A un giorno dalla debacle neroverde in quel di San Siro, con la testa fredda e la mente lucida, proviamo ad analizzare la partita degli uomini di Di Francesco, cercando di capire cosa non ha funzionato ed eventualmente cosa si può salvare da una giornata tutt’altro che positiva.
Andare a sviscerare, gol dopo gol, cosa non è andato in partite di questo tipo sembra quasi un’operazione di tortura, un voler girare il coltello nella piaga, ma è necessario comprendere da dove provengono gli errori per evitare di ripeterli in futuro e, purtroppo, la prestazione di ieri è un serbatoio capiente di errori da evitare.
John Keats diceva che “la vittoria ha cento padri, ma la sconfitta è orfana”, e la partita di ieri non fa eccezione: nel Sassuolo non ha funzionato praticamente niente, e in situazioni come queste non si può certo pensare che la colpa sia da imputare a una sola persona. A mio personalissimo avviso, i neroverdi hanno commesso errori su tre diversi livelli: tecnici, tattici e di atteggiamento.
Da un punto di vista dell’atteggiamento, i neroverdi non sono scesi in campo “scarichi” o rassegnati alla sconfitta, anzi, si sono dimostrati sin dai primi minuti propositivi e coraggiosi nell’andare a pressare l’Inter in avanti, alzando molto la linea di difesa e prendendosi quei rischi tipici delle squadre che voglioni imporre la propria partita. Il problema di atteggiamento è stato il voler continuare su questa strada anche quando, dopo due o tre gol , la squadra evidenziava chiaramente la necessità di ritrovare certezze, unità e distanze tra i reparti: Di Francesco dopo il secondo gol di Icardi avrebbe dovuto abbassare la linea e compattare la squadra per evitare di aggravare il passivo fino alla fine del primo tempo, cercando di andare negli spogliatoi sotto “solo” di 3 reti, consapevoli del fatto che con 45 minuti davanti la partita non era ancora del tutto finita. La squadra invece ha continuato con la sua idea di gioco, e, in sbandata del tutto incontrollata, ha subito poco prima del duplice fischio, il quarto gol di Osvaldo, che ha definitivamente ammazzato la partita.
Il secondo e il terzo gol, invece, sono quelli che probabilmente preoccupano più mister Di Francesco da un punto di vista tattico: nonostante la dinamica delle due reti non sia propriamente speculare, entrambe le marcature evidenziano un problema di non poco conto. In entrambi i casi, infatti, si può facilmente notare come nella zona centrale a ridosso dell’area di rigore (LA zona da difendere per eccellenza) si venga facilmente a creare un tre contro due a favore dei nerazzurri (Icardi-Osvaldo e uno tra Hernanes e Kovacic contro i due centrali neroverdi) che li porta a dialogare e concludere in una zona di campo dove le maglie dovrebbero essere più strette che mai. Nel primo caso, una palla proveniente dalla difesa permette l’inserimento centrale di Kovacic che raccoglie la sponda di Osvaldo e infila Consigli e Terranova per il 2-0.
http://youtu.be/Ns2ELZIaxag?t=38s
Nel secondo caso invece, è ancora Magnanelli che si fa sorprendere alle spalle da una palla verticale di Kovacic che mette Hernanes nella condizione di puntare la porta ai 30 metri: il brasiliano, sfruttando il movimento ad allargare di Osvaldo, serve Icardi che dal limite dell’area fulmina Consigli per il 3-0. Interessante è anche notare come i terzini, in entrambe le occasioni siano abbastanza larghi nonostante non stiano arrivando sovrapposizioni dalle fasce.
http://youtu.be/Ns2ELZIaxag?t=1m19s
Ultimi, ma non per importanza, sono stati gli errori puramente tecnici commessi dai ragazzi di Di Francesco: possiamo discutere per delle ore di moduli, schemi e movimenti, ma se un giocatore non è in grado di stoppare un pallone o gestire un 1 contro 1 non c’è possiblità di crescere e migliorare. Il quarto gol nerazzurro ne è un perfetto esempio: Dodò riesce a saltare troppo agilmente Gazzola e vince un rimpallo con Terranova presentandosi davanti a Consigli, sulla cui respinta l’attaccante italo-argentino fa 4-0.
http://youtu.be/Ns2ELZIaxag?t=1m57s
Cosa si può salvare dunque, da una prestazione come questa? Scoppole come quella di San Siro, per le squadre che, come il Sassuolo, puntano a salvarsi devono servire da lezione; devono ricordare a tutto l’ambiente che il campionato italiano, nonostante il livello non più eccelso, riserva ancora numerose insidie. Questo genere di batoste insegnano che credere nelle proprie idee è giusto, ma che all’occorrenza bisogna essere in grado di adattarsi al campo, ricordando qual’è l’obbiettivo comune a tutta la società.
La socnfitta di San Siro è stata brutta, ma potrebbe rivelarsi il punto di partenza per una grande stagione neroverde.