L’ottava giornata del campionato di Serie B è ormai alle spalle, e grazie al pareggio per 1-1 collezionato dai canarini nella sfida interna contro il Brescia, la classifica vede attualmente il Modena situato all’undicesimo posto (Varese, Cittadella, Entella e e Ternana hanno una partita in meno) in virtù degli undici punti finora conquistati. In un Braglia semi-deserto soprattutto a causa del maltempo, si è giocata una partita dai risvolti tattici interessanti per il prosieguo del cammino gialloblù; un Modena decimato da infortuni e squalifiche, infatti, è riuscito a strappare il quinto pareggio del suo campionato giocando in maniera leggermente diversa rispetto alle altre uscite stagionali, circostanza certamente meritevole di attenzione. Entriamo nel dettaglio.
Come è abitudine fare in questi casi, partiamo dal modulo: dopo quasi due anni di gestione Novellino siamo abituati a vedere una squadra estremamente duttile, in grado di cambiare diversi schieramenti di gioco durante la stagione e a partita in corso, e in questo senso la sfida col Brescia ne è l’ennesima conferma. Sono almeno quattro i moduli che i gialli hanno alternato durante la partita, a partire da un 3-5-2, passando per un 4-2-3-1 per finire con una sorta di 3-4-3. Lo stesso Novellino, nella conferenza stampa post-partita, ha dichiarato come la scelta di uno schieramento a tre centrali (3-5-2/5-3-2 a seconda del possesso) fosse la soluzione migliore per un reparto arretrato in cui due difensori su tre (Tonucci e Martinelli) erano alla prima partita della stagione nel ruolo. Se ci aggiungiamo anche il fatto che il Brescia, per le caratteristiche di Olivera ma soprattutto di Caracciolo, è una squadra che tende a martellare la palla lunga, la superiorità numerica in quella zona di campo è stata una scelta se non obbligata, quantomeno condivisibile.
Il Modena di inizio partita, dunque, si presentava così:
Da notare come la fase di non possesso costringa i laterali (Rubin e Calapai) ad abbassarsi sulla linea dei difensori che comunque mantengono la superiorià numerica in zona centrale.
Da un punto di vista puramente teorico, la scelta di utilizzare Martinelli come terzo centrale di sinistra, comporta un ulteriore vantaggio: si aggiunge un palleggiatore in zona centrale. In una squadra in cui i piedi buoni (vista la quantità di assenti) non abbondano e la manovra deve sempre passare dalla regia di Schiavone, l’aggiunta di difensore in grado di cominciare l’azione consente una fase di uscita della palla più rapida e la possibilità per il sopracitato Schiavone di rimanere più alto sul campo e non dover ogni volta venire a prendere la palla tra i centrali.
Come la vita ci insegna, però, teoria e pratica sono due mondi estremamente lontani, e in questo senso la partita di ieri non fa eccezione: dopo poco più di due minuti, infatti, una bella combinazione sulla fascia destra bresciana manda Zambelli al cross dal fondo, e un’incornata di Caracciolo porta le rondinelle sull’1-0 (trovate gli highlights della partita qui). Tutto da rifare. I piani di Novellino vengono stravolti dopo meno di tre minuti di gioco a causa di un gol evitabilissimo: lo stesso mister campano nel post-partita precisa come l’errore decisivo non sia da attribuire a Marzorati, ma vada piuttosto condiviso tra Martinelli e Rubin, responsabili rispettivamente di aver fatto girare Olivera e crossare Zambelli.
L’avvio shock dei gialloblù spariglia le carte in tavola e convince Novellino al primo dei tre cambi di modulo: si passa al 4-2-3-1. Martinelli viene avanzato sulla linea dei centrocampisti al fianco di Schiavone, ,mentre Osuji e Nizzetto si allargano per supportare Luppi alle spalle di Granoche. A partire circa dal quinto minuto, tra la pioggia e i fumogeni del Braglia, il Modena si presenta così:
Non sono sicuro di quale fosse l’intenzione di Monzon con questo cambio di formazione, ma il risultato che risulta più evidente è un aumento repentino della pressione gialloblu. Il Modena riesce a guadagnare molto campo alzando la linea difensiva di una ventina di metri, e la pressione portata dai giocatori offensivi (i quattro davanti hanno giocato una partita commovente da questo punto di vista) manda completamente in tilt il palleggio del Brescia, che inizia ad affidarsi costantemente al lancio lungo, regalando moltissimi palloni alla difesa canarina. Questa pressione in zone così avanzate di campo favorisce il coinvolgimento dei terzini che iniziano ad appoggiare maggiormente la manovra con le discese di cui questo Modena ha tanto bisogno; è proprio da una di queste situazioni che nasce l’azione manovrata più pericolosa del primo tempo dei gialli: un bel fraseggio tra Osuji (!) e Calapai manda il terzino canarino al cross, su cui nessuno riesce a capitalizzare all’interno dell’area di rigore.
In una squadra nuova, che tiene la linea così alta e che per la prima volta si dispone in questo modo, però, i rischi sono dietro l’angolo ed è proprio in questa situazione che il Brescia ha sul piede di Caracciolo l’occasione che potrebbe portare la partita sul 2-0. In un’azione per molti versi paragonabile a quella del primo gol, infatti, l’airone si trova a tu per tu con Pinsoglio, ma la grande respinta dell’estremo difensore di Moncalieri permette a Granoche e soci di rimanere in partita. Ancora una volta il Modena paga la mancata pressione sul portatore di palla, che in questo caso è Bentivoglio, e la difficoltà a proteggere la profondità anche con giocatori (Caracciolo) che da quel punto di vista non dovrebbero creare problemi.
Anche se il cambio di modulo non sortisce propriamente gli effetti desiderati, la squadra sembra convincersi che l’unico modo per recuperare questa partita è quello di alzare il ritmo della gara, a costo di accettare dei rischi in campo aperto. Siamo quasi alla fine del primo tempo quando l’occasione di Caracciolo e un tiro dal limite dell’area di Zambelli, frutto di una brutta palla persa a metà campo, spaventano Novellino e lo convincono a tornare al 3-5-2, scelta che poi si rivelerà decisiva. Le squadre vanno negli spogliatoi sul punteggio di 1-0, ma il trend della partita è ormai definito.
Il secondo tempo, infatti, si apre con l’ennesima occasione per il Brescia, che ancora una volta con Caracciolo non riesce a capitalizzare una bella imbucata centrale di Olivera (ancora una volta, Pinsoglio semi-miracoloso). Nonostante l’occasione in questione non sia delle più rappresentative a causa della dinamica con cui si è sviluppata (rimpallo fortunato di Olivera sulla trequarti gialloblu), per la terza volta nella partita il Modena evidenzia il problema di coprire la propria profondità, anche quando i metri di campo alle spalle dei difensori non sono molti. Nonostante gli spaventi, però, la pressione dei canarini resta buona per tutta la ripresa, e non si smorza neanche dopo il pareggio su rigore del Diablo Granoche. Vale la pena sottolineare nuovamente come il rigore sia stato procurato dall’avanzata di un terzino (Rubin), situazione dalla quale attualmente il Modena non può prescindere per essere pericoloso.
Un secondo tempo abbastanza noioso corre via tutto sommato tranquillamente, con un Modena che più del Brescia sembra intenzionato a portare a casa il bottino pieno, ma che nonostante ciò non porta grossi pericoli alla porta di Arcari. Negli ultimi minuti, a seguito dell’inserimento di Ferrari, Novellino passa a un 3-4-3 molto pesante (Ferrari e Granoche contemporaneamente), ma la sopraggiunta stanchezza e l’espulsione di Marzorati spengono definitivamente ogni velleità di vittoria, facendo accontentare entrambe le squadre del punticino. L’ultima occasione dei canarini, neanche a dirlo, arriva sui piedi di un terzino, Calapai, che dal limite dell’area calcia largo un pallone che avrebbe fatto esplodere (si fa per dire) lo stadio Braglia.
Che cosa resta dunuqe della partita contro il Brescia e in cosa può rivelarsi utile per il futuro? Il Modena esce dalla sfida di sabato con la consapevolezza che, anche con una squadra decimata, gli undici giocatori che scendono in campo sono preparati e perfettamente calati all’interno del loro ruolo. Una partita nata male, giocata contro un avversario la cui classifica non dice tutta la verità sul valore della squadra, è stata comunque rimessa in piedi con le unghie e con i denti, aggrappandosi a quelle risorse che a questa squadra non mancheranno mai: corsa e duttilità. Il Modena, attualmente, è una squadra che non ha ancora trovato molto equilibrio e che sull’altare di una maggiore trazione offensiva ha concesso delle palle-gol che in altre situazioni non avrebbe mai regalato; attualmente, il campo ci dice che se i gialli vogliono essere pericolosi, devono accettare di scoprirsi più di quanto desiderato e accettare dei rischi che non sono nelle corde della squadra. Con il tempo per lavorare e il recupero di infortunati e squalificati, Novellino potrà plasmare la squadra partendo da una base solida, sapendo che se le cose si mettono male, si può sempre cambiare modulo.