A tre giorni dalla sconfitta rimediata dal Sassuolo contro il Napoli di Benitez, con la mente lucida proviamo ad analizzare cosa non ha funzionato per i neroverdi e su cosa si dovrebbe concentrare Di Francesco in vista degli impegni futuri. Per la quarta partita consecutiva, infatti, Magnanelli e soci non riescono a trovare il fondo della rete e se in parte le difficoltà possono essere ricondotte a un calendario a dir poco impegnativo, un’astinenza così lunga non può che far pensare a problemi più radicati nel tessuto connettivo della squadra.
Partiamo da una necessaria premessa: il Napoli è un’ottima squadra. Nonostante il momento di forma non entusiasmante e il conseguente psicodramma che una piazza come quella partenopea può provocare, gli uomini di Benitez restano una delle maggiori forze del campionato, e nel parlare della partita di domenica non ce ne possiamo dimenticare. Quando, soprattutto in un campionato come quello italiano, puoi permetterti di schierare contemporaneamente Higuain, Hamsik e Callejon, lasciando addirittura in panchina un giocatore come Mertens, i favori del pronostico pendono dalla tua parte, e la sfida del Mapei Stadium non fa eccezione.
Detto ciò, proviamo ad esaminare cosa è successo sul rettangolo di gioco. Fin dai primi minuti il tema tattico della partita è parso chiaro: il Napoli aveva il controllo del pallone e il Sassuolo si difendeva basso, cercando di recuperare palla e di ripartire. Una dinamica decisamente prevedibile, per una gara che già dalle prime battute non preannunciava spettacolo, ma che ha comunque riservato alcuni spunti decisamente interessanti; in primo luogo, il Sassuolo (come quasi sempre ha fatto nelle partite post-Inter) in fase di non possesso ha abbassato gli esterni di attacco sulla linea dei centrocampisti, andando a formare un vero e proprio 4-5-1 con l’obbiettivo dichiarato di intasare il più possibile le linee di passaggio, consapevoli del fatto che il gioco verticale del Napoli avrebbe incontrato grosse diffcoltà nell’affrontare una difesa ben schierata, soprattutto a bassi ritmi.
La squadra di Di Francesco, oltre a portare tutti i suoi uomini sotto la linea della palla, ha scelto di difendere con la linea difensiva molto bassa, pochi metri avanti all’area di rigore. Ancora una volta le idee del mister pescarese sono sembrate abbastanza visibili; togliere la profondità a Higuain, ma soprattutto a Callejon era una conditio sine qua non per affrontare questo Napoli. Se scegli che siano gli avversari a fare la partita, devi impedire il più possibile tutte le soluzioni a loro gradite, e l’attacco della profondità è una delle prerogative principali della fase offensiva azzurra.
Le difficoltà nel ripartire dei neroverdi sono state messe a nudo nelle poche occasioni in cui sono riusciti a recuperare palla in modo aggressivo. Le transizioni offensive del Sassuolo faticavano a svilupparsi per un semplice motivo: il Sassuolo non è una squadra pensata per una politica di contropiede puro. Nella formazione di domenica l’unico contropiedista degno di questo nome era Sansone (che comunque da il suo meglio quando non ha tutto il campo da percorrere), mentre gli altri attaccanti (Zaza e Floccari) non fanno del campo aperto il loro habitat naturale.
La partita è corsa sui binari dell’equilibrio per i primi 20 minuti, perchè se da una parte un Sassuolo ben organizzato faticava a ripartire, dall’altra il Napoli aveva i suoi bei grattacapi nel far partire l’azione. A un certo punto del primo tempo, visto il quasi totale controllo del terreno di cui godevano gli azzurri, Benitez ha optato per alzare incredibilmente il baricentro e portare i terzini sulla linea dei centrocampisti, per formare un 2-4-4 che garantisse ai suoi uomini il maggior numero di opzioni di passaggio possibili.
Considerazioni tattiche a parte, in partite come queste la differenza la fanno spesso le giocate individuali dei campioni, e se il Sassuolo è uscito dal Mapei Stadium a tasche vuote, è proprio a causa di un’invenzione di Higuain. Al 28′ minuto, infatti, il bomber argentino ha messo al centro un delizioso pallone alle spalle della difesa, che Callejon non ha dovuto fare altro che appoggiare in porta, per dare al Napoli il vantaggio che li avrebbe accompagnati fino a fine partita.
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Il gol dello spagnolo ha letteralmente spaccato la partita, che dopo l’1-0 ha sostanzialmente imposto ai neroverdi di alzare il pressing e il baricentro alla ricerca del pareggio, permettendo agli azzurri di chiudersi e ripartire negli spazi. Il Sassuolo nel secondo tempo ha faticato terribilmente a costruire il gioco in maniera corale e si è affidato in maniera continua alla palla lunga alla ricerca di Zaza, le cui sponde, nelle intenzioni di Di Francesco, avrebbero dovuto favorire gli inserimenti di centrocampisti (nel secondo tempo è entrato anche Missiroli) e gli attaccanti esterni. Dall’altra parte il Napoli ha sprecato con allarmante regolarità tutte le possbilità di transizione offensiva che avrebbero potuto definitivamente uccidere la partita.
La gara si è animata solo dopo l’ingresso di Pavoletti, il cui impiego al fianco di Zaza ci ha fatto intravedere per la prima volta cosa potrebbe essere il Sassuolo nel formato a due punte. Con l’ingresso dello sparviero, infatti, l’utilizzo della palla lunga è diventato spasmodico, ma anche se gli esteti del gioco si saranno messi le mani nei capelli, il risultato è stato tutto sommato buono. La presenza di due attaccanti veri ha abbassato terribilmente la linea difensiva napoletana, e tra sponde e seconde palle ha creato diversi grattacapi ad Albiol e compagni: proprio da due palle messe in mezzo sono nate le due migliori occasioni del secondo tempo neroverde.
http://youtu.be/c5lcP4DIXMs?t=2m28s
http://youtu.be/c5lcP4DIXMs?t=3m21s
Nonostante un’aumentata pressione, la difesa del Napoli ha tutto sommato gestito bene l’assalto finale neroverde e la partita si è conclusa sull’1-0. Cosa resta, dunque, della sfida col Napoli? Cosa si deve migliorare? Cosa si può salvare?
Certamente resta una buona prestazione difensiva; oltre al gol concesso, infatti, Consigli non si è dovuto prodigare in nessuna parata e in generale il Napoli ha faticato molto a creare occasioni contro una squadra molto ben disposta in campo. L’altra metà della luna però ci dice che il Sassuolo non può prescindere da Berardi, sul cui ritorno immediato ad alti livelli i tifosi neroverdi non possono che sperare.
Penso anche che la partita di domenica abbia convinto o contribuirà a convincere Di Francesco ad accettare qualche rischio in più; il Sassuolo delle ultime tre partite è una squadra che non ha rischiato quasi niente di dietro, ma non ha praticamente impensierito gli avversari nella loro metà campo. Per vincere le partite di calcio, è vero che bisogna subire un gol in meno degli avversari, ma è anche vero che bisogna segnare una rete in più e nelle ultime partite il Sassuolo non è stato in grado di farlo.
Il tempo è dalla parte dei neroverdi e Di Francesco è un allenatore intelligente che saprà toccare le corde giuste dei suoi ragazzi sia da un punto di vista tattico che emotivo; la trasferta romana (sponda Lazio) sarà il primo banco di prova, e il Sassuolo dovrà arrivare pronto.