di Fabio Sala
“33 punti sono un bel gruzzoletto” starà pensando Rosberg. Eh già. Sono ben 33 le distanze che separano il tedesco dal compagno di squadra, a sole 4 gare dal termine. Mai così tanti i punti di distacco tra i due a questo punto della stagione. Può esultare Nico. Prima vittoria in Giappone per lui partendo dalla prima casella, dopo che gli anni passati partiva sempre in pole ma finiva ogni volta dietro al Lewis. 33 sono i punti che gli permettono di gestire queste ultime quattro tappe. America, Messico, Brasile e Abu Dhabi. Con 33 lunghezze, crediamo proprio che Nico stia facendo i conti matematici per sapere quando festeggerà matematicamente. Anche se si sa, nella F1 tutto è possibile. Anche in negativo. Però chi è uscito in testa al Mondiale dal GP del Giappone di solito poi quel mondiale l’ha vinto…
LA STRATEGIA FERRARI – Come molte altre volte anche oggi la strategia Ferrari lascia tanti se e tanti ma. Noi (partiamo da questo presupposto) abbiamo la possibilità e la fortuna di parlare con il senno di poi. Sul momento, nella concitazione della gara dove ci si gioca qualcosa di importante per l’onore (perchè il titolo piloti ormai è andato) e per il mondiale costruttori (ma con 50 lunghezze è dura arrivare secondi) non è facile decidere. Però in questa stagione sono più le strategie sbagliate che quelle azzeccate.
Oggi con Vettel avevano deciso di allungare lo stint con la gomma hard. Mentre tutti gli altri top driver avevano già effettuato la sosta, Vettel, leader temporaneo della corsa, continuava con la mescola dura. Ma perdeva, perdeva decimi su decimi ad ogni giro. E intanto gli altri si facevano sotto. Andando così lunghi l’idea di mettere la gialla per fare una ventina scarsa di giri da qualifica (con gomma soft la Pirelli aveva indicato soglia massima 15 giri) era giusta. Si sarebbero ripresi Hamilton e Verstappen e la seconda posizione non era utopia. Solo che la soft non ha dato i risultati sperati. Mentre Raikkonen dietro con una gomma dura (seppur usata nelle libere, perchè in Ferrari anche per Seb, ma anche in Mercedes e Red Bull si aveva solo una delle due dure nuove) faceva i miglior crono, Vettel è uscito di poco dietro Ham con gomma gialla dopo il pit ma non ha mai saputo attaccarlo. E giro dopo giro, settorte dopo settore, Vettel vedeva il tre volte campione del mondo allontanarsi, sino a svanire e non vederlo più. Un quarto posto che dopo la partenza, dice il ferrarista tedesco nel parco chiuso, non era ciò che volevamo. La seconda posizione era l’obiettivo vero. L’alternativa? fermasi come gli altri e montare gomme dure usate. Se poi questa strategia avesse reso di più, solo Dio lo sa.
La Ferrari si deve accontentare di una doppietta a partire dai piedi del podio. Non è certo ciò per cui deve lottare il team di Maranello. Ma la stagione è così. Che sia per mala sorte o per errori dal muretto, le strategie quest’anno hanno penalizzato i piloti in rosso. Già dalla prima gara della stagione.
Torniamo un attimo in Australia. Al momento della bandiera rossa, in Mercedes hanno fatto il cambio gomme: tolto le soft e messo le medie. Bravi loro che ci hanno pensato. Astuti. In Ferrari, all’oscuro di ciò, sono ripartiti con le soft e hanno dovuto fare un pit stop durante la gara, che ha fatto perdere molto più tempo. Risultato? terzi.
In Canada le due soste di Vettel non hanno pagato, mentre la sola sosta in Mercedes ha concesso a Hamilton di vincere la gara. In casa rossa pensavano che il degrado avrebbe consentito a Vettel di recuperare nel finale sul britannico con gomma più fresca, ma sulle gomme della Mercedes, di degrado, neanche l’ombra. Risultato? secondo posto, quando il primo era alla portata.
In Austria avevano pensato di fare uno stint lungo con Vettel mentre gli altri erano già rientrati per andare su una sosta sola. Risultato? la gomma di Seb esplode e lui è costretto al ritiro.
Detto questo la Ferrari non esce abbattuta nel morale. Anzi. La strategia non sarà stata delle più felici, ma era un rischio da prendere per come si era messa la gara. Contando che partivano sesto e ottavo penalizzati, il risultato è discretamente buono. Se fossero partiti dalla seconda fila come decretato dalle qualifiche probabilmente sarebbe stata un’altra gara e due piloti sul podio non sarebbe stata troppa utopia. Quindi bicchiere non mezzo pieno, perchè il risultato non è quello sperato, ma neanche mezzo vuoto, visto che gli aggiornamenti tecnici sulla macchina hanno portato buoni frutti. Ripartire da qui per ben figurare in America il prossimo 23 ottobre.
LA CLASSIFICA PILOTI