Nella cultura sportiva americana c’è una bellissima espressione (non completamente traducibile) che sembra coniata apposto per descrivere le difficoltà della squadra neroverde di gestire i finali di partita: growing pains. Con queste due semplici parole – che letteralmente si possono tradurre proprio come dolori di crescita– negli Stati Uniti si intende quella serie di passaggi, sia fisici che mentali, dolorosi ma necessari, attraverso cui una squadra o un singolo atleta devono passare per raggiungere i massimi livelli.
I tifosi neroverdi sanno bene a cosa mi riferisco: sono ormai sette, infatti, i punti persi dal Sassuolo a causa di una sbagliata gestione degli ultimi minuti delle partite (2 a Roma, 2 col Cesena, 1 a Palermo e 2 ieri a Genova) a fronte dei soli due punti conquistati nelle medesime condizioni (contro il Torino). Se in parte questi dati possono essere frutto del caso o di cause al di fuori del controllo dei ragazzi di Di Francesco, dall’altro indicano certamente una tendenza che deve cambiare per il bene del Sassuolo (e delle coronarie dei suoi tifosi). A mio avviso, la domanda da porsi a questo punto è la seguente: è lecito attendersi di più? Si può chiedere a una squadra con così poca esperienza ad alti livelli di “ammazzare le partite” come se fosse una grande? Non credo.
Quella di Di Francesco è una squadra “giovane”, calcisticamente parlando, nonostante un’età media tra le più alte della categoria (ad onor del vero il dato dell’età è pompato da molti giocatori esperti che però non giocano troppi minuti). Molti dei giocatori cardine dell’undici titolare -vedi Zaza, Berardi, Vrsaljko, Sansone e Taider- non arrivano a 25 anni e, a parte il solo Cannavaro, anche i giocatori più “anziani” non hanno moltissime esperienza nelle zone alte della classifica. Per una squadra di questo tipo è più che normale, quasi fisiologico, attendersi qualche errore di inesperienza, di malizia quando il cronometro segna gli ultimi minuti e il pallone diventa più difficile da gestire e gli avversari si giocano il tutto per tutto.
Per questo motivo ritengo che i tifosi neroverdi non debbano vivere la situazione attuale come una sorta di psicodramma analitico junghiano, bensì come passaggio necessario alla crescita di una squadra talentuosa ma inesperta.
Certo, questo non significa che i giocatori e la squadra debbano sentirsi autorizzati a buttare via dei punti ( lo stesso Di Francesco si è espresso molto chiaramente a riguardo); una cosa è venire rimontati di due gol a Roma, con delle decisioni arbitrali discutibili e contro la seconda miglior squadra d’Italia, un’altra è concedere un rigore ingenuo all’ultimo minuto contro una squadra, il Genoa, buona ma nulla di più. Significa semplicemente che, poste le attuali condizioni, è “giusto” che i tifosi neroverdi portino un pò più di pazienza e accettino qualche risultato che non li soddisfa completamente.
Dopo diciannove partite, un intero girone, il Sassuolo ha raccolto 25 punti e si colloca all’undicesima posizione della graduatoria, a soli tre punti dalla zona Europa League. A inizio stagione, neanche il più ottimista tra i tifosi neroverdi avrebbe dipinto uno scenario così roseo al termine del girone d’andata, e per questo non si possono che fare i complimenti alla società e ai ragazzi. Puntare in alto va sempre bene, ma per farlo bisogna avere pazienza.