Devo dire che mi dispiace un po’ che questa mia rubrica sui mondiali brasiliani sia giunta al termine. La kermesse di Rio de Janeiro mi ha tenuto (ci ha tenuto) compagnia in queste notti di un’estate che tarda a farsi viva e certamente mi mancherà. Come mancherà a tutti quanti si sono appassionati ad un Mondiale non straordinario sul piano tecnico ma certamente spettacolare e divertente. Ha vinto, come da molti pronostici, la solida e positiva Germania. Avrebbero potuto vincere anche l’Argentina o l’Olanda, che torna in patria terza ma imbattuta. Non c’é stata la grande squadra e non ci sono state neppure grandi stelle, eppure questi mondiali hanno suscitato un grandissimo interesse. La spettacolarità degli stadi, i colori dei tifosi, la correttezza generale e l’equilibrio delle partite hanno coinvolto gli spettatori. Ci sono state sorprese negative: Brasile, Spagna, Italia, Inghilterra e Uruguay non hanno rispettato le attese e chi più (Italia in testa) e chi meno hanno clamorosamente deluso. Ma ci sono state anche piacevoli sorprese veramente inattese: il Costarica che torna in patria accolta con tutti gli onori orgogliosa della sua imbattibilità, la spettacolare Colombia di Quadrado e James Rodriguez, la tosta Algeria. Nel limbo, né bene né male, le tanto attese Belgio e Svizzera. Ha vinto, dicevo, la Germania ed è giusto cosi perchè la Germania è apparsa da subito la più solida, la più compatta, la più armonica. Basata in massima parte sui giocatori di Bayern e Borussia Dortmund la Germania ha mostrato un’intesa di gioco superiore a quella delle altre squadre. Ci sta il secondo posto dell’Argentina di un grande Messi cui è mancato solo l’acuto finale per consacrarsi definitivamente una delle più grandi stelle di sempre. Ci sta il terzo posto di un’Olanda che finisce imbattuta, guidata magistralmente in panchina dal mago Van Gaal ed in campo da uno stupendo Robben. Tutto secondo pronostico, alla fin fine, con le squadre più solide e regolari a dividersi i primi tre posti.
Finisco questo mio ultimo editoriale ringraziando i lettori che mi hanno seguito numerosissimi e lanciando così, quasi per gioco, una provocazione che possa inevitabilmente far discutere. Dagli anni ’50 in avanti ho visto tutti i campionati del mondo e ho visto campioni immensi. Ecco: vorrei proporre la mia formazione ideale di tutti i tempi, certo di trovare favorevoli e contrari. Ma questo è il bello del gioco del calcio, ognuno può dire la sua e ognuno può pensare di avere la ragione assoluta.
E allora proviamoci : Yashin, il grande ragno nero della Russia che ipnotizzava gli attaccanti avversari, in porta; Djalma e Nilton Santos terzini, due stupendi brasiliani dalla tecnica raffinatissima che tranquillamente avrebbero potuto giocare anche da centrocampisti; Varela l’imponente stopper dell’Uruguay del 1950 e Beckenbauer, l’elegante kaiser della Germania, coppia centrale di difesa; a centrocampo il nostro Tardelli, mediano tecnico ed elegante con Gerson grandissimo brasiliano dei verdeoro del 1970 e l’ineguagliabile Diego Maradona alle mezze ali; in attacco da destra Garrincha, l’ala brasiliana dalla finta sempre uguale ma assolutamente imprendibile, Di Stefano centravanti, il più grande ed il più completo calciatore di tutti i tempi, la mitica “saeta rubia”, vincitore in carriera di 8 campionati di Spagna, di 5 Coppe dei Campioni e di 2 Palloni d’Oro, ed infine all’ala sinistra Gigi Riva, “rombo di tuono”, l’attaccante dalla potenza devastante e dal tiro inesorabile.
Eccoli i miei super undici: Jaschin, Djalma Santos, Nilton Santos, Tardelli, Varela, Beckenbauer, Garrincha, Gerson, Di Stefano, Maradona, Riva. Vi piace? A voi lettori il giudizio finale: siete d’accordo o no? Un abbraccio e un saluto.
Paolo Borea