Solo chi vuole bene a una squadra, chi l’ha vista giocare in serie C (ah che bei tempi in cui la serie C si chiamava davvero serie C) a volare in serie A, chi ha goduto su quel gol di Sculli al Bologan o pianto per la salvezza di Trieste, può capire cosa si prova a prendere gol a due minuti dalla fine, a Reggio Calabria, con in tasca i tre punti che vogliono dire…ciao salvezza…ora noi pensiamo ai playoff, al Paradiso della A. Quella provata da migliaia di tifosi canarini ieri sera, quando Barillà ha buttato dentro un pallone che dentro non doveva andarci (sono di parte, non è reato) è stato qualcosa che, appunto, solo chi vuol davvero bene alla propria squadra può provare. E’ la sensazione di vuoto che ti lasciano le cose della vita per cui vale davvero la pena vivere, nel senso più stretto del termine: è come un corteggiamento lungo settimane, strappare un appuntamento, parcheggiare davanti casa e sentirsi dire “sono stata/o bene, ma preferirei che rimanessimo amici, non vorrei rovinare tutto”, addio bacio insomma. E’ come farsi un mazzo così a scuola o all’università, fare un buon compito o un buon esame, o meglio, pensare di averli fatti, e poi ritrovarsi con un’insufficienza. Ci si sente smarriti, atterriti, non sai se urlare o stare in silenzio, la passione ti travolge l’adrenalina sale, poi arriva il conto, salato, salatissimo, e tu sei lì, senza acqua per dissetarti. Così ci siamo sentiti ieri sera quando Barillà ha fatto quel gol al Granillo, qualcuno avrà urlato (come il sottoscritto), qualcuno è rimasto in silenzio, guardandosi intorno….in fondo questo è il calcio….è vabbè, “ma mai na’ gioia!!!”. Eh si, cari ragazzi e ragazze, voler bene a una squadra è anche questo, urlare o stare zitti e poi guardare io turno successivo, leggere Spezia in casa, pensare a Rizzo, Granoche, Molina, Babacar, Novellino e chi più ne ha più ne metta e pensare….ok dai Modna, sabato li asfaltiamo e poi baciamo la maglia….noi….tanto noi mica la cambieremo, la maglia, ci vuol altro che un Barillà per farci cambiare una fede che in fondo non si cambia, mai.
Quel gol di Barillà…come un bacio non dato, come un 5 dopo mesi di studio. Ma c’è chi la maglia può baciarla, perchè un tifoso la maglia non la cambia, mai…
Gian Paolo Maini
Gian Paolo Maini è editore e direttore della testata parlandodisport.it che ha fondato nel marzo 2014. Classe 1979, diventa giornalista nel 2008 ed inizia con la carta stampata per poi proseguire con radio e tv, di cui si occupa ancora. Scrive il suo primo libro "La prima corsa di Enzo Ferrari" nel 2013. Ha creato eventi sportivi e culturali con la propria agenzia di comunicazione ed oggi continua a farlo come libero professionista. Dal 2014 é Responsabile Ufficio stampa di Modena Volley, dal 2018 é Direttore della comunicazione di ACI Modena e manager del gruppo Radio Pico/distrettobiomedicale.it
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