Vedere Modena-Bassano, così come le altre gare dei gialli in questa stagione è una punizione. E’ una punizione per chi alla squadra della propria città vuole bene, che sia un tifoso, un appassionato o un addetto ai lavori. Dopo una gara come quella di oggi sparare dei 5 a Diakitè o a Besea non ci riesce semplice, sarebbe una raffica di voti uguali, tra il 4,5 il 5,5 all’insegna del “vorrebbe, ma non riesce…”. Sparare sulla croce rossa non è giusto, ma non è nemmeno giusto tacere dello scempio che è diventato quello che fino a qualche anno fa era un bel fiore all’occhiello della nostra cara Modena.
Parlandodisport non è mai stato tenero con Antonio Caliendo, dal primo giorno in cui ha messo piede in viale Monte Kosica. Non c’era nessun preconcetto verso l’ex procuratore, abbiamo sempre sottolineato l’ evidente inadeguatezza al ruolo di manager e poi di Presidente di una squadra che ha 104 anni di storia. Lo abbiamo detto e ripetuto per 4 anni, e abbiamo la coscienza assolutamente pulita.
Tutto nel Modena di oggi è divenuto lo specchio di una società devastata: c’è una squadra che ha fatto 3 gol in 7 partite, dei giovani buttati allo sbaraglio che non hanno una guida, un campo di patate al posto di un manto erboso, uno stadio spoglio e sporco e, cosa ancor più grave: tifosi che sempre più numerosi si allontanano da una “cosa” che non riconoscono più. E’ inutile fare giri di parole, andiamo al dunque: la città di Modena, Caliendo, le chiede (con l’educazione che contraddistingue il popolo gialloblù) di accettare il suo evidente fallimento e di lasciare la società a qualcuno che possa almeno provare a salvarlo da un’altra, devastante, retrocessione.