Gianluca Grassi del Guerrin Sportivo, ci ha fornito l’intervista realizzata ad Andrea Schiavone. Il giovane talento scuola Juve, ha raccontato tutto di sé, a partire dal passato a Siena, arrivando fino al presente con il Modena. Obiettivo per il futuro, partecipare all’Europeo Under 21 con la maglia azzurra. Di seguito l’intervista.
Cresciuto nella Juve, sei stato paragonato a Marchisio, De Rossi e Pirlo, Alex Ferguson vedeva in te addirittura il nuovo Roy Keane.
“Certi paragoni lasciano il tempo che trovano, non sarò mai all’altezza di campioni che ritengo inarrivabili”.
Tuttavia c’è chi vede in te la versione aggiornata di Pirlo. Quanto è lontano dal vero un giudizio come questo?
“Uno come Pirlo nasce ogni cento anni. Magari posso avvicinarmi a lui come tipologia di giocatore, ma ho caratteristiche più delineate: sono un play basso, imposto e faccio filtro davanti alla difesa, mentre lui ha iniziato da vertice alto, arrivando a giocare nella posizione attuale solo con il passare degli anni”.
Escludiamo Pirlo per manifesta superiorità. Qual è, allora, il modello più proponibile?
“Pensando a giocatori meno blasonati, dico Cigarini. Uno che in ogni caso ha talento: vede il gioco, ha buone qualità tecniche. E ha maturato esperienza anche ad alto livello”.
E allargando il discorso al campo internazionale?
“Mi vedo nel modello Barcellona. Penso a Xavi e Iniesta, centrocampisti che compensano con il fraseggio i limiti della prestanza fisica”.
Vada per il talento. Da solo, però, può non bastare. Che altro serve?
“Servono impegno, umiltà e soprattutto testa. Nel senso che bisogna avere la coscienza di ciò che si è e di ciò che si vuole”.
Nel tuo caso?
“Ho preso subito atto dei miei limiti. Mi ha poi aiutato il fatto di avere sempre anticipato i tempi nei salti di categoria. Affrontando ragazzi più grandi di me ho curato maggiormente il potenziamento muscolare: il lavoro mirato in palestra mi ha consentito alla fine di colmare il gap e di giocarmela alla pari”.
Fino a che punto ha inciso nella tua carriera la targa-Juve che ti accompagna?
“Non è questione di targa, ma di scuola. Uno stile che ti forma e ti accompagna dentro e fuori dal campo. In bianconero ho fatto tutta la trafila, dai primi calci alla Primavera, tredici stagioni complessive. Era la maglia che sognavo fin da bambino: quando l’ho indossata ho provato una delle gioie più intense della mia vita”.
E oggi, da adulto cosa rappresenta per te la Juve?
“Sempre un sogno, ma chiuso nel cassetto. Per abitudine mi concentro sulla realtà. E la mia realtà, adesso, si chiama Modena”.
Scelta casuale o mirata?
“Mi ha convinto lo spazio garantito ai giovani. Sia Caliendo che Taibi si sono dimostrati coerenti. Ci sono società che ripiegano sulla linea verde solo in emergenza o che comunque ti concedono minutaggio molto limitato. Novellino, invece, ci crede davvero”.
Che cosa ti sta dando, in concreto, Modena?
“La possibilità di esprimermi in tranquillità. E’ cresciuta l’autostima, non temo di rischiare la giocata, sono più propositivo. E anche il gruppo progressivamente si sta amalgamando. Resta solo il rammarico di non aver raccolto in questi primi due mesi e mezzo quello che avremmo meritato”.
Di chi la colpa?
“Tra partite finite in dieci, errori arbitrali e amnesie nostre, abbiamo lasciato per strada qualche punto di troppo. Vogliamo di più, la squadra vale una posizione di classifica decisamente migliore. Ma niente calcoli: il cammino di B è lungo e solo a primavera si potrà capire se l’obiettivo playoff è davvero alla nostra portata. Noi ci crediamo, questo è sicuro”.
Serviranno anche i tuoi gol, pochi ma sempre spettacolari.
“Nelle giovanili mi capitava di segnare più spesso, ma da fuori area e su calcio piazzato so ancora rendermi pericoloso. Quest’anno sono andato a segno contro lo Spezia e in Coppa Italia con il Palermo, appena mi capita l’occasione giusta ci provo”.
Un passo indietro, parliamo di Siena. Esperienza con risvolti solo negativi?
“Amarezza per come si è conclusa la vicenda, ma ricordi molto belli. Ho imparato tante cose, anche a livello comportamentale. Sono stato a contatto con professionisti veri e con un tecnico eccezionale come Beretta. Altri giovani come me, da Spinazzola a Rosseti, sarebbero rimasti volentieri. Beretta mi aveva proposto di seguirlo a Latina. Sono stato a lungo indeciso, poi ho scelto Modena perchè volevo fare un’esperienza nuova”.
L’ultimo mese è stato un vero calvario.
“Comincamo dalla cancellazione del ritiro prepartita. Inizialmente un segnale di protesta da parte nostra: era fine aprile, l’ultimo stipendio l’avevamo preso a dicembre. Poi è diventata una necessità della società, per risparmiare. E anche prima, quando si giocava in casa, non siamo mai andati in ritiro la sera precedente la gara: il ritrovo era alla domenica mattina in hotel per la colazione e insieme si raggiungeva lo stadio. Alla fine, invece, ognuno pranzava a casa propria e andava direttamente al campo, come si fa nei dilettanti. Situazione anomala, che però ha avuto il merito di unire ancora di più il gruppo. Facendoci capire che, come in qualsiasi altro lavoro, la pagnotta bisogna sudarsela”.
Uno sguardo adesso al futuro. E alla possibilità di partecipare alla fase finale dell’Europeo Under 21 che si disputerà il prossimo giugno.
“Nel finale della scorsa stagione, a sorpresa, è arrivata la prima convocazione per un test con Montenegro. So di essere sotto osservazione, ma so pure di avere davanti a me giocatori più esperti e più pronti a livello internazionale. Devo migliorare in fretta per entrare stabilmente nel giro azzurro. Con molti ragazzi del ’93 abbiamo fatto un percorso comune nelle varie Nazionali giovanili e sarebbe bello ritrovarsi per dare la caccia al titolo europeo”.
Con Di Biagio vi siete già frequentati nell’Under 20
“L’ho avuto per un anno, quindi so come lavora e come prepara le partite. Contro la Serbia e la Slovacchia abbiamo sofferto, ma siamo sempre riusciti a venirne fuori. La qualificazione non ci basta, da troppi anni non si vince qualcosa di importante”.
Cosa chiedi, in definitiva, a questa stagione?
“La continuità. A Modena ho a disposizione una possibilità importante e non voglio sprecarla. Sono partito bene, ho fatto vedere cose discrete, ma siamo solo all’inizio. Ecco, mi piacerebbe che a giugno tutti sapessero chi è davvero Andrea Schiavone”.