Di Stella Donini
Oggi vi voglio raccontare della mia prima trasferta all’estero (cioè, era la seconda ma la prima volta avevamo perso quindi non contava).
Nonostante io vada al pala fin dalle guerre puniche (mi sono pure sciroppata il PalaMolza), fino al 1996 non ero mai andata in trasferta all’estero….prima perché ero piccola, poi perché ero fidanzata (ma poi sono rinsavita), fatto sta che la mia prima volta vincente è stato a Vienna nel 1997.
Era l’anno della grande Daytona, della cometa Hale Bop (che qualcuno in pullman chiamava insistentemente Big Apple, come la sala giochi famosa all’epoca), dell’incidente di Daniele Bagnoli e dell’invasione dell’Austria da parte dei modenesi (erano anche gli anni d’oro del Febbre Gialla e si vedeva in ogni occasione).
Si partiva di sera quindi, con le amiche addette alla cabala, prima siamo andate alla Cà Rossa perché “portava bene”… salite sul pullman, ci siamo addormentate prima di partire, un’ottima prestazione direi.
Dopo un viaggio lungo ma divertente, prendiamo d’assalto l’albergo in cui stavano anche Modena e Treviso, la logistica per la distribuzione delle camere è stata abbastanza complicata.
Appena scese dal pullman cominciamo a gufare un po’…ma perché a Bernardi non viene un po’ di caghetto?
In ogni caso, il richiamo della cotoletta viennese è più forte di ogni cosa quindi ci avviamo e ce ne scofaniamo una quantità industriale vicino al Prater, ovviamente annaffiata con dell’ottima birra.
A questo punto rotoliamo verso il luogo preposto alla grande sfida che scopriamo essere un velodromo riadattato, abbastanza scomodo, direi anche.
Vediamo subito Daniele Bagnoli con la sua carrozzina a bordo campo che fuma come un turco in preda all’agitazione (lasciare la barra di comando a Bertoli non deve essere stato facile per uno come lui); tra uno scherzo e l’altro guadagniamo gli spalti.
La prima a giocare è Treviso e notiamo subito una cosa: Bernardi non c’è! A interrogazione la risposta è: Lollo è in albergo con il virus!!! TAAAAAAAAAAAAAAAACCCC!!! Modalità sfiga perfettamente attivata.
Infatti Treviso perde subito e ci lascia il posto per la seconda semifinale che portiamo a casa in scioltezza.
Usciti dal velo-pala andiamo in massa in una birreria Viennese dove, quando hanno preso la prenotazione per 300 persone non sapevano cosa li aspettava…. Dopo la fatica fatta a ritrovare il pullman che avevamo esattamente davanti al naso, decidiamo che è ora di andare a letto, pronte per la giornata successiva.
Il giorno dopo facciamo colazione deridendo un po’ Bernardi e il suo pallore da virus e io faccio la conoscenza di quel ragazzino che sarebbe diventato un grande palleggiatore (poco simpatico in campo, ma i campioni lo sono sempre), Valerio Vermiglio.
Finiti i convenevoli e dato un altro aiuto alla gastronomia Viennese, ci dedichiamo alla finale: Treviso molto imbananata perde anche il 3° posto e noi siamo lanciati alla conquista del titolo.
Vabbè, c’è da dire che noi giocavamo con Vullo-Cuminetti/Bracci-Cantagalli/Giani-Van De Goor, era la squadra dei sogni che ha vinto tutto.
E non per niente noi avevamo una bella sciarpa con scritto “NOI LO FACCIAMO MEGLIO”…perché era proprio così!
Alla fine, tra un trenino dei tifosi in campo, una coppa sollevata tra urla di giubilo, giocatori portati in trionfo, siamo anche tornati a casa vivi e vegeti, senza infierire su nessun altro con il gufo che era in noi.
E così ci siamo portati a casa la Coppa dei Campioni, che poi abbiamo riconquistato l’anno dopo a Novi Sad, ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo poi.