Giulia Vecchi, capitano della Pgs Smile Femminile, è stata intervistata da Tommaso Turci per la “Gazzetta di Modena” e ha parlato di calcio femminile e non solo.
“#Cuorepigi” è il tag per rimanere al passo coi tempi. È il motto di squadra, il grido di battaglia, quello spirito di sacrificio che accomuna le ragazze della PGS Smile prima di ogni partita. Proprio così, perché oltre al calcio infangato dal business e dagli scandali che viviamo quotidianamente, c’è una realtà, o meglio uno sport, tutto da scoprire. Negli Stati Uniti è conosciuto come “Women’s soccer” ed è sport nazionale, in Italia invece si chiama semplicemente “calcio femminile”, e da anni sta cercando la propria identità. In pochi sanno che le società rosa nella nostra penisola sono tante, “come se il calcio fosse solo roba per maschietti!”, esclama abbozzando un sorriso Giulia Vecchi, il capitano della squadra di calcio formiginese. Ventidue anni appena compiuti ed una fascia al braccio che è sinonimo di responsabilità, perché Giulia non ha solo “piedi buoni” da regista, ma possiede anche valori umani riconosciuti dal resto del gruppo. Lo si capisce da come parla che è una donna dalla personalità forte, e soprattutto con la testa sulle spalle:
Giulia, da dove nasce la tua passione per il calcio?
«L’amore per il pallone è innato. Mio fratello Filippo (gioca nel Cittadella Vis San Paolo ndr) ci ha messo del suo per farmi innamorare, ma penso di essere “calciofila” da sempre».
E le tue coetanee che praticano altri sport cosa pensano?
«Sinceramente non mi pongo il problema, per me giocare a calcio è sempre stata una cosa normale. È vero: mi sento come la “pecora nera” dato che tutte le mie amiche praticano pallavolo o altri sport di squadra, però non mi sento giudicata. Coi ragazzi poi, ho sempre avuto il mio appeal…».
Appunto: “Il calcio é uno sport per uomini”, non é ora di andare oltre il pregiudizio? «Sì, assolutamente. La considerazione del calcio femminile nel nostro paese è quasi inesistente, non solo nelle categorie inferiori, ma anche in Serie A. Gli Usa hanno appena vinto i Mondiali di calcio femminile: avete visto quanto hanno festeggiato? È la mentalità del nostro paese ad essere sbagliata».
Eppure qualcosa è cambiato negli ultimi anni?
«Andiamo avanti a piccoli passi, ma bisogna cominciare dal basso. I nostri amici e le persone legate alla PGS Smile ci vengono spesso a vedere per darci il loro sostegno; in molti si sono innamorati della nostra squadra perché regaliamo emozioni. Esattamente come nel calcio maschile».
Perché un genitore è scettico nel mandare la propria figlia in una scuola calcio?
«Ho iniziato a tirare i primi calci a 13 anni. Ogni estate chiedevo ai miei genitori “Posso giocare a pallone?” e loro sistematicamente rispondevano “No, diventerai un maschiaccio!”. Mia mamma ancora oggi spera che io smetta di giocare (ride, ndr), ma non sa che il calcio mi ha fatto crescere prima di tutto come donna».
Cosa può insegnare il “calcio rosa” a quello maschile?
«Le donne giocano solo ed esclusivamente per passione, visto che gli uomini a volte sono guidati anche dall’aspetto economico. Io farei davvero fatica a lasciare questa squadra, le ragazze sono fantastiche, usciamo a cena e siamo un grande gruppo».
E se arrivasse una chiamata dalla Serie A?
«Andrei di corsa! Un’occasione così quando mi ricapita? Il calcio non mi darà mai da mangiare, ma pensare di giocare a certi livelli mi affascina».
Sei il capitano perché sei tra le ragazze più brave, ma anche una guida morale per il gruppo, responsabilità?
«Tante. Rispetto al primo anno le cose sono cambiate parecchio. Ho capito che il capitano deve essere un punto di riferimento non solo in campo, ma anche fuori. Cerco di non essere troppo “pesante” con le mie compagne, ma mi rendo conto che quando ci alleniamo male, sono la prima a spronare le altre».
Di recente sei stata selezionata nella Rappresentativa Regionale, che esperienza è stata?
«Indimenticabile. L’unica ragazza che conoscevo era Giorgia Ottani, mia compagna alla PGS Smile. Qui ho trovato un gruppo di persone disponibili che mi hanno trasmesso tanto. Prendete Giulia Merigo ad esempio, capitano della Rappresentativa (il prossimo anno andrà a giocare al Milan, ndr), ecco, lei è un vero e proprio esempio da seguire».
Chi è Giulia Vecchi fuori dal campo?
«Una ragazza semplice: timida e solare al contempo. Studio economia e sono fidanzata con Fabio; nel tempo libero adoro ascoltare la musica».
Cosa ti senti di dire ad una ragazza che vorrebbe cominciare a giocare, ma ha paura di essere giudicata?
«L’idea che un ragazza adolescente possa calcare il rettangolo verde con tacchetti e parastinchi deve diventare una cosa normale, alle future calciatrici direi: “Seguite il vostro cuore e scendete in campo”».
Due anni fa la PGS Smile è arrivata ultima in Serie D, mentre nell’ultima stagione ha raggiunto la quarta posizione. Qual è l’obiettivo del prossimo campionato?
«Neanche da chiedere: la Serie C! Il nostro allenatore ripete sempre che ci manca un po’ di malizia. Mettiamo il “Cuore Pigi”, ma non siamo “cattive” al punto giusto. Questa stagione è quella giusta, siamo pronte per il salto».