Modena, la Ghirlandina, lo stadio “Braglia”, la casacca gialloblù cucita addosso e subito un gol salvezza alla sua prima esperienza tra i grandi in Serie B. Pochi anni dopo gli infortuni, la fragilità e la paura di un ragazzo che in poco tempo si è visto gettato nel limbo della Lega Pro. Una retrocessione con l’Ischia e la lontananza da casa sono stati il colpo di grazia, dopo più di 12 mesi si ritorna a casa. Dubbi incertezze e tanta amarezza, Mattia è all’angolo, ma alla fine della scorsa stagione arriva la svolta: il Castelvetro, ambiziosa piazza dilettantistica modenese, domina il campionato di Eccellenza e approda in Serie D.
Il presidente Contri e il patron Grampassi non perdono tempo e apportano importanti rinforzi per l’annata successiva, vogliosi di far bene e di ambire alle posizioni nobili del campionato. Grandi investimenti, la vicinanza a casa sua, ma soprattutto un progetto tecnico davvero stimolante convincono Mattia a rilanciarsi da qui nella speranza di raggiungere grandi traguardi assieme a tutti suoi compagni. Oggi ci ha concesso una breve intervista, nella quale ha commentato l’incredibile rendimento della sua squadra analizzando questo inaspettato avvio di stagione e raccontandoci da vicino alcune vicende personali.
Mattia, sei ancora giovane, ma hai già accumulato moltissima esperienza, ti senti un punto di riferimento all’interno dello spogliatoio?
“Assolutamente no, mi sento alla pari di tutti i miei compagni. Anche se insieme a Giuseppe Cozzolino e Greco sono uno di quelli con più esperienza nel mondo professionistico, il nostro organico vanta giocatori come Covili, Galassi, Farina e Vernia che nonostante non abbiano mai giocato tra i professionisti sono fondamentali all’interno del nostro spogliatoio. Ci tengo a far presente che il nostro fattore aggiuntivo è sempre stato e continua ad essere la forza di gruppo e il gioco di squadra, nessuno è più importante di tutti gli altri.”
State andando forte, personalmente hai anche segnato la tua prima rete stagionale, qual è il segreto dei vostri successi?
“Grazie per i complimenti, ma il campionato è ancora molto lungo per trarre delle conclusioni. Devo confessarti che Castelvetro rispetto a molte squadre professionistiche di Lega Pro, nelle quali ho giocato, è una società che sa far calcio molto bene. Abbiamo alle spalle un’ottima società, buone strutture e buoni impianti sportivi, una discreta disponibilità di personale e un organigramma davvero invidiabile. Non tutte le società in cui ho militato sanno gestire le proprie risorse economiche ed umane come stanno facendo qui a Castelvetro. Il segreto penso siano proprio i nostri dirigenti.”
Perché hai voluto rilanciarti da una piazza emergente come questa?
“Dopo un’annata difficile come quella dell’anno scorso, nella quale ho affrontato un grave infortunio al ginocchio e ho subito una retrocessione insieme all’Ischia, Castelvetro mi ha dato una nuova chance vicino a casa. Dopo un lungo corteggiamento in estate e dopo aver esaminato il loro ambizioso progetto ho deciso di accasarmi in questa brillante squadra.“
Rispetto a tutte le altre categorie in cui hai giocato, quali sono le principali differenze con la Serie D?
“Tra Lega Pro e Serie D non c’è molta differenza, sia a livello tecnico sia a livello di intensità. Più che altro la grande differenza la si può riscontrare dalla Serie B in poi. Nella Serie cadetta cambia tutto, le squadre sono più ciniche e hanno capacità tecniche evidentemente superiori, ti concedono pochissimi spazi e dopo il primo errore sotto porta la seconda volta non perdonano.”
Pensi che questo gruppo possa ambire a traguardi importanti in questa stagione?
“Sicuramente non nascondo che abbiamo aspettative ed ambizioni importanti, cercheremo di fare un bel campionato andando a caccia dei primi posti. Vincere comunque resta un obiettivo ancora molto difficile perché ci sono squadre molto attrezzate che ci daranno parecchio filo da torcere, anche se abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutte. Imolese e Delta Rovigo non sono affatto insuperabili.”
Venendo agli aspetti più strettamente personali, avere Ballotta nell’équipe dirigenziale cosa significa per te che hai alle spalle tanti anni in gialloblù?
“Per me è certamente un grande piacere poter lavorare con Marco ed anche una grandissima emozione perché non me lo sarei mai aspettato. Solo 12 anni fa lo ammiravo dalla curva con mio padre, mentre adesso lavoriamo fianco a fianco. E’ un grande esempio per tutti noi giovani ed ha una grandissima esperienza in tutte le categorie, quindi credo che la sua presenza sia di aiuto per tutti.”
Infine, guardando al passato, pensi di aver trovato qualcosa che prima ti mancava?
“Mentalmente sono molto maturato, i miei problemi legati all’approccio e alla gestione della pressione durante le gare sono ormai solo un brutto ricordo risalente al mio primo infortunio. L’età mi ha molto aiutato, infatti crescendo ho capito come gestire determinate situazioni, mentre pochi anni fa probabilmente non mi rendevo nemmeno conto della gravità di determinate circostanze.”