La partenza di Simone Zaza ha lasciato un vuoto non facile da colmare in casa neroverde, e il mercato in ingresso della società di Piazza Risorgimento, limitatamente al parco attaccanti, sembra testimoniare la difficoltà di sostituire un giocatore come l’attaccante lucano. Se da un lato i problemi nella ricerca della nuova punta sono dovuti a questioni economiche -non tanto in termini assoluti, ma nell’ottica di sostenibilità del club, ovvero di riuscire al massimo quanto incassato-, dall’altro non deve essere sottovalutata la problematica di inserire un nuovo elemento (con le sue caratteristiche), in un ruolo importante di un impianto di gioco così definito.
Di giocatori come Zaza, alle cifre che vuole spendere la società neroverde, non ce ne sono tanti: non tanto per il valore complessivo del neo acquisto juventino, quanto per il suo bagaglio di skills molto particolare. Tra tutti i nomi che dall’inizio del mercato sono stati accostati al Sassuolo come prima punta, nessuno ricalca a pieno le caratteristiche di Zaza, semplicemente perchè la combinazione di potenza, velocità, abilità aerea e attacco degli spazi dell’attaccante di Policoro non è roba da tutti i giorni. Questo non significa che senza uno Zaza il Sassuolo non potrà raggiungere il livello dell’anno scorso, ma vuol dire semplicemente che Di Francesco, all’interno della sua idea di gioco, dovrà adattarsi ai nuovi elementi.
Qualche tempo fa avevamo già analizzato i pro e i contro di un giocatore come Duvan Zapata, nome poi sfumato dopo l’inserimento dell’Udinese nella trattativa: lo stesso ragionamento si può benissimo applicare ad altri dei nomi seguiti attualmente dal Sassuolo, quali Paloschi, Hernandez o il seguitissimo Defrel. Ognuno di questi giocatori presenta caratteristiche adatte al gioco neroverde e altre meno applicabili. Paloschi, ad esempio, potrebbe risultare addirittura un upgrade rispetto a Zaza in termini di finalizzazione e attacco alla profondità, ma è un giocatore molto meno pericoloso dell’ex Ascoli lontano dalla porta e nelle protezione del pallone, e mal sopporterebbe probabilmente lo sfiancante lavoro di pressing richiesto da Di Francesco. Inoltre, l’attaccante italiano ex Milan ha sempre dato il meglio di sè quando ha potuto giocare al fianco di un’altra punta vero in un 4-4-2 o in un 4-3-1-2, moduli che EDF non ha mai particolarmente dimostrato di apprezzare. Hernandez è probabilmente il più tecnico tra i giocatori citati, e risolverebbe almeno in parte i difetti nel gioco di posizione del Sassuolo, ma rimarrebbero le difficoltà nella gestione del pressing e della palla lunga. L’uruguaiano inoltre sembra essersi pericolosamente avviato sulla strada dell’eterno incompiuto, anche a causa di numeosissimi problemi fisici.
A mio personalissimo avviso quello di Defrel è il nome più intrigante: le differenze di caratteristiche tra lui e Zaza sono evidenti, ma tra i nomi che circolano il suo è quello che meglio può surrogare la “totalità” (cioè la capacità di fare molte cose diverse) del gioco di Zaza. Defrel nasce come esterno di fascia veloce e abile nel dribbling, ma a partire dalla scorsa travagliata stagione di Cesena, ha incominciato a mettere in mostra molte di quelle doti tipicamente associate agli attaccanti. Con i romagnoli ha messo a segno un buon bottino di 9 reti in 34 partite, con un’ottima precisione al tiro (60% dei tiri nello specchio), e una buona capacità di produrre gioco per i compagni (5 assist e 33 occasioni da gol create). A Cesena ha giocato sia come esterno in un 4-3-3 (che, ad onor del vero, spesso lo vedeva ripiegare sulla linea del centrocampo) che come seconda punta in un 3-5-2, dove ha spesso affiancato il gigante Djuric. Defrel è un giocatore estremamente dinamico e non dovrebbe avere problemi a supportare la mole di lavoro richiesta da Di Francesco: inoltre aggiungerebbe un contropiedista puro a una squadra che fa già delle transizioni rapide uno dei suoi punti di forza. Posto che non sarà mai ai livelli di Zaza in termini di presenza aerea e protezione della palla, il più grosso scoglio che Defrel dovrà eventualmente affrontare sarà quello di giocare maggiormente senza il pallone. Nel Cesena, una squadra tecnicamente povera e con poche soluzioni, il francese vedeva quasi sempre recapitarsi la palla sui piedi e per questo non ha mai avuto bisogno di imparare a gestire gli spazi. Nel Sassuolo di Di Francesco la prima punta tocca poco il pallone, ma si muove molto senza.
A prescindere da chi sarà il nuovo attaccante neroverde, Di Francesco e il suo staff tecnico dovranno essere abili nell’inserire un nuovo elemento in un sistema molto oliato, mettendolo nelle condizioni di massimizzare i propri pregi e nascondere quanto più possibile i propri difetti. I ifosi neroverdi sanno che l’anno prossimo non ci sarà Zaza, ma non per questo c’è motivo di disperarsi.