Riceviamo e pubblichiamo.
L’allenatore della Mutina sport: «Stiamo plasmando una squadra molto più giovane delle altre, alla prima esperienza dopo le giovanili, tentando di vincere le partite con merito. Grazie anche allo staff tecnico»
Un gruppo di giovani presi per mano e accompagnati nel mondo dei “grandi”. E soprattutto nel calcio dei grandi. E’ quello che Marcello Ferrari con il suo staff sta facendo da agosto dell’anno scorso: al tecnico della Mutina sport è stato infatti affidato il compito di plasmare e guidare la squadra satellite della Rosselli Mutina, che milita nel girone A della Terza categoria modenese. Campionato nel quale i suoi “ragazzini terribili” si stanno distinguendo, con 25 punti conquistati in 15 partite, a 4 lunghezze dalla vetta che per quanto dimostrato sul campo in questa prima metà di stagione appare più che raggiungibile.
Mister, avete fatto un bel percorso dal raduno estivo a oggi.
«Sì, possiamo dire che davvero sta andando bene, anche alla luce dei presupposti che erano alla base di questo progetto. La Mutina sport infatti è nata per volontà di Gian Lauro Morselli come società in qualche modo satellite della Rosselli Mutina, che disputa il torneo di Promozione, per accogliere quei numerosi ragazzi prodotti dal settore giovanile che erano usciti dalla Juniores per limiti di età. Questo piano, che dovrebbe essere biennale, il primo anno avrebbe dovuto consistere in una sorta di campionato di “prova” senza obiettivi di classifica… E invece sta procedendo meglio di quanto immaginassimo e devo ammettere che siamo più che soddisfatti di questi primi 4-5 mesi».
Quindi i giovani hanno potuto intraprendere subito un’esperienza tra i grandi.
«Esatto, in una squadra che può rappresentare un serbatoio per la Promozione, lo auspichiamo perlomeno, e chissà che nel giro di alcuni anni possa diventare consolidarsi nel panorama calcistico locale. Ma è presto per discuterne, adesso abbiamo tra le mani una realtà giovane, molto più giovane dei nostri avversari se si pensa che l’ossatura del gruppo è composta da ragazzi del 1996».
Cosa insegna loro?
«Il primo e principale scopo è farli diventare uomini, nel senso di persone che giocano a calcio da uomini e non da ragazzini. Questo comporta una serie di responsabilità, una determinata condotta e una consapevolezza che sono legate a una crescita mentale non indifferente. Per esempio: le qualità tecniche ci sono, non si discutono, e quando l’atteggiamento è positivo siamo da primi posti. Quando viceversa capita una “giornata no”, tutti ne risentono e possiamo perdere con chiunque. Ecco, questo non deve accadere e un passo alla volta cerchiamo di migliorarci».
E a livello tecnico?
«Il discorso che cerco di fare e di inculcare è quello della meritocrazia del successo: ovvero provare a vincere le partite giocando bene, giocando al calcio. Anche questo fattore appartiene alla crescita personale e sportiva».
Questa sua strategia di gioco funziona, applicata sul campo?
«Ogni allenatore ha le proprie idee, le mie contemplano la volontà di giocare palla a terra, partendo dal portiere, organizzando manovre. Di solito in Terza categoria, campionato complesso, questo non accade perché bastano 3-4 atleti di qualità per fare la differenza e quindi possono risultare sufficienti strategie di gioco più semplici e che fanno perno sul singolo. Per noi non è così e, insomma, prenderne atto è un confronto anche per i ragazzi che tra l’altro in un torneo come questo imparano tanti aspetti del gioco tra adulti. Come il contatto con calciatori più smaliziati, più anziani, che spesso fanno “pesare” l’età e l’esperienza».
Dove può arrivare la Mutina sport?
«Oggi non posso prevederlo, viviamo alla giornata e non è un modo di dire. Certo è che, al di là delle ultime partite negative perché ci eravamo un po’ montati la testa evidenziando uno dei limiti dei quali parlavo prima, raggiungere la qualificazione alla Coppa sarebbe un risultato straordinario. Staremo a vedere: la classifica, ripeto, è già ottima».
Chi tra i suoi uomini l’ha impressionata maggiormente?
«Non voglio indicare qualcuno in particolare, mentre voglio citare lo staff tecnico del quale Gian Lauro Morselli ha dotato la squadra oltre al sottoscritto. E cioè il fisioterapista Stefano Prampolini, il preparatore atletico Stefano Mari, il preparatore dei portieri Francesco Prandini, l’allenatore in seconda Piero Spaggiari e il team manager Mauro Davolio. Persone con qualità e curriculum importanti, degni dello staff di Mourinho e non della Terza categoria».