È un’analisi lucida, diretta e come sempre gli accade di fare, fuori dai clichè della retorica, quella del Segretario Pd di Modena Andrea Bortolamasi. Ecco il post integrale “Voglio trovare un senso a questa sera (ieri sera, per la precisione).”
Diceva il Divino Julio (per i non modenesi, che sicuramente mi leggono, Julio Velasco, uno che a Modena conta circa come San Geminiano) chi vince festeggia, chi perde spiega.
Modena, ieri sera, ha vinto.
Abbiamo aperto casa nostra, a 220.000 persone, con un gigantesco, “Benvenuti, questa è anche casa vostra”.
Abbiamo aperto casa nostra, a 220.000 persone, per una festa, di musica, suoni, colori.
O forse erano di più, di 220.000?
Leggevo qualche tempo fa che i concerti e i festival musicali sono una delle ultime (se non l’ultima) esperienza di popolo, fatta di uomini e donne coordinate tra loro da una passione.
Se per strada o al supermercato – ad esempio – camminiamo nervosamente tra la gente, ci detestiamo cordialmente, chini sui nostri smartphone nei concerti e nei festival, invece, ci strusciamo, ci spingiamo, con migliaia di sconosciuti.
Una forma – in un riflusso ormai generalizzato di attivismo e partecipazione – di organizzazione sociale.
Ecco, allora, anche per questo aver ospitato il più grande concerto di un singolo artista, una roba da guinnes dei primati – che a noi, gente di provincia, ci piace poi anche – mi riempie di orgoglio.
A Modena – intendo alla città – bisogna voler bene, perchè se lei vuoi bene lei, poi, quel bene, te lo rida tutto indietro e anche di più.
Oggi, almeno oggi, siamo orgogliosi di esser modenesi, di appartenere prima che ad una città ad una comunità.
Negli ultimi mesi, sul concerto, è stato detto di tutto, ha occupato il dibattito pubblico, in tutte le sue forme (ne so qualcosa, purtroppo..o per fortuna, visto come è andata).
C’era chi attaccava l’Amministrazione per aver messo in secondo piano gli interessi della città, rispetto agli interessi delle multinazionali organizzatrici dell’evento (questo sporco Capitale, prima o poi, lo rovesceremo).
C’era chi “Si, Vasco, però 230.000, a Modena siamo in 185.000 e il traffico? E i caselli autostradali? Vogliono gestire l’ingestibile?”
C’era chi “Sì un concerto dopo quello che è successo a Manchester, ma sono matti?”
E poi, c’era chi, invece, Avia Pervia; che come ha ricordato nel suo bellissimo discorso d’insediamento come consigliere comunale, Fabio, è il motto di Modena.
Vuol dire rendere accessibile quello che è inaccessibile, semplice quello che è complesso.
Grazie, Modena.
P.s. Allego tre immagini, la prima è Via Emilia Centro, dopo il passaggio degli Unni, la seconda è un barbaro alle porte che fotografa la Ghirlandina – credo prima di abbatterla – la terza è Piazza Grande, dopo il passaggio, non degli Unni ma degli Hooligan inglesi, che si vede si sono persi dopo Italia’90.
Le foto sono state scattate ieri (il barbaro) e questa mattina.
P.p.s. Mi auguro una cosa: che dopo un evento del genere, si possa aprire una bella riflessione su parchi, concerti, e affini: secondo me, la città, dopo ModenaPark, se lo merita. n
Modena Park – Il post del Segretario Pd Bortolamasi, la sua analisi e la sua ironia mai volgare
Effettua il login per partecipare all discussione