di Alessandro Troncone
C’è una data che i tifosi, appassionati, simpatizzanti del Carpi, non dimenticheranno mai e che legherà in maniera indissolubile il Carpi e Fabrizio Castori. Quel 28 aprile 2015 non potrà mai essere ricordato come una semplice giornata di festa, sarà sempre qualcosa che toccherà il cuore. L’ininfluente 0-0 al Cabassi con il Bari segnò l’inizio di una pagina di storia indelebile, che dopo 106 anni vedeva il coronamento di un sogno inatteso e per certi versi miracoloso. Se vi trovate per le vie di Carpi e chiedete in giro di un certo Fabrizio Castori, vi accorgerete osservando gli occhi della gente di quanto il calcio sia meraviglioso. E Fabrizio, 64 primavere da San Severino Marche, non poteva non tenerne conto quando, nel primissimo pomeriggio di due giorni fa, il patron Stefano Bonacini lo ha richiamato per la terza volta a casa sua. Il senso di riconoscenza e l’affetto di chi ti ha apprezzato nel quotidiano non tiene conto delle difficoltà e degli anni ormai andati, non guarda al passato ma dà sempre un occhio al futuro. Antonello Venditti aveva proprio ragione, certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano. E Castori nella sua carriera di giri immensi ne ha fatti, eccome, prima di arrivare a quella incredibile Serie A: i mari del dilettantismo tra Camerino, Grottese, Cerreto, Tolentino, Lanciano, Castel di Sangro, la ribalta con Cesena, Salernitana, Piacenza, Ascoli, Reggina, fino ad arrivare al Carpi. E la particolarità delle sue avventure è sempre stata quella di entrare in corsa, a riparare i danni altrui. “Mister è libero? Abbiamo bisogno di lei, “, quante volte se lo sarà sentito dire. E da un momento all’altro via, scaraventato in una nuova avventura senza aver messo becco nella costruzione di una squadra ma con l’unico obiettivo di portare la barca in porto. Poi per l’eventuale rinnovo di contratto, ne riparleremo a fine stagione. Ma non importa, un giorno si accorgeranno che Castori è qualcosa in più di un semplice marinaio, non solo un bravo condottiero ma anche un perfetto comandante capace di vincere. E così è stato. “Quando mi chiamano per chiedermi di sistemare le cose, per me è come un premio alla carriera”, e qui sta tutta la sua grandezza. Nella stagione 2014-15, quella dei record tanto per intenderci, il suo Carpi ha la miglior difesa di sempre della Serie B e conquista la Serie A con 4 giornate di anticipo. Scusate se è poco. Ma quella è storia, da raccontare ai nipoti certo, ma il presente è tutta un’altra cosa. Fabrizio è chiamato all’ennesima prodezza, a ritrasmettere nelle gambe e nei cuori dei suoi l’unica religione che conosce: lotta e coraggio. D’altronde fu proprio così che 11 semplici operai, brutti, poco eleganti, mai vestiti bene ma sempre in tuta da lavoro, quel 28 aprile 2015, diventarono Immortali.