Foto Vignoli
Ennesimo incontro col sindaco saltato, come se di tempo ce ne fosse da buttare. Una settimana, meno un giorno, per trovare più di due milioni di euro cash, non proprio spiccioli. Ricapitalizzare, pagare gli arretrati, e poi organizzare il futuro. “Organizzare”, si fa per dire: perché “improvvisare” sarebbe il termine più appropriato, considerando chi c’è a capo della società. C’era da riprogrammare la nuova stagione, da rimescolare le carte e poi da ripartire all’indomani della retrocessione. E invece, Antonio Caliendo non ha fatto nulla di tutto questo, o quasi: un paio di riscatti senza un progetto tecnico, qualche lamentela verso la classe arbitrale, ed una cenetta “a lume di candela” con Cristiano Bergodi.
È una morte lenta e dolorosa quella del Modena FC. Un cancro che logora giorno dopo giorno società e tifosi, i quali credevano quanto meno di voltare pagina dopo la caduta in Lega Pro. Non si può sopravvivere così, non in questo modo, non per sempre. Caliendo tace come se niente fosse, ma è un silenzio al quale non si dà più peso. Perchè tutti sapevano a cosa si sarebbe andati incontro con l’ex procuratore al comando: stampa, tifosi e Caliendo stesso, nessun escluso. E se non sarà morte a fine giugno, allora sarà tutto rimandato. Perché una malattia non si cura in un paio di settimane, e soprattutto senza le medicine giuste. Non resta che aspettare un’altra bugia, un’altra mancanza di rispetto verso chi ama i colori gialloblu: il Modena si sta lentamente spegnendo. Si attende solo il giorno della fine, a questo punto, inevitabile.