Lui dice che le piccole realtà sono il male del calcio ma scopriamo da un articolo della repubblica chi è lui e se è lui che può rappresentare il bene del calcio
di Paolo Boccacci
ROMA – Duro, è un duro. Occhialetti dorati, magro, capelli brizzolati, di lui non c’era una foto nemmeno a pagarla oro. Eppure da anni era il “re delle pulizie”. Un re di denari. Asl, ospedali, banche, ferrovie, uffici pubbliche, i palazzoni che svettano sulla Colombo e alla Pisana della Regione Lazio, quelli della Provincia. Le gare d’appalto le ha sempre vinte lui. Tutte, o quasi. Lasciava le briciole, dai tempi dei regni democristiani e socialisti degli anni Ottanta e Novanta fino a quelli del centrosinistra e del governatore Storace. Un caterpillar.
Polemiche, accuse, qualche incidente di percorso giudiziario ai tempi di Mani Pulite, ma lui, Claudio Lotito, 47 anni, quattro imprese di pulizie che hanno ramazzato mezza Roma, dalla storica Snam Lazio Sud, alla Linda, l’Aurora, la Bonadea, non si è mai scollato dal trono. Anzi, da vero duro, brandendo la picozza nella mega villa da 1600 metri quadrati di Cortina, affacciata sulle montagne, in classiche braghette alla zuava, scarponi da roccia e cinque telefonini d’ordinanza in tasca, annuncia il suo motto: «Le scommesse? E’ quel che so fare meglio, mi intrigano, le ho vinte tutte, anzi quasi tutte».
Duro? Durissimo. E dice di essere anche guidato dall’alto. Insomma con buone referenze da parte del padreterno. «Vengo da una famiglia molto religiosa: qui in tasca ho il vangelo e il rosario. Li porto sempre con me. Quel che ho fatto l’ho costruito con le mie mani, ma è stata la divina provvidenza a mettermi sulla strada giusta». Non siete ancora convinti? Eccone un’altra del Lotito-pensiero. La Lazio affronta una sfida difficile in supercoppa? E lui: «Anche gli eserciti invincibili spesso soccombono di fronte a coloro che hanno la determinazione di non subire. Come Napoleone o Hitler nella campagna di Russia. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbero stati ricacciati grazie a implacabili marcature a uomo?».
Ma come ha fatto il signor Claudio Lotito, nato a Roma nel 1958, un padre dirigente delle forze dell’ordine, di origini umbre, la mamma di San Lorenzo di Amatrice, a scalare il mondo degli imprenditori capitolini, come le montagne di Cortina con picozza affilata, e a firmare alle 20,45 del 19 luglio del 2004 un assegno di 21 milioni di euro, con cui è diventato maggior azionista e presidente della Lazio, salvando 104 anni di onorata storia calcistica in biancoceleste?
Ha iniziato con le pulizie? Macché. Lui, lo stakanovista Claudio, l’uomo capace di lavorare “venti ore su ventiquattro”, sperando di fare un pisolino nelle rimanenti, comincia sui banchi di scuola, in un liceo romano. Sentite come lo racconta: «A scuola la classe mi si è rivoltata contro perché studiavo troppo. Ma a me piaceva. E sono stato poi io a vincere la borsa di studio come migliore studente dei licei classici del centrosud, mica loro». Simpatico? Beh, diciamo un po’ pignolo, un “ghe pensi mi” in salsa romana. «La casa a Cortina? Mi sono occupato di tutto io. Ho scelto le piastrelle dei bagni, ora vado dal tappezziere e scelgo anche le stoffe. A mia moglie la consegnerò chiavi in mano alla fine di novembre. Io sono fatto così. Sono stato sempre fatto così».
Tanto fatto così, che, dopo aver fondato nel 1987 la “madre di tutte le imprese di pulizie”, la Snam, dalle versioni latine è passato agli affari e ha cominciato a vincere appalti come un treno. I maligni, verdi, diessini, rifondazione, che gli hanno fatto le bucce e hanno presentato esposti, dicono che è proprio difficile vincere tutto, ma proprio tutto, anche se si è un mago nelle traduzioni dal Latino. E puntano il dito sulle buone entrature, magari nell’ufficio dell’amico governatore Francesco Storace.
Storace ribatte candido: «Il momento di maggiore espansione del fatturato del gruppo Lotito con le aziende della Regione è tra il ?95 e il 2000, quando governava il centrosinistra. Non dubito che fossero regolari anche le gare dell’epoca».
Intanto Lotito il duro va dritto per la sua strada. «Sono i soliti che ce l’hanno con la Lazio – dice – Valuterò se querelarli. Sono tutte accuse politiche, io faccio l¿imprenditore». E in realtà il mestiere lo conosce bene. Dal suo quartier generale in una splendida villa dell’Appia Antica, ora controlla un vero e proprio impero. Seimila dipendenti, un business da 50 milioni di euro l’anno. E, oltre alle imprese di pulizia, un istituto di vigilanza, il Roman Junior Security, che alla Regione Lazio va per la maggiore e che fa portare sullo stemma delle sue guardie un bell’aquilotto biancazzurro.
Non solo. C’è un¿impresa di termogestione, società nel settore delle costruzioni e un altro grande colpo, annunciato dalle Ferrovie nel progetto Centocittà: l’assegnazione ad altre sue società, la Coopservice Scarl e Gasoltermica, dell’appalto per due anni, rinnovabile a cinque, del cosiddetto lotto L, ovvero della manutenzione e pulizia di 35 scali ferrovieri del centro Sud Italia.
Ed ora? Punta anche sull¿edilizia. Genero di Gianni Mezzaroma, storico costruttore romano, di cui ha sposato la figlia Cristina, adesso vuol mettere all¿incasso quei 500 ettari che ha comprato sulla Tiberina. E a un certo punto delle trattative, quando l¿amico Previti e l’amico Storace gli telefonavano per spingerlo a firmare quel maledetto assegno e a salvare la Lazio dal burrone del crac finanziario («Mica mi vorrai far perdere lo spettacolo del derby» lo implorava il giallorosso sfegatato Francesco), faceva arrivare in Campidoglio il progetto per una Cittadella dello Sport in biancazzurro da costruire proprio su quei pratoni dorati della Tiberina.
Poi ha comprato il 32 per cento delle azioni della Lazio Spa, ma dovrebbe arrivare al 50 per cento entro l’autunno rilevando anche la partecipazione di Capitalia.
Baciato, abbracciato, avvolto dalle bandiere e dalle sciarpe biancocelesti, al momento dell’acquisto ha gridato “Forza Lazio” e ha messo anche l’inno della squadra come suoneria del suo cellulare più segreto. “Una squadra di calcio? E’ come un¿impresa” dice “Va gestita da manager”. E poi: «Sono pronto per portare avanti questa sfida, la condizione economica del club non è semplice, ma io ci sono e spero di riuscire a risolverla. Certamente in questa scelta sono anche stato spinto dal fatto di essere un tifoso laziale. È il più bel giorno della mia vita da imprenditore». Buon vento presidente Lotito.