicino anche a Roberto Baggio, David Trezeguet, Maicon e tanti altri campioni. Da ottobre dell’anno scorso è presidente del Modena, società della quale era già proprietario, il ruolo di numero uno lo ha assunto per sedere in consiglio di Lega e mettere a disposizione dei colleghi i suoi quasi quarant’anni di esperienza.
Presidente, la Serie B anche quest’anno sta regalando grandi emozioni!
«Certo, è un bellissimo campionato, peccato che le società di Serie A non capiscano appieno l’importanza e le potenzialità della categoria.»
“LA VALORIZZAZIONE”
Perché?
«Perché noi non abbiamo un miliardo di euro di introiti derivanti dai diritti televisivi, ma abbiamo un campionato lungo ed equilibrato, un campionato duro, l’ideale per far crescere e maturare i giovani. Alle società di Serie A chiediamo attenzione nei nostri confronti, magari chiediamo pure un piccolo sacrificio che può essere rappresentato dal prestito non oneroso di qualche giovane.»
Chiedete solo il prestito?
«Già il prestito sarebbe importante, poi non sarebbe male ricevere un premio di valorizzazione. Facciamo un esempio: una società ci presta un calciatore, lo facciamo giocare, lo sosteniamo e lo aiutiamo a crescere. Quindi rientra alla società titolare del contratto, ma quanto vale in più rispetto a prima quel giocatore? Io dico: perché non riconoscere un premio, per noi sarebbe vitale. Il Modena l’anno scorso ha valorizzato Babacar, Molina, Rizzo e Salifu, se questi ragazzi sono cresciuti dei meriti li avremo pur avuti anche noi. Quindi, un premio sarebbe giusto e soprattutto importante per le casse del club.»
Quando chiedete un giovane in prestito quali garanzie offrite?
«Un dirigente non può garantire che un calciatore possa giocare tutte le partite, però se chiediamo espressamente un ragazzo è perché, in accordo con l’allenatore, pensiamo possa essere utile alla nostra squadra. In pratica ci crediamo. Assicuro che nessun dirigente è così folle da prendere un giocatore per non farlo scendere in campo, già durante l’anno ci sono problemi fisiologici, si figuri se qualcuno può avere la bella idea di crearseli da solo.»
“MERCATO APERTO”
Lei è un grandissimo esperto di mercato. Quello della B è molto particolare.
«Sì, non si va in ritiro con la squadra fatta, durante il mercato nascono delle opportunità che vanno colte al volo, così può capitare che in una settimana arrivino due giocatori di valore da inserire in organico, può succedere che rispetto ai primi giorni la squadra sia stravolta. Ci sono allenatori che capiscono, altri che si lamentano, ma oggi il calcio è questo. Ormai il mercato estivo si protrae oltre la prima di campionato, quindi è normale che verso la chiusura del mercato ci siano elementi che inizialmente sembrano irraggiungibili, ma che con pazienza si possono tesserare.»
Per questo…
«Si valuta con calma ciò che manca per costruire la squadra ideale e si inseriscono gli elementi che paiono più adatti, c’è chi lavora in campo e chi dietro una scrivania. Ovviamente senza stravolgere il budget, perché altrimenti si rischia di mettere in difficoltà il club.»
“SETTORE GIOVANILE”
Ha parlato di giovani, immagino che la vostra ambizione sia far esordire i vostri…
«Certo, il nostro settore giovanile ha 450 ragazzi tesserati e 115 collaboratori; quest’anno in prima squadra a Modena abbiamo fatto esordire un ’98 e due ’97. Mi sembra un ottimo risultato e la nostra ambizione è quella di avere tutti giocatori nostri. Però sappiamo che è difficile, praticamente impossibile.»
Quando prestate un giocatore in Lega Pro, quanto ottenete?
«Poco, nulla… Anzi gli paghiamo pure metà stipendio. Vede, quando dico che la Serie A ci deve stare vicino lo dico nell’interesse di tutti: noi non abbiamo i loro mezzi economici, non possiamo fare la loro attività di scouting, però possiamo far maturare i giocatori, perché in B non ci sono squadre prive di obiettivi. Con due promozioni dirette, l’ottava ai play-off, la quartultima e la quintultima che spareggiano per non retrocedere, si è sempre costretti a dare tutto, ci sono 42 partite vere! Al termine di un campionato così se hai delle qualità tecniche e una buona tenuta mentale, capacità di concentrazione, l’anno successivo giochi in Serie A. Abbiamo pure giocatori che dalla B sono andati in Bundesliga. Noi sappiamo cosa fare per renderci utili al sistema calcio. Chiediamo, però, maggiore attenzione.»