Come riporta il Resto del Carlino: “Rimane il tema al centro del discorso, la squalifica di Yoandy Leal, mentre scema l’attenzione su quanto accaduto sugli spalti e verso giocatori e dirigenti al PalaBarton. Modena ha presentato ricorso e spera di vedere la pena del cubano ridotta da quattro a due giornate, per riaverlo in tempo almeno per un’eventuale gara 4, ma è presto per fare pronostici su una decisione che sarà comunque presa la prossima settimana. Ieri ha tenuto banco tutto il giorno la sfida social a distanza tra Earvin Ngapeth e Dragan Travica. Il francese, dando seguito ad alcune voci mai confermate, aveva tappezzato il proprio ‘feed’ di Instagram con tre foto del regista di Perugia, ex gialloblù, appellandolo come ‘traditore’ e ‘razzista’ in lingua francese. Si era infatti diffusa l’informazione che all’origine della reazione fisica comunque ingiustificabile di Leal ci fosse stata un’ingiuria razzista da parte di Travica: non c’è però alcuna conferma che sia veramente andata così e Ngapeth rischia una querela per diffamazione. La risposta dell’ex alzatore azzurro non si è fatta attendere: «Se la vicenda non verrà chiarita come merita agirò per vie legali – ha scritto infatti Travica –. Bisogna essere molto lucidi in questo momento e su un tema molto delicato come il razzismo. Tutta questa storia non corrisponde a verità. Tra me e Leal durante la partita ci sono state le solite scaramucce da campo. Ci siamo beccati, ci siamo dati del coglione, non è uscito niente di più e di diverso né dalla mia bocca né dalla sua. A fine partita è venuto verso di me, pensavo volesse chiarire e invece c’è stato l’episodio del calcio che hanno visto tutti. In seguito è venuta fuori questa storia inventata dell’insulto razzista. Da quel momento mi stanno scrivendo ogni minuto che sono razzista . Non ho mai detto a Leal niente che possa riferirsi al razzismo, si sta insinuando da due giorni questa cosa per rigirare la frittata, per screditare il mio nome, per giustificare il calcio o non so perché altro. È una cosa bruttissima». Il clima per domani non potrebbe essere più elettrico.
Giani: «Quattro turni di stop punizione esagerata»
Non vorrebbe sbottonarsi, Andrea Giani, ma le circostanze pongono al centro dell’attenzione il caso Leal, che lo si voglia o no. «Ha tutto in mano il nostro avvocato, non desidero commentare cose che non c’entrano con quello che abbiamo fatto in campo – inizia Giani, che però poi si sofferma su ciò che è successo appena dopo il fischio finale mercoledì sera, col calcio di Leal verso Dragan Travica –. Posso solo dire che le giornate di squalifica sono tante. Sono in questo mondo da quando ero un bambino, non c’erano così tante telecamere ma gli arbitri c’erano e sentivano. In primo piano c’era sempre l’ambito sportivo. Togliere un giocatore importante per quattro giornate durante una semifinale non è piacevole, ma devo e posso parlare solo di ciò che succede in campo. E in campo succederà che la squadra giocherà senza un compagno importante, con un equilibrio leggermente diverso». Personalmente Giani non se la sente di condannare oltre Yoandy Leal: «I comportamenti sono sempre molto personali, non si può controllare tutto e a volte ci sono eccessi. Quello che è accaduto alla fine della partita di Perugia lo considero dentro i limiti dell’essere correttezza. La parte verbale non è sempre pulita, quando la tensione si alza è normale che anche certi toni si alzino. Non sono un moralista e non sono il padre dei miei giocatori, sono il loro allenatore: ne ho viste tante, ne ho accettate tante, ne ho subite e ne ho fatte. Bisogna essere persone oneste e Leal lo è». Eccolo allora, il tema della sfida sul campo, che nonostante si giochi domani sembra lontanissima: «La Sir Safety è una squadra consistente a muro, in battuta, che sa giocare ad alto livello. Quindi bisogna essere consapevoli che per replicare gara 1 è necessario far bene molte cose. Il PalaPanini? Noi in campo possiamo accendere il fuoco positivo dei tifosi, un elemento importante per noi. È una gara 2 nella quale inciderà la parte emotiva, speriamo in maniera del tutto positiva, ma il resto non lo controlliamo».”