Nel pomeriggio di oggi, sulla pagina Facebook ufficiale della Rosselli Mutina, è stata pubblicata un’approfondita intervista al veterano Giuseppe Tammaro. Il capitano dei gialloblù ha parlato degli ottimi risultati raccolti in questi primi 6 mesi da lui e dai suoi compagni e del suo futuro. Di seguito l’intervista.
Tammaro, come sta andando questa stagione?
«La prima parte è andata benissimo, le aspettative erano tante, abbiamo mantenuto lo standard proposto dalla società. Abbiamo trascorso un periodo nel quale tra infortuni e squalifiche ingiuste abbiamo perso qualche punto, poi siamo arrivati allo scontro diretto con la Solierese che è terminato con una sconfitta ma quella battuta d’arresto ha fatto scattare qualcosina. Un “quid” che ci ha portato a riprendere la testa della classifica. Dopo quello stop la squadra ha aumentato l’impegno e ha realizzato davvero che quelle 8 vittorie di fila d’inizio stagione erano solo il primo passo; e che i 6 punti di distacco non erano nulla che non si potesse recuperare. Come infatti è stato.»
Certo iniziare con quella striscia positiva di 24 punti è stato straordinario.
«Sin dall’inizio, a partire dal match d’esordio in Coppa Italia, abbiamo pensato di giocare una partita alla volta senza prefiggerci nulla. Poi è chiaro le vittorie aiutano, danno morale e una spinta in più in allenamento, ti infondono uno spirito da guerriero e la consapevolezza che non puoi mollare perché alle spalle hai avversari che ti vogliono giocare uno scherzetto. Posso dire che tutti i ragazzi si sono impegnati al massimo, anche e soprattutto coloro che giocano meno e chi è subentrato ha dato il suo contributo. Il bilancio è molto positivo».
Quali sono le avversarie che ti hanno impressionato maggiormente?
«Direi il Persiceto e la Scandianese, perché sia come gioco sia come valore della squadra sono valide: sono amalgamate, hanno i ricambi giusti tra giovani ed esperti».
Che aria tira nello spogliatoio?
«Dal primo giorno mi sono trovato benissimo perché la forza di una squadra è il gruppo: se c’è il gruppo arrivano anche i risultati. In questa squadra è stato costruito un buon mix, c’è armonia pure nel rapporto tra i “vecchi” e i giovani: tra questi ultimi non ci sono i “furbi”, nemmeno qualcuno che arriva al campo svogliato, e cercano sempre una parola dai “vecchi”, fosse persino una “cazziata” come si dice da me a Napoli. Per migliorare e farsi trovare pronti la domenica. Qualche nome tra gli under? No, elogio ognuno di loro, dal mio compagno di reparto Righi passando per Bozzini che è cresciuto in maniera notevole a Ligabue, a tutti gli altri».
Dove può arrivare la Rosselli Mutina?
«Spero più in alto possibile. Vorremmo regalare alla società, per lo sforzo che fa e perché non ci fa mancare nulla, un anno d’oro. Non dico per forza vincere subito questo torneo di Promozione, ma pian piano arriveremo a fare qualcosa di importante. E c’è un buon rapporto con la proprietà, quasi di amicizia, gli imprenditori di riferimento del club ci fanno sentire la loro presenza. Non è solo un ruolo di presidenza che bastona quando c’è da criticare; ed è bello avere queste attenzioni, a partire dalle visite nello spogliatoi».
Come lavora l’allenatore Claudio Nannini?
«E’ un mister al quale piace molto lavorare con la palla, durante la settimana facciamo riscaldamenti col pallone, tecnica individuale, e questo è un aiuto anche per i “vecchi” perché lavorando sulla tecnica non si smette mai di imparare. Oltre a questo Nannini è un allenatore che sa preparare con scrupolo le partite che affrontiamo domenica per domenica».
Qual è la forza di questa squadra?
«Mi devo ripetere: è il gruppo, a prescindere dalla qualità dei singoli. Anche in base alle mie esperienze, al Russi soprattutto, avevamo un gran gruppo che è stato portato avanti per 4-5 anni e che ha condotto a risultati importanti. A Castelfranco Emilia invece i primi anni ci sono stati numerosi movimenti di mercato e secondo me non è questa la maniera giusta per gestire una squadra; nel secondo periodo, con un nucleo solido, sono arrivati allo stesso modo buoni risultati, non lo nego. Detto questo, la Rosselli Mutina ha fatto uno sforzo importante».
Come stai vivendo il tuo ruolo di capitano, oltre che di esempio per i più giovani?
«Tutti gli anni è per me una nuova esperienza però sono contento, i ragazzi mi aiutano, perché il ruolo del capitano non è facile. Non si pensi che solo perché si indossa la fascia sia tutto facile, tutto dovuto, e mi fa piacere che i compagni di squadra quando devono dirmi qualcosa anche di “forte” non si tirino indietro. E se sbaglio è giusto che me lo si faccia notare».
A proposito di giovani: torniamo a parlare dei ragazzi che sono stati lanciati.
«E’ una esperienza che ho vissuto anche a Castelfranco Emilia ed è importante che una società abbia un vivaio di livello per poter lanciare ragazzi cresciuti nelle proprie strutture. E che gli under non siano solo presi in prestito dai settori giovanili dei club professionistici che mandano in giro i ragazzi per farli crescere e poi riprenderli. E’ molto meglio che l’innesto di giovani avvenga in “casa”. E questo, è evidente, comporta una crescita della società. Poi d’altra parte occorre che i ragazzi che conquistano la prima squadra non siano svogliati o, peggio, che si sentano arrivati; è importante che mantengano l’impegno e la concentrazione. Fino a qualche tempo fa, quando io stesso facevo la gavetta, a chi approdava tra i grandi non si perdonava nulla, nemmeno un accento sbagliato. Questo per dire che trovo opportuno che gli under seguano l’insegnamento di noi “vecchi”. Alla Rosselli Mutina come altrove».
Alle spalle hai tanti campionati importanti, soprattutto in serie D. In cosa trovi differente la Promozione?
«A livello agonistico si trovano compagini “rognose”, che non ti lasciano giocare, sicuramente c’è meno tecnica e più agonismo».
Chiudiamo parlando del futuro. Nella prossima stagione sarai ancora il capitano della Rosselli Mutina?
«Devo essere sincero, visto è che un po’ che ci penso: con tutti questi acciacchi fisici non so se continuerò a giocare. Il lavoro e la famiglia – ho due bimbi, Christian e Manuel di 7 e 2 anni – sono impegni importanti e la testa mi sta portando più verso la famiglia, verso la volontà di stare con i miei bimbi, di giocare con loro, che verso il calcio. La mia carriera l’ho fatta e spero di contribuire in questa stagione alle ambizioni della Rosselli. Poi se sarà davvero l’ultimo anno ancora non lo so… Ma è un’ipotesi sulla quale sto ragionando».